Immanuel Casto a Blogo: “Faccio discorsi sciocchi con persone intelligenti”
Il libro biografico, il Pink Album, i cadeaux per i fan ed i fan stessi: il Casto Divo si apre ai microfoni di Blogo.it
Immanuel Casto. Il Casto Divo. Mentre tutti in questi giorni lo cercano per parlare del suo nuovo disco, il Pink Album, oppure per dichiarazioni “scottanti” sul nuovo singolo Da grande sarai fro**o, qui a Soundsblog abbiamo fatto un passo più letterario, mettendoci in contatto con il Vate per parlare della sua biografia appena pubblicata dalla Tsunami Edizioni, Tutti su di Me. Un viaggio nel passato, proiettandoci poi nel presente del Pink Album (e del suo ottimo piazzamento nella classifica di vendite), per infine passare all’introspezione sua e di chi lo ascolta. Buona lettura!
Prima di tutto, io direi che più che una biografia, Tutti Su Di Me sia una agiografia, ricca di iperboli e smisurata ammirazione per il Casto Divo. E’ sbagliato leggerla sotto questa luce?
“No, non è sbagliato in effetti, l’autore mi ha decisamente omaggiato, partecipando al gioco che io stesso avevo iniziato. Quando mi sono posto come personaggio su web ormai oltre dieci anni fa, l’ho fatto con una sorta di operazione di comunicazione, e c’era questo gioco di propormi come Divo, come Vate. Max Ribaric ha deciso di tenere il gioco, strutturando il tono del libro nello stesso modo.
Comunque quando uso termini come ‘operazione di comunicazione’, non voglio far dimenticare il divertimento che stava alla base di tutta l’operazione, e che lo è tutt’ora.”
Il libro mette nero su bianco tutta la tua storia artistica, una storia che (lo dice il libro stesso in più riprese) hai a volte cancellato dal tuo sito ufficiale. Cercavi di cancellare un passato imperfetto?
“Posso dire per esperienza che è comunissimo a molti artisti vergognarsi dei propri albori, in termini di immagine, scelte artistiche, livello tecnico… è comune a molti e mi ci ritrovo anche io.
Addirittura a volte vorrei eliminare dal web determinate cose, che magari all’epoca avevano ottenuto un riscontro enorme, ma nelle quali non mi vedo più oggi. Mi spiacerebbe che qualcuno che non mi conosce mi scoprisse proprio con quei lavori, con un livello tecnico ormai superato. D’altronde comprendo che siano cose ormai consegnate alla storia, non è giusto nei confronti di chi mi seguiva all’epoca e non vorrei si pensasse che rinnego il mio passato. Ho solo cancellato cose veramente atroci degli albori, e comunque le ho tolte dal sito ma me le ritrovo su Wikipedia, quindi non si possono togliere certe tracce del passato, e ora c’è anche un libro ad inchiodarmi davanti a certi lavori. Però ecco, si conoscono i nomi di certe canzoni, ma a quel che mi risulta è quasi impossibile trovarle, è un buon compromesso con i miei scheletri nell’armadio.”
Una tua caratteristica in effetti è che rivisiti spesso le tue canzoni, le si trova su cd diversi in versioni sempre migliori man mano che il tempo passa. Quando consideri “finita” una canzone?
“L’ho fatto in diverse occasioni, anche se lo facevo molto più in passato che adesso. Parte della responsabilità va anche al mio socio Keen, che essendo un polistrumentista molto bravo patisce questo fatto del dover consegnare un disco all’eternità senza poterlo più modificare. Lui ogni volta vorrebbe rifare tutto, ed è per questo che a distanza di tempo riproponiamo edizioni limitate, vinili o quant’altro, che contengono versioni rivisitate soprattutto dei nostri primi brani scritti insieme, come ad esempio 50 bocca/100 amore o An*lbeat.
Però, a parte alcune cose veramente degli albori, io sono contento di quel che ho inciso e consegnato alla storia, e adesso mi piace principalmente rivistare i brani non tanto su disco ma dal vivo. Apportando variazioni rendo sempre interessante la mia performance in concerto, evitando di stancare innanzi tutto me stesso cantando da anni la stessa canzone sempre uguale, e poi stimolo il pubblico a trovare le differenze rispetto al passato, pur proponendo comunque la stessa canzone che tutti amano e vogliono sentire.”
So che non è elegante parlare di misure e numeri, ma una curiosità mi assale riguardo ai tuoi primissimi lavori, quando ancora stampavi un greatest hits su cd masterizzati. Quando ad esempio si parla di “flop” per Voyeur (il disco tutto in inglese, uscito nel 2004), di che numeri stiamo parlando?
“Per Voyeur in realtà non si può parlare di numeri: è un disco che non è mai stato stampato, era una versione digitale da scaricare gratis… il problema è che ha fatto cag*re a tutti, ed è per questo che il libro lo definisce un flop!
Inoltre all’epoca non c’era nemmeno il mio sito ufficiale a far da cassa di risonanza, quindi lo avevano ascoltato principalmente amici e si stava ancora nella sfera del ‘gioco’, parlare di numeri è impossibile.”
Parliamo di numeri più concreti, allora: The Pink Album ha debuttato nella classifica italiana al 21esimo posto. Soddisfatto?
“Sono molto molto contento, se pensi poi che il precedente disco, Adult Music distribuito dalla Universal Music, non entrò nemmeno nella Top 100!
