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I Miti – Otis Redding

Inauguriamo un nuovo appuntamento con I Miti della musica, cominciando da Otis Redding, le cui canzoni sono, soprattutto per le nuove generazioni, probabilmente molto più famose di lui. Venuto a mancare esattamente quarant’anni fa, nasce in Georgia nel 1941 e inizia a cantare fin da bambino, facendosi subito notare, prima nel coro gospel della chiesa

di dodo
pubblicato 12 Dicembre 2007 aggiornato 31 Agosto 2020 23:58

Inauguriamo un nuovo appuntamento con I Miti della musica, cominciando da Otis Redding, le cui canzoni sono, soprattutto per le nuove generazioni, probabilmente molto più famose di lui. Venuto a mancare esattamente quarant’anni fa, nasce in Georgia nel 1941 e inizia a cantare fin da bambino, facendosi subito notare, prima nel coro gospel della chiesa locale e presto vincendo vari concorsi canori. Impara la batteria, il pianoforte e quella tastiera su cui comporrà negli anni tantissime canzoni, per sé e per altri (diventando poi anche produttore). E’ stato uno dei massimi esponenti del soul, genere nato dalla miscela tra le radici del blues e del gospel generando melodie orecchiabili dalla struttura tipicamente pop.

Non nascondo che considero Otis Redding uno dei miei musicisti preferiti. Dotato di un talento fuori dal comune sia come autore, sia come interprete, dalla voce inconfondibile – forse la più “soul” di tutte – ha cantato e (de)scritto le piccole gioie e le grandi solitudini, l’amore e le paure con quel suo modo a volte brillante, spesso intenso, sempre irresistibile. Istrione dal vivo (come potete vedere nel video sotto), fu un vero gigante senza però mai comportarsi da divo, generoso nella vita così come nella musica.

Per anni sotto contratto con la Stax (l’altra grande etichetta soul, con la Motown), nella sua breve vita collabora con artisti come il (suo) chitarrista Johnny Jenkins, lo storico duo Sam & Dave, la regina Aretha Franklin (che portò al successo “Respect”, contenuta anche nella colonna sonora del mitico film The Blues Brothers) e molti altri. Cantò spesso canzoni non sue, compresi brani presi a prestito dal rock, come nella sua celebre versione di Satisfaction dei Rolling Stones. Contemporaneamente – e fino ad oggi – tantissimi musicisti di ogni paese e genere musicale si sono prodotti in cover delle sue canzoni, usate molto spesso anche per sigle e pubblicità.

L’esordio con il grande pubblico avviene grazie al suo primo singolo: “These Arms of Mine”. Da ricordare poi, tra i tanti suoi hit, classici come “I’ve been loving you too long”, “Tramp”, “My girl”, “I can’t turn you loose”, “Fa-Fa-Fa-Fa-Fa (Sad Song)”. Fino al suo successo più grande: “(Sittin’ on) The dock of the bay”, eseguita dal vivo in poche date e incisa in studio appena tre giorni prima di morire in un tragico incidente aereo, a soli 26 anni. Nonostante la giovane età la discografia di Otis Redding è decisamente ampia, con un fiorire negli anni di raccolte e registrazioni live, dischi postumi e persino alcuni tributi. Un grandissimo artista, indimenticabile.

Dischi consigliati:

  • Otis blue (1965)
  • The dock of the bay (1968)

Video: I’ve been loving you too long (live)

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