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Ripartono i concerti: intervista con Alex Fabbro di Hub Music Factory

Alex Fabbro di Hub Music Factory parla della ripartenza “improvvisa e affollata” dei concerti, dei festival in arrivo e dell’ottimismo post-pandemia

17 Maggio 2022 11:50

L’Estate, per gli amanti della musica dal vivo, è sempre un momento emozionante: festival, rassegne musicali, grossi concerti in grosse arene, tanta gente pronta a cantare e sudare insieme.
L’Estate 2022 è un momento ancora più emozionante, perché i concerti sembrano essere tornati sul serio: tutti gli show internazionali saltati a causa della pandemia, tutti i gruppi grossi che hanno rimