Giuliano Sangiorgi su Vanity Fair: “Se Emanuele Spedicato non si fosse risvegliato, avrei smesso di cantare”
L’ictus di Emanuele Spedicato e la canzone a lui dedicata, il tour imminente, i commenti su Matteo Salvini: ecco tutte le recenti dichiarazioni di Giuliano Sangiorgi dei Negramaro in una recente intervista a Vanity Fair.
Emanuele Spedicato, lo storico chitarrista dei Negramaro, sta finalmente bene. Il musicista, colpito lo scorso settembre da ictus, è il protagonista, sveglio e sorridente, della nuova (splendida) cover del magazine Vanity Fair, che questa settimana ha dedicato un intero speciale alla band salentina.
“Lele ha sentito l’esplosione collettiva, ha avvertito l’affetto. Si è ripreso così in fretta, credo, soprattutto per quello.” Abbiamo raccontato gli ultimi mesi della nostra storia a @VanityFairIt in edicola da domani!!! pic.twitter.com/uCWftzDgWH
— negramaro (@Negramaro) 29 gennaio 2019
Insieme a Spedicato nella nuova copertina di Vanity Fair troviamo anche il leader dei Negramaro, Giuliano Sangiorgi, che al settimanale ha dichiarato:
se Lele non fosse tornato dal buio avrei smesso di cantare, perché tutto è nato quando lui era solo un ragazzo e aveva negli occhi una luce, una fame e una voglia che non ho più rivisto in nessun altro. Senza Lele non avrei più continuato a stare su un palco, semplicemente perché una storia come la nostra, in Italia, non esiste.
Secondo quanto rivelato da Sangiorgi, inoltre, la band è stata ad un passo da cancellare il tour nei palazzetti, in partenza il prossimo 14 febbraio dall’RDS Stadium di Rimini:
Io avrei voluto annullare il tour, ma per fortuna non l’abbiamo fatto. Perché Andro (Andrea Mariano, tastierista, ndr) ha detto: “Non cancelliamo il tour, a Lele bisogna dare una botta di vita. Se torna e si sveglia, deve avere la possibilità di crederci”. Era certo che, se Lele avesse saputo del cancellamento, si sarebbe accasciato su se stesso e la ripresa avrebbe avuto un decorso lunghissimo. Aveva ragione. Il tour alla fine lo abbiamo solo rimandato e Lele si è dimostrato un leone. Ha compiuto un miracolo. Ha abbracciato suo figlio (Ianko, avuto a metà novembre dalla moglie Clio, ndr). Ha creduto nel sogno»
La storia di Emanuele Spedicato e del suo rapporto con Giuliano Sangiorgi verrà raccontata, come regalo ai fan, in un brano intitolato Cosa c’è dall’altra parte, in uscita il prossimo 15 febbraio. Ecco con quali parole Sangiorgi ha commentato il brano:
È una preghiera laica e una bestemmia religiosissima. Non volevamo neanche pubblicarla, ma solo regalarla a tutte le persone che ci sono state vicine. Lele ha sentito l’esplosione collettiva, ha avvertito l’affetto. Si è ripreso così in fretta, credo, soprattutto per quello.
Nella stessa intervista, Giuliano Sangiorgi ha tenuto a dire la sua sull’attuale politica messa in atto dal Vice Ministro dell’Interno Matteo Salvini e sul suo rapporto con gli artisti:
Quando la nave Tirana arrivò a Brindisi, io ero piccolissimo. Mio padre non mi fece andare a scuola, ritirò il suo stipendio e si mise a preparare centinaia di piccoli pacchetti di cibo da portare sulla banchina del porto. Dov’è finita l’Italia di mio padre? È morta con lui? Mi rifiuto di crederlo. Io capisco che la politica sia un altro mestiere e le dico la verità, non me ne importa nulla di parlare male del governo. Quello che non accetto è che un Salvini dica agli artisti cosa debbano o non debbano dire. Sarebbe come suggerire a un fornaio di fare solo il pane o al cameriere di servire a tavola e tacere. “Stai nel tuo ghetto” è un discorso che non accetto, così come non accetto che si urli “prima gli italiani”. Non credo alla narrazione contemporanea, non credo che gli italiani, a partire da Salvini, farebbero morire in mare quaranta persone, non credo che ci si possa abituare a questa idea del cimitero liquido che stanno facendo passare per normale. Se gente senza bandiera ti chiede aiuto e sta affondando in mare tu, Stato, quell’aiuto glielo devi dare. E poi un’altra cosa, che prima o poi andrà detta. Quando sento dire “Ospitali nella tua villa se ti piacciono tanto”, mi va il sangue alla testa. Ma che discorso è? Io pago le tasse e a questo becerume demagogico non mi rassegno. Questa guerra del basso contro il basso, aizzata per accendere i peggiori istinti e raggranellare due voti, è miserabile. Siamo meno cinici di quel che ci piace sostenere».