Gigi D’Alessio a Reputescion: “Sempre razzismo nei miei confronti. Ma quest’anno sono primo nella World Chart Usa, dopo D. Modugno”
Ospite di Andrea Scanzi a Reputescion, lunedì 27 ottobre 2014, Gigi D’Alessio ha ripercorso la sua carriera, ora di successo anche a livello internazionale
Basta dargli del neomelodico in senso dispregiativo. Gigi D’Alessio, intervistato da Andrea Scanzi a Reputescion, ha risposto punto per punto a tutti i pregiudizi musicali che lo riguardano. Partendo dallo sfottò più gratuito:
“Neomelodico significa ghettizzarti come cantante di Serie C. Io credo che, prima di essere neomelodico, sono un cantante italiano con la fortuna di essere a Napoli, come Ramazzotti ha la fortuna di essere nato a Roma. Perché degli altri cantanti italiani, anche di Marco Mengoni, non si dice che sono neomelodici? Soprattutto se è una gang di cantanti. O lo siamo tutti, o nessuno. Io credo di stare bene con questo mestiere, la mia vita l’ho vissuta con la musica”.
Che sia tutta colpa di Annarella?
“Quel film è nato perché feci un concerto allo Stadio San Paolo, portai più di 40.000 paganti. Volevo vedere se potevo portare la mia musica fuori Napoli. Invece che come cantautore mi sono trovato famoso come attore. Venne il produttore di Nino D’Angelo e disse che io sarei stato il D’Angelo del 2000. Sono finito sulle riviste come attore e non come cantante, ma come attore mi do meno zero. Non l’ho mai saputo fare”.
Il pregiudizio è continuato con la sua partecipazione al Festival di Sanremo:
“Io ho notato una sorta di razzismo nei miei confronti a Sanremo, quando mi sono trovato dalla mattina alla sera a gareggiare con Giorgia e Gianni Morandi. Io da Napoli in giù avevo grossi numeri, ma da Caianello in su nessuno mi conosceva. Però i numeri mi davano ragione e dovevo partecipare direttamente come Big. Tutti si domandavano chi fossi, arrivai decimo ma il giorno dopo ero già disco di platino. Sanremo non ha una via di mezzo, o ti dà il timbro per il passaporto o ti rispedisce a casa come pacco postale. A me ha aperto il mondo, sto facendo tante tournée internazionali. Sono partito col tour dal Canada, con meno 25 gradi”.
D’Alessio ha dalla sua l’orgoglio di una carriera superiore a ogni aspettativa, anche sul piano discografico:
“Quest’anno sono arrivato primo in classifica negli Stati Uniti nella World Chart Music, non succedeva da 56 anni. E’ successa a Domenico Modugno con Volare. E’ stato come vincere il pallone d’oro. Per questo motivo questo album è molto ricco (un doppio cd, 54 brani che ho cantato ai concerti, più 3 inediti). Io faccio fatica a fare la scaletta, ai miei concerti. Il concerto, quando l’hai fatto durare due ore e mezza, diventa pesante, poi i ragazzini devono tornare a casa. Ho inciso 290 canzoni e ho fatto poi l’estratto delle mie canzoni”.
E poi Gigi dice di avere degli estimatori insospettabili nel panorama artistico:
“Io non ho paura di confrontarmi con dei musicisti a livello internazionale. Non ho paura di parlare di musica nemmeno con Riccardo Muti. E ‘altro giorno ho conosciuto per la prima volta Francesco De Gregori, il quale ha detto che si sarebbe tolto il capello per parlare con me, dicendo che sono un grande artista. Una cosa straordinaria. Poi mi ha detto, ‘Se tu fossi nato 15 anni prima forse non ce n’era tanto per nessuno’. Io credo che si è sbagliato di grosso, sono contento di aver fatto la mia carriera e di aver dato tanto lavoro a gente che mi gira intorno. In vent’anni di carriera ho dato lavoro a 80.000 persone. Lucio Dalla è stato quello che mi ha sdoganato subito come musicista, mi ha visto scrivere la musica e dirigere gli archi. Forse Lucio avrà parlato tanto di me a De Gregori. Anche Fossati mi stima… Mi aspetto che sono di quelli che parlano male di te e invece…”.
Anche lui non ha alcun pregiudizio musicale, ad esempio stima molto una categoria in ascesa:
“Per me i rapper hanno una marcia in più rispetto ai cantautori, possono scrivere quello che vogliono, non hanno una metrica ben stabilita. Poi a me piace tanto il rap perché io, quando scrivo, non scrivo mai canzoni con parole corte, a differenza di uno come Vasco che con 4 parole fa una bella canzone”.
Anche con chi ha ribattezzato lui e la Tatangelo come i nuovi Al Bano e Romina, il cantante ha da dissentire:
“Non abbiamo un repertorio da cantare insieme in duetto. Se noi fossimo Al Bano e Romina in senso artistico è un onore. Noi non abbiamo questo grande repertorio da dividerci. Hanno associato una canzone con la nostra vita privata. Potremmo anche chiamarci Jennifer Lopez e Marc Anthony, però loro si sono lasciati. Meglio evitare il paragone”.