Gianni Togni a Blogo: “Nel mio nuovo disco canzoni diverse dalla mediocrità che passa in radio”
Il bar del mondo è il nuovo disco di Gianni Togni, a 9 anni dal precedente. L’intervista di Blogo al cantautore, che spiega le sue perplessità nei confronti di Sanremo, talent, radio e televisione in generale
“Oggi scrivo quello che ho voglia di scrivere. L’ho sempre fatto, ma prima dovevo fare un disco all’anno ed ero rinchiuso, non da me ma da altri, in una icona pop; oggi mi sono svincolato e faccio quello che mi pare. E quindi posso anche dire che in questo disco le canzoni non hanno né arrangiamenti né lunghezza di tutto quello che si sente in radio. Che credo sia abbastanza mediocre: sono tutte uguali, hanno tutte l’arrangiamento alla Coldplay. Molti lo definiscono un album eccezionale, fuori dal mondo. E invece no: se fosse uscito 30 anni fa sarebbe normale. Negli anni ’70 potevi ascoltare Donovan, ma anche i Deep Purple, De Andrè ma anche Pfm, Morandi e il Banco del Mutuo Soccorso e tutti facevano qualcosa di diverso, in base alla loro personalità. Oggi, invece, c’è questa omologazione esagerata“.
Gianni Togni presenta a Blogo con queste nette parole il suo nuovo disco dal titolo Il Bar del mondo, rilasciato lo scorso 17 marzo (il 18 aprile esce il doppio vinile con il cd) per l’etichetta Acquarello e anticipato dal singolo La Cosa Più Normale (potete ascoltarlo in apertura di post). Un album suonato con l’apporto dei sessantasei elementi d’orchestra sinfonica di Praga e inciso senza l’ausilio di campionamenti.
Per il 58enne Togni si tratta del ritorno sul mercato discografico a distanza di nove anni (pubblicò La vita nuova nel 2006). Negli ultimi tempi televisioni e radio sembrano averlo dimenticato, a tal punto che sul web tra i commenti ai video delle sue canzoni o sui suoi social non è difficile incappare in amari interrogativi del tipo ‘che fine hai fatto?’:
Ho fatto tutto quello che mi piaceva nella vita, ho fatto musical, sono stato chiamato – l’unico – dallo Stadsteatern, Teatro Stabile di Stoccolma, dove hanno fatto 15 minuti di standing ovation per il mio musical su Greta Garbo (G.and G, Ndr). Ho prodotto spettacoli e i dischi di grande successo di Massimo Ranieri. Sto preparando un nuovo romanzo, un nuovo musical. Non capisco perché dovrei essere infelice in quanto la signora di Voghera non mi vede. Non è un mio problema. Vada su internet, si interessi di più, non si faccia dare le canzoni dall’alto ma se le vada a cercare. Oggi è così: le radio mandano soltanto 40 canzoni e sono pagate. Lo dico da anni. Io non pago per andare in radio, non me ne frega niente.
Hai dichiarato: “Non è un disco per tutti: c’è molta qualità, non canzonette pop”. Cosa significa?
In questo album le melodie e le ritmiche cambiano sempre. Se lo compri per fare skipping senti il nulla e ti faccio risparmiare i soldi. Ci sono canzoni che durano sei minuti e mezzo, non è un album da supermercato. Senza offesa per nessuno, è un disco per chi, come me, i dischi se li ascolta. Non dico che devi sentire 52 minuti tutti insieme, ma se lo compri per trovare Luna, Semplice o Giulia… non ci sono.
Come mai? È una semplice evoluzione/maturazione artistica?
Si cresce e si fanno altre cose. Luna l’ho già scritta e non c’è bisogno che la ripeta. Una cosa è scrivere una canzone a 20 anni, un’altra quando ne hai 58. Ovviamente oggi ho una maturità maggiore. In questo disco ci sono riferimenti alla musica progressive e all’indie-rock che amo molto; e risente di tutte le esperienze fatte in questi anni.
Hai raccontato che componi musica un paio d’ore al giorno, dalle cinque alle sette del pomeriggio, “per il resto vivo, leggo, ascolto, per non inaridirmi”. Ma allora non è vera la storia della musica come pulsione incontrollabile?
