Home Festival di Sanremo Grazia di Michele a Blogo: “Torno in teatro con Platinette e lavoro a tre dischi. I Big di Sanremo? Alcuni non li conosco”

Grazia di Michele a Blogo: “Torno in teatro con Platinette e lavoro a tre dischi. I Big di Sanremo? Alcuni non li conosco”

Il teatro con Platinette, i nuovi dischi, l’addio ad Amici e Sanremo – Intervista a Grazia di Michele.

pubblicato 14 Dicembre 2016 aggiornato 28 Agosto 2020 11:16

“Mi sto occupando di tante cose contemporaneamente”. Grazia di Michele sta vivendo l’ennesimo periodo, professionalmente parlando, ricco e prolifico: c’è il teatro ma anche tre dischi in preparazione, tanta scrittura, musicoterapia, didattica per scuole e conservatori. E anche un rifugio per animali, alle porte di Roma, gestito insieme alla sorella: “Ci occupiamo di animali abbandonati, lavoriamo sulle adozioni. Attualmente abbiamo 45 cani e 17 gatti, è diventata un’attività vera ed impegnativa”.

Partiamo dall’attualità: Carola Campagna si era presentata a Sarà Sanremo con Prima che arrivi il giorno, brano scritto anche da lei.

“Scrivo tante canzoni, alcune delle quali fanno strade particolari. Prima che arrivi il giorno, scritta insieme a Galbiati, è finita all’Universal e l’Universal l’ha affidata a questa ragazza, Carola Campagna, che non conoscevo. Lei poi mi ha mandato un messaggio molto carino su Facebook e sono andata a sentire la sua versione: l’ho trovata carina”.

Cosa non ha funzionato?

“Ci sono logiche, sfide, giudizi. Non è stata presa e mi è dispiaciuto tanto per lei: le si leggeva negli occhi la delusione. Sono abituata a queste cose, i ragazzi ad Amici entravano ed uscivano: sono esperienze che fanno crescere”.

Un giudizio sul cast dei Big del Festival?

“E’ un cast molto variegato: ci sono ritorni, vecchie glorie, giovanissimi e persone sconosciute al grande pubblico. E’ un set molto composito. E’ discutibile che siano fra i Big persone senza una storia alle spalle come ce la possono avere Fiorella Mannoia o Gigi d’Alessio. Il Big dovrebbe avere una storia, inutile dire ‘sì, ma ha venduto dischi’. Sinceramente non so neanche chi siano alcuni”.

Tanti arrivano dai talent. Quel mondo lì ha cambiato il mercato e Sanremo stesso?

“Questo è vero. Ai miei tempi si cresceva all’interno delle case discografiche. Quando ho cominciato io, credo di essere andata un anno di seguito in RCA con la chitarra a suonare, comporre e conoscere gli altri artisti. Era un vivaio ed un elemento formativo: tutto un altro mondo rispetto ad adesso. Oggi basta uscire da un talent per essere considerati Big”.

Quest’anno si era riproposta?

“No, non mi sono proposta”.

Ha quattro Festival all’attivo. L’ultimo, quello con Platinette, è stato il più particolare.

“E’ stato abbastanza particolare perché è stata particolare la storia dietro. Tutto è iniziato con una canzone scritta per Mauro (Coruzzi, Platinette, ndr), doveva essere una cosa fra me e lui. Poi, in un secondo momento, è uscita la storia del disco e dopo ancora l’idea di proporsi a Sanremo. Ci siamo presi per mano e abbiamo fatto tutto con coraggio ed amore: è stata una sensazione proprio bella, insieme al Premio Lunezia ricevuto per il testo del brano”.

C’era un messaggio sociale importante dietro Io sono una finestra.

“Carlo Conti ha voluto l’intelligenza ed il coraggio di presentarlo. Non si parlava soltanto di discriminazione legata al sesso o al genere, ma di discriminazione in generale. Nel mio piccolo, sin da Io e mio pare, ho sempre cercato di portare dei racconti che potessero far pensare o comunque dire qualcosa. Magari mi sbaglio, ma credo che quando qualcuno non ha niente da dire è meglio se sta fermo”.

