Intervista ai Tiger Tiger!
Ho avuto modo di conoscere personalmente Fede e Margot, cuore e anima dei bolognesi Tiger Tiger, una delle ultime novità uscite da quella fucina di talenti che è Bologna. Il loro primo album 11 pm è un piccolo capolavoro di sweet pop elettro acustico, romantico e melodico.Li ho incontrati tempo fa ad un loro concerto
Ho avuto modo di conoscere personalmente Fede e Margot, cuore e anima dei bolognesi Tiger Tiger, una delle ultime novità uscite da quella fucina di talenti che è Bologna. Il loro primo album 11 pm è un piccolo capolavoro di sweet pop elettro acustico, romantico e melodico.
Li ho incontrati tempo fa ad un loro concerto dove, accompagnati da musicisti giovanissimi ma eccezionali, hanno dato vita a un live energico che mi ha impressionato per la loro bravura tecnica e per la complessità degli arrangiamenti, messi in risalto dalla dimensione live. Dopo il concerto ci siamo seduti a un tavolo, e da una lunga e piacevole chiacchierata è nata questa intervista:
Domanda di rito: come nascono i Tiger Tiger, parlateci un po’ di voi
Fede: Ci siamo conosciuti nel maggio del 2007 nei giardini Margherita di Bologna. E’ stato un incontro casuale, lei [Margot, N.d.A.] era sdraiata sotto un albero a leggere un libro e mi sono avvicinato con una scusa. In realtà volevo solo guardarle le tette e invece guarda dove siamo finiti (ride). Io avevo già un progetto solista chiamato Me And The Tree, dove facevo praticamente di tutto, ma cercavo una cantante. Lei non sa suonare praticamente niente (a parte lo xilofono e altri strumenti giocattolo) ma ha una gran voce, e ci siamo trovati.
Le vostre canzoni, oltre che ad essere belle, sono anche arrangiate benissimo, senza le ingenuità tipiche di un disco d’esordio. Quali sono le vostre influenze a livello musicale, e come scrivete i testi?
Fede: Suono più strumenti da quando sono ragazzino, e la mia esperienza come solista polistrumentista mi ha insegnato a lavorare con diversi strumenti, è normale quindi che quando penso a un pezzo ragiono su più livelli, gli arrangiamenti mi vengono naturali.
Margot: Riguardo alle nostre ispirazioni, prima di tutto i Beatles che per noi sono quasi una religione. Poi i Velvet Underground, gli Of Montreal e i Belle and Sebastian.
Se, dopo avervi ascoltato dal vivo, dico anche Feist e Beirut?
Hai preso in pieno, anche loro sono due grandi fonte di ispirazione per noi, i Beirut poi li adoriamo. Riguardo ai testi, prendiamo spunto da ciò che ci accade intorno, da fatti reali. Aggiungendo ovviamente una buona dose della nostra personalissima ironia. La scelta della lingua inglese è stata naturale, non abbiamo neanche preso in considerazione il cantato in italiano.
Con voi suona anche Scaglia, tromba dei My Awesome Mixtape. C’è collaborazione tra le varie realtà indie di Bologna?
I Mixtape sono buoni amici ma non abbiamo mai collaborato veramente. C’è un grande fermento oggi a Bologna, conosciamo bene e abbiamo suonato anche con i Settlefish e i Calorifer e Forty Winks, ma non direi che ci sia una vera e propria collaborazione o una sinergia tra noi.
Come siete arrivati alla My Honey Records, e come vi trovate con loro?
Grazie a un contatto diretto tramite il banalissimo Myspace. Per noi internet è fondamentale, non siamo di quelli che criticano Myspace o altri spazi per farsi conoscere, anzi se oggi in tutta Italia ci possono apprezzare, noi e altri, è proprio grazie alla rete. Con la Honey ci troviamo bene, anche se, come ci ha detto una volta Matteo dei Disco Drive “oggi anche mio nonno può aprire un’etichetta indie”. Spesso però con risultati disastrosi, bisogna fare attenzione.
Che progetti avete per il futuro? Pensate di riuscire a emergere dalla scena indie, un ambiente a volte molto autoreferenziale?
Il nostro progetto è nato senza nessuna aspettativa, volevamo solo fare musica e divertirci. Certo ci piacerebbe emergere, a questo punto la volontà c’è, anche se alla fine chi comanda è sempre MTV che passa quello che vuole. Andando oltre il gruppo, in futuro viste le nostre attività [Fede è fotografo e Margot studia grafica e design, N.d.A.] ci piacerebbe aprire una sorta di studio concettuale dove mischiare musica, arte e design a 360 gradi, qualcosa di simile alla gloriosa Factory di Andy Warhol, un laboratorio di creatività.
Un ultima curiosità, come è nata la copertina dell’album?
E stata un’idea di Chiara, che oltre ad essere una nostra carissima amica è anche una vera musa e fonte di ispirazione per noi. Lei ha ideato questa foto, ispirata ai dipinti di Velazquez, e ha scelto i costumi. Lo scatto lo abbiamo fatto un sabato mattina, dopo una notte di bagordi per Bologna, infatti siamo tutti piuttosto pallidi (ridono). Per intenderci Chiara è quella stesa a terra vestita da Maria Antonietta.
Il tempo è tiranno e i ragazzi devono smontare il palco, ci sarebbero ancora un sacco di cose da dire ma ho già fatto fatica a riassumere una lunga chiacchierata in questa breve intervista. Li ringrazio e loro mi salutano dicendo “è stata l’intervista più bella che abbiamo mai fatto”; un bel complimento, per me e per Soundsblog.