Home Festival di Sanremo Ghemon a Sanremo 2021 con Momento perfetto: “Credo sia un brano molto realista”. E il 19 marzo esce l’album

Ghemon a Sanremo 2021 con Momento perfetto: “Credo sia un brano molto realista”. E il 19 marzo esce l’album

Ghemon in gara al Festival di Sanremo 2021 con Momento Perfetto. E il 19 marzo esce l’album “E vissero feriti e contenti”

26 Febbraio 2021 13:05

Ghemon sarà in gara al Festival di Sanremo 2021 con il brano “Momento perfetto“.

Inoltre, venerdì 19 marzo, esce “E vissero feriti e contenti”, il suo nuovo progetto discografico. E’ possibile il preorder di CD, LP nero e della versione LP rossa autografata. Nell’album sarà presente anche “Momento Perfetto”, brano con il quale l’artista parteciperà alla 71° edizione del Festival di Sanremo nella categoria Campioni.

L’album segna l’inizio di una nuova fase del percorso musicale dell’artista, il quale esprime la sua voglia di vivere al meglio il presente e aprirsi alla vita, in tutte le sue sfaccettature.

L’ultimo progetto discografico di Ghemon, “Scritto nelle stelle”, pubblicato il 24 aprile 2020, ha debuttato alla #2 della classifica FIMI degli album più venduti e alla #1 di quella dei vinili. Il 6 novembre 2020 è stato estratto dall’album il singolo “Inguaribile e romantico”, rivisitato in forma di duetto insieme a Malika Ayane.

Ghemon ha incontrato la stampa in conferenza stampa per la presenza del brano sanremese e del nuovo disco. Ecco le dichiarazioni.

Come ha trascorso questo anno difficile? “Intenso da un sacco di punti di vista. L’ho vissuto anche io “a ondate”. Ho dovuto capire cosa stava succedendo intorno. Inizialmente mi sentivo bloccato ad osservare. Poi c’è stata la fase di reazione, aggiustamento e voglia di vivere, sinceramente. Nonostante avessi appena scritto un disco, non mi sentivo consumato ma avevo un sacco di voglia di fare musica. E’ venuto fuori un altro disco fatto per voglia, con grande desiderio. Quando hai appena finito un album, puoi non avere energie. Non ci sono stati i concerti a ricaricarti le pile… Non sono sicuro che questo album ci sarebbe stato se la situazione fosse stata normale. Non avrei potuto chiudermi in studio e concentrarmi sulla musica. Ho fatto solo quello”

Copertina del disco con il gatto: “Affronto i look come fossero fasi della mia vita. Il gatto è simbolico perché mi piacciono gli elementi surreali. Voglio che ti fai una domanda: era un gatto buonissimo, Jamie, qui in una posizione rampante. Come mi sento io, lo dico con leggerezza. E’ il settimo mio album e i gatti hanno sette vite. Era simbolica la scelta”.

Incipit fiabesco di questo disco, E tutti vissero feriti e contenti: “Spesso nei dischi uso la prima persona ma la musica è un dialogo, ha bisogno sempre dell’altro capo. E’ comunicazione, nel senso ampio. Le mie canzoni esistono perché sono figlie della mia esperienza. Se non fossi un ascoltatore non potrei scrivere. Quando scrivo un disco che si intitola così, penso alla mia esperienza ma mi guardo attorno, vedo la mia generazione e capisco che crescendo si prendono e si danno delle botte. La vita è questa. Lo si può dire lamentandosi ma anche con il sorriso sulle labbra. La fine di una fiaba e l’inizio di qualcos’altro”

La traccia “Infinito” del disco: Ho cercato di mettere l’occhio sulle sensazione quotidiane. Prima ero un po’ Pascoli, oggi devo guardare quello che ho vicino. Come posso dare ritmo, melodia e poesia a cose che mi succedono in casa. La mia fidanzata che fa confusione tra Star Wars e Star Trek. Avere un approccio più immediato alle idea mettendo una cifra di me stesso che non ero riuscito a dimostrare, la parte ironica e divertita che guarda con spirito alla vita.

