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Gogol Bordello: il video di “Immigraniada (We Comin’ Rougher)” a favore del rock transculturale

Rifiutano la categoria ‘world music’, i Gogol Bordello. Preferiscono quella – già affermata anche grazie a loro – di gypsy punk per definire il loro stile. Uno stile pesantemente influenzato dalle rispettive origini dei componenti. Il cantante Eugene Hütz è ucraino e gli altri membri della band arrivano dalla Russia, da Israele, dalla Cina, dall’Etiopia,

pubblicato 22 Settembre 2010 aggiornato 31 Agosto 2020 00:01

Rifiutano la categoria ‘world music’, i Gogol Bordello. Preferiscono quella – già affermata anche grazie a loro – di gypsy punk per definire il loro stile. Uno stile pesantemente influenzato dalle rispettive origini dei componenti. Il cantante Eugene Hütz è ucraino e gli altri membri della band arrivano dalla Russia, da Israele, dalla Cina, dall’Etiopia, dall’Ecuador e da Trinidad.

Il nuovo singolo dal recente “Trans-Continental Hustle” (prodotto da Rick Rubin) è “Immigraniada (We Comin’ Rougher)”, un brano destinato a far discutere in un momento in cui si parla molto dei problemi legati all’immigrazione. I Gogol Bordello hanno le idee ben chiare a proposito. Ne parla diffusamente proprio Eugene Hütz in una – bella – intervista sul sito Boing Boing.

Hütz spiega che il video è una sorta di autobiografia del gruppo. Otto persone, tutte immigrati, che arrivano a New York in cerca di fortuna. Con alla base, la convinzione che possa esistere il concetto di ‘Worldwide citizenship’: la cittadinanza mondiale. Una vicinanza legata dall’appartenenza a comunità piuttosto che a razze e confini. Come antidoto alle politiche di divisione e separazione.

Il video, la canzone e l’intervista procedono di pari passo: Hütz è arrivato negli Stati Uniti nel 1991 dopo un lungo esodo in campi per rifugiati, in seguito alla tragedia di Chernobyl. Ha vissuto un po’ ovunque e con la band ha girato il mondo. “Le politiche di immigrazione ci hanno colpiti molto, come gruppo. Sappiamo quanto possano essere imperfette e quanto possano diventare brutali sulle persone […] Quei problemi non ci abbandonano mai e necessitano una soluzione più profonda, un approccio più umanitario che politico”.

Non sarà certo la soluzione, ma il loro nuovo video è una dichiarazione di intenti non da poco. Attitudine punk, sonorità dell’Est europeo e tutta la cultura dei popoli migranti in un unico grido: “We Comin’ Rougher” a favore del rock transculturale.

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