Home Giusy Ferreri Giusy Ferreri, L’attesa: “E’ stato un percorso lungo, non vedo l’ora che esca il disco!” – intervista Soundsblog (VIDEO)

Giusy Ferreri, L’attesa: “E’ stato un percorso lungo, non vedo l’ora che esca il disco!” – intervista Soundsblog (VIDEO)

Il disco è stato concepito e realizzato tra Milano, Los Angeles e Londra: “Ho ragionato al contrario rispetto ai progetto precedenti”

pubblicato 25 Marzo 2014 aggiornato 16 Ottobre 2020 16:46

A distanza di tre anni dall’ultimo progetto discografico e dopo aver partecipato alla 64esima edizione del Festival di Sanremo, esce oggi il nuovo album di inediti di Giusy Ferreri, “L’attesa”.

Un disco concepito e realizzato tra Milano, Los Angeles e Londra, che ha visto la collaborazione di autori e produttori italiani e internazionali, come Roberto Casalino, Ermal Meta, Yoad Nevo e Linda Perry.

Prodotto da Pino Pischetola, Christian Rigano, Pat Simonini e con la supervisione di Michele Canova, “L’attesa” è un disco molto diverso dai precedenti lavori dell’artista (come “Non ti scordar mai di me” o “Il mio universo”).

Abbiamo avuto modo di fare quattro chiacchiere con lei in video – potete vederlo qui sopra – alla vigilia dell’uscita (lunedì 24 marzo ndr), e Giusy ci ha raccontato che non vedeva l’ora:

Sono particolarmente entusiasta dell’uscita dell’album. Il titolo è “L’attesa” per una mia esigenza di adattare i tempi di realizzazione tra un album e un altro. Questa pausa si è protratta nel tempo, è stato un percorso più lungo. Per cui “L’attesa” è anche per me, non vedo l’ora che sia già domani!

Soltanto un mese fa era a Sanremo, e c’era grande attesa per il suo ritorno:

La mia partecipazione a Sanremo era una specie di anteprima. Era come ripresentarmi al pubblico, in punta di piedi rispetto all’esperienza del 2011, era un momento diverso per me e ‘rischioso’ viste le aspettative nei miei confronti. Ho cercato di viverla con serenità, portando due brani abbastanza pacati, senza voler strafare a livello vocale. In questo Sanremo mi sono presentata come interprete, con i brani di Roberto Casalino, mentre il disco mi vede più autrice

Il fatto di aver viaggiato molto per realizzare il disco, ha aiutato?

Ho ragionato al contrario rispetto ai progetto precedenti: i vecchi dischi nascevano dalle proposte di brani di altri autori, implementandole con l’aggiunta dei miei brani. Stavolta ho cercato io le mie collaborazioni, per arrivare alla discografica con del materiale. Come esperienze mi hanno dato tantissimo – come la scrittura melodica di Linda Perry che poteva valutare in modo differente la mia vocalità, con sonorità più rock, mentre con Yoad abbiamo sperimentato non solo rock ma anche sonorità new wave e post punk -. La post produzione è stata fatta a Milano perchè non era facile mettere insieme queste tre fasi di lavoro differenti. Linda e Yoad hanno suonato tutti gli strumenti e la ghost track “Ho ucciso il diavolo” è uno dei provini realizzati con Yoad che non è stato terminato nella sua produzione.

Il booklet dell’album contiene una serie di immagini di Giusy che si cimenta con l’arte circense dei tessuti aerei, il triangolo e il cerchio aereo, che ha imparato da tre sorelle acrobate – Iglis, Seyla e Sandy Rossi -. Le abbiamo chiesto qualcosa in più su questa scelta:

Ho conosciuto queste ragazze, era il mio sogno da moltissimi anni. Il pianista che mi ha seguito in molti tour ha familiarità circensi e gli ho chiesto di farmi conoscere queste sue tre cugine. Ho chiesto di insegnarmi il cerchio aereo e il triangolo, e da lì la cosa è andata avanti. E’ una cosa che mi piace, mi diverte. Non è tanto difficile, è questione di predisposizione, ma quando ho approciato le prime posizioni sono stata veloce ad imparare. Dipende da un desiderio interiore. Ci vuole allenamento, è un gioco di forza ma anche di posizionamenti: bisogna memorizzare le posizioni e crearle.

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