Con Platinette il progetto non si è fermato a Sanremo. Insieme siete anche in teatro con lo spettacolo Io non so mai chi sono, in scena il 5 e 6 gennaio a Pisa.

“Non è la mia prima esperienza in teatro. Sempre in maniera incosciente, a maggio ci siamo buttati su un palco di Roma per tre serate, costruendo attorno al discorso delle discriminazioni una storia fatta di canzoni e di recitato. Da lì, è venuta fuori la volontà di continuare a cantare, suonare e raccontare la discriminazione attraverso tanti ritratti. Così questo progetto va avanti”.

Com’è impostato lo spettacolo?

“Parla delle crisi di identità. Ma parla anche di tutti quelli che non sanno più chi sono. Alcune storie sono raccontate con leggerezza, altre con profondità”.

Lavorare con i giovani, però, rimane una delle sue attività predilette: sbaglio?

“Sbaglia. Sono tanti i momenti in cui mi sento bene: quando faccio musicoterapia, quando insegno, quando sono su un palco, quando creo. La musica, vissuta così come riesco a viverla, a 360 gradi è un’esperienza bellissima ma non c’è una cosa più importante dell’altra. Certo è che grazie all’insegnamento riesco, ancora con tanta passione, ad incontrare ragazzi e trasmettere loro tutto quello che ho imparato fin qui”.

E’ complicato emergere per loro.

“Lo si è visto anche per Sanremo Giovani. E’ molto più facile lavorare su qualcuno che è mediaticamente già conosciuto e ha già un seguito, piuttosto che prendere un ragazzo totalmente conosciuto che è più indietro rispetto agli altri. Da molto tempo la discografia va in questa direzione, sono pochi i discografici coraggiosi che vanno ancora nei locali a cercare talenti validi”.

So che c’è un nuovo album in preparazione.

“Ce ne sono tre, in realtà. C’è un album legato proprio ai miei allievi, abbiamo creato un cd che stiamo ultimando: è un modo per premiare quei talenti fuori dal comune. Gli altri due album sono miei. Uno dove interpreterò brani di autori stranieri in italiano: sarà un lavoro di interpretazione con duetti particolari. Contestualmente, sto lavorando ad un album di canzoni scritte da me o a quattro mani con altre persone”.

Ci sono delle date?

“Sto lavorando su tutti e tre i fronti. Il primo ad uscire sarà l’album degli allievi. In seconda battuta, forse in primavera, uscirà il cd dove mi cimento come interprete”.

Recentemente, si è occupata delle selezioni de Lo Zecchino d’Oro. Mi è sembrata entusiasta.

“E’ stata un’esperienza davvero bellissima, tutto lo staff dell’Antoniano è composto da persone splendide. Ho ascoltato dei capolavori, bisognerebbe inchinarci di fronte a certe cose: scrivendo canzoni per bambini, si tirano fuori dei concetti notevoli anche per gli adulti. A me fa ridere il modo con cui i bambini si approcciano a tematiche importanti. Mi mettono allegria”.

Da due anni non la vediamo più ad Amici. Ci sono tante teorie legate alla sua assenza, ci dia la sua.

“Due anni fa c’era la volontà di aprire Amici Kids, poi diventato Pequenos Gigantes. Io adoro i bambini e con molta serenità abbiamo deciso di fare questo cambiamento: sono andata ad occuparmi dei bambini ed è stata un’esperienza molto carina. Sembrava di essere all’asilo, quello che riescono a darti bambini non te lo dà nessun altro. In più, anche dopo Sanremo, avevo bisogno di avere più tempo per me per occuparmi di altro. Non ho la smania del video, dopo tanti anni era giusto dare spazio ad altri”.

Quindi possiamo considerarla un’esperienza conclusa?

“Mai dire mai. Ma credo che sia un’esperienza finita, pur essendo in ottimi rapporti con tutti”.

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