Approcci a nuovi confini di sound nel disco di Ghemon: C’è sempre una latenza tra Gianluca ascoltatore e Ghemon artista. Come l’house, il reggae, cose che mastico come ascoltatore. Fino a quando non le sento entrate sottopelle, non lo faccio. Il risultato, poi, voglio che parli ancora di me dopo anni e anni. Cerco di fare cose che possano resistere al test del tempo. E mi diverto. Lo devo alla mia curiosità. Quando mi sono approcciato al rap, aprivi il booklet dei Cd “Contiene un sample di Stevie Wonder”. Io volevo sentire il disco, mi ha aperto il mondo di un sacco di musica bella che magari non avrei ascoltato, sono cresciuto con un’apertura. Pino Daniele ed Elio e le storie Tese sono stati i miei artisti preferiti. E anche Lucio Dalla. La riconoscibilità e l’unicità è quella a cui ho sempre puntata. Inizialmente era difficile incasellarmi ma ambisco a fare una cosa a parte.

Clima a Sanremo 2021: Il mio primo impatto qualche anno fa, quando sono stato ospite di Diodato e Roy Paci, una ragazza mi è venuta incontro e mi ha detto “Sei bravissimo, voto per te dalla prima settimana”. Ci manca anche questa parte di folklore. L’emozione di salire sul palco è lo stesso, mi spiace che non ci sia il pubblico ma non è la prima volta che ho cantato davanti a un posto vuoto (ride). L’ho già visto in altre fasi della mia carriera. L’emozione e la gioia sono comunque grandi.

Concerti da remoto, a pagamento? Oppure attendere in sicurezza le date dal vivo? Mia madre mi sentiva al telefono tutti i giorni. Se non ci fosse stato quest’anno, non avrebbe scoperto come utilizzare Zoom e Skype. Questo per dire che questa cosa ci ha offerto delle possibilità. Penso che, da spettatore, ho sempre amato concerti che fossero uno spettacolo. Comunque, per me, i live sono dal vivo e una cosa irripetibile. Ma questa situazione ci ha permesso di utilizzare la tecnologia per implementare i concerti dal vivo.

Domande dei giornalisti a Ghemon, partendo dalla scelta del titolo “E vissero feriti e contenti”: “Ero sul ballatoio di un palazzo, stavo guardando le case di ringhiera di Milano. Vedevo il ballatoio di fronte, è arrivato immediatamente questo titolo. E’ venuta fuori questa frase, questo concetto. Credo che riguardi me e quello che tutti stavano vivendo. Non me ne fregava di fare musica malinconica per ricordare di quanto eravamo stati tristi, volevo la musica del festeggiamento e della liberazione: quello che eravamo stati e che volevamo essere”

Neri per caso nel duetto di Ghemon? “Li ho sempre trovati eccezionali, sono bravissimi. Mi hanno sempre messo un sacco di buonumore. Il pensiero di Sanremo a maggio/giugno ancora non mi sfiorava, ci voleva il brano adatto sottoposto alla direzione artistica. Ho riascoltato tutto il loro catalogo e ho pensato “Se mai dovessi andare a Sanremo e ci dovessero essere gli ospiti, porto loro”. Volevo il coro, la tradizione. Era per il piacere di far capire come la musica italiana sia malleabile, addirittura per sette voci”

Su Momento perfetto: “Esistenzialista la canzone? Ci sta. Ma lo trovo un brano molto realista. Non entra in punta di piedi, dico sempre che la vita è fatta di un sacco di aspettative che vengono disattese. E’ nata nella maniera più spontanea possibile. La prima cosa che è venuta è stata il ritornello. E’ la prima registrazione che noi abbiamo fatto, non capita tante volte. Non ci pensavo a Sanremo, in quel momento, la stessa cosa accaduta con Rose viola.

“Penso che sia un disco che ha vita dentro, linfa vitale. A volte va verso l’agrodolce, a volte verso l’allegro. Non è mai allegria immotivata. C’è tanta energia e tanta vita, anima dentro. Non credo sia un disco triste, c’era già tanta pesantezza fuori”

 

 

Festival di Sanremo