C’è poi una cosa da dire, che mi rende ancora più soddisfatto: la classifica FIMI per le vendite in Italia si basa sui dati raccolti dai principali negozi di musica e catene di vendita. Molti negozi più piccoli non sono certificati FIMI e non rientrano nelle loro statistiche, e questo ha molto influito sulla posizione del Pink Album, visto che i firmacopie del disco non ho potuto farli in nessuno dei negozi che fanno parte del circuito FIMI. Quindi tutte le persone che ho incontrato, le copie del disco che ho venduto in queste occasioni, non sono state conteggiate, e stiamo parlando di numeri piuttosto importanti che avrebbero spinto più in alto la posizione in classifica.
Inoltre, non ho avuto promozione in radio, niente promozione televisiva… direi che il 21esimo posto per me è un risultato molto molto grosso.”
Non pensi che il Pink Album sarebbe schizzato ancora più in alto nelle classifiche, se avessi esaudito i desideri di tantissimi fan, ovvero una bella edizione limitata del disco con incluso un dild0 rosa personalizzato?
“A questo non ho pensato sinceramente, forse sarebbe stato un po’ scontato. Però come feci con l’edizione limitata di Deflorato, che includeva un elegante guantino da f1sting, potrei pensare di omaggiare i fan con qualche cadeux, magari in sede di concerto.”
Secondo me i tempi son maturi per un’operazione del genere – d’altronde una band metal mainstream come i Rammstein ha già offerto i loro s3x toys personalizzati…
“Sì, ricordo, ne avevano fatto uno per ogni membro della band, per accompagnare il singolo P*ssy se non sbaglio.”
Ci sono anche i Ghost dalla Svezia, che hanno mandato soldout l’edizione limitata del dild0 che raffigurava la faccia del loro cantante.
“Ma è mostruoso! Uno strumento promozionale del genere va studiato!”
C’è un lato oscuro di Immanuel Casto? Il massimo della rabbia che viene descritta nel libro, riguarda il primo concerto al Locomotive in cui dici che raramente perdi la calma, ma quella volta eri infuriato, e come ripicca non volevi salutare il proprietario dopo il concerto. E alla fine ci hai anche subito fatto pace e ora il locale è luogo imprescindibile per i tuoi tour. Non esattamente la furia selvaggia che la gente a caccia di gossip vuole sentire…
“Oh sì assolutamente…
C’è un mio caro amico, Daniele Pacini in arte Alan McCallan, citato anche nel libro, che mi ha detto che questo è il mio libro bianco, e toccherà a lui scrivere il mio libro nero, in cui si parla di tutte le mie vergogne, che sono veramente tante. La sua osservazione è corretta, anche se per questo libro parlerei di libro rosa, anzichè bianco, visto l’impegno nel colorare di rosa la costa delle pagine!
A livello personale, sono diviso fra l’essere un bravo ragazzo e uno che deve essere internato. La gente fa fatica a collocarmi, e io stesso faccio fatica: ho uno stile di vita molto sano, quasi straight edge, salvo poi avere delle sbandate oscure dalle quali stento a riprendermi. Tutto confluisce ovviamente nella mia sensibilità artistica, ma posso confessare che sicuramente un mio lato oscuro c’è. Momenti di scarso discernimento ne ho avuti e ne ho.”
Si dice che uno scrittore scriva sempre avendo in mente un suo pubblico preciso. Tu per chi scrivi?
“Sì, anche io mi immagino un pubblico di riferimento. Me lo immagino universitario o post-universitario, ateo o perlomeno agnostico, con mente molto aperta verso il mondo e verso la sessualità, con voglia di divertirsi.
La cosa che più amo è fare discorsi sciocchi con persone intelligenti, ed è così che vedo la mia produzione nei confronti del mio pubblico. Perchè fare discorsi intelligenti con persone stupide è solo una perdita di tempo.
Mi fa piacere rispondere a questa domanda perchè mi permette di screditare il fatto che io sia un provocatore, perchè è una cosa che non mi piace sentire su di me. E’ vero poi che quel che faccio può avere un tono provocatorio, ma se penso ad un provocatore penso a uno che dice ‘Uhm, cosa posso fare per dar fastidio a qualcuno?’, mentre per me è tutto il contrario: io scrivo quel che mi sento, e non mi preoccupo se a qualcuno dà fastidio.”
Ma non pensi mai a chi si ferma a ridere del fatto che parli del “busone di Pordenone”, senza nemmeno capire di cosa parla il resto della canzone Da grande sarai fro**o?
“No, non posso preoccuparmi di queste persone.”
Chi dovrebbe leggere la tua biografia?
“Ovviamente è rivolta ai fan, sia quelli che mi seguono dall’inizio-inizio e che vogliono rivivere quei momenti, andando a ripescare miei commenti dell’epoca e ricordi attuali, sia a quelli che mi hanno scoperto da poco e vogliono scoprire cosa mi ha portato fino a qui. Si rivolge alle persone che lavorano nell’industria musicale che vogliono scoprire come ha funzionato per me, quale è stato il mio percorso. Infine si rivolge, perchè no, anche a chi non conosce il personaggio ma ha voglia di farsene un’idea, mi trovo ben rappresentato nelle pagine del libro.”
Come ti sei sentito quindi a leggere la biografia, una volta terminata?
“Mi sono divertito tantissimo!”