Per scrivere devi avere vissuto qualcosa. Se non vivi, puoi avere anche la folgorazione, ma non accade niente. Murakami scrive tutte le mattine, 4 ore. Poi basta. Io compongo la musica prima di andare in sala di incisione in due ore, due ore e mezza, anche perché poi la concentrazione finisce. E lascio aperte le partiture che poi lavoro di nuovo in sala. Faccio musica in modo molto elaborato. Per quanto riguarda i testi, posso metterci anche 3-4 giorni, lavorando tutta la notte. Il testo deve essere significato e significante; non è una poesia, ha delle regole perché deve stare in una struttura già creata. Bisogna anche saperlo far suonare un testo, altrimenti non ha senso. Anche se, se devo scegliere tra significato e significante, io scelgo il secondo: una canzone deve suonare. I miei testi sono surreali, partono dalla realtà ma poi la superano. Diventano fantastici, che è una necessità non solo della musica ma anche della vita.
Anche nei momenti di grande popolarità tu non hai mai cercato la visibilità; negli ultimi tempi sei apparso poco in televisione, hai scritto musical e il pubblico generalista si è chiesto e si chiede ‘che fine ha fatto Gianni Togni?’. A questo punto della tua vita hai rimpianti?
Non faccio il mestiere di artista, di artigiano dell’arte, per far vedere la mia faccia. In televisione non mi faccio più vedere? Se mi dite una televisione che esista e che possa accogliermi io ci vado… Vado a cucinare? Vado a pattinare sul ghiaccio? Il Grande Fratello? Oggi non esiste più una televisione nella quale potersi esprimere. Sono tutti programmi basati su format che nulla hanno a che vedere con l’arte. E, allora, dove vado?
Per esempio negli show Rai del tuo amico Massimo Ranieri, no?
No, non ci vado perché odio queste cose ‘l’amico chiama l’amico’. Evito che dicano ‘è andato perché amico di Massimo’.
Nella tua biografia a proposito di Ti parlerò d’amore, canzone scritta da te e da Morra e interpretata al Festival di Sanremo 1997 da Massimo Ranieri, dici che “il mondo festivaliero non fa per me”. Perché?
Ci andai come produttore e autore. Mi sembra un mondo folle. Come fai a mettere l’arte in competizione? Io farei così: mettiamo in competizione i presentatori! Ogni artista è presentato da un presentatore e si vota il presentatore. Ci sono le eliminazioni, rimangono in 5 e alla fine c’è il vincitore (ride, Ndr). Lo trovo molto più giusto. Che senso ha mettere in competizione delle canzoni? Anche le competizioni tra romanzi, tra film…. trovo tutto strano. Poi la canzone deve durare tre minuti. Ma perché? Chi l’ha detto? Ci sono stati successi mondiali che duravano 6 minuti. E allora? Sono regole che non capisco. Una velocità assoluta per andare dove? Secondo me la gente è anche stanca ormai… e infatti poi si vedono quello che accade.
Cioè?
A parte Nek, non mi sembra che ci siano queste grandi vendite per i dischi di Sanremo.
Dopo aver sentito tutto questo, immagino che tu non sia il maggior estimatore nel mondo dei talent show…
Non ne posso parlare, perché non li vedo. Non per snobberia, ma perché guardo altre cose. La tv la vedo, ma preferisco un film.
Non ti incuriosisce nemmeno quel mondo?
No, perché non si nasce così. È una cosa di cantanti… se fosse di cantautori potrebbe interessarmi…
Ci sono anche i cantautori.
Ah. Ma non lo so…. Giudicare una persona in 3 minuti mi sembra strano. Forse, sono io fuori dal mondo (Ndr). Quando faccio i provini per i musical vedo tanta gente: tutti vogliono cantare, recitare e ballare. Ma non è così facile. Bisogna iniziare dal basso, lavorando tanto. In questo mestiere non c’è una scuola o esami da superare; andando a lavorare in teatro o a cantare in piccoli posti si cresce. Non cantando una canzone in 4 minuti.
Gianni Togni | Il Bar del ,ondo: tracklist e copertina
01. L’arco E La Freccia
02. La Cosa Più Normale
03. Chi Sono Io
04. E Mentre A Roma Piove
05. Oh Grande Musica
06. Nel ’66
07. Oh Grande Musica (Reprise)
08. La Comparsa
09. Tazza Di Thè
10. Il Giocatore
11. Hey Vita
12. Invisibili Ma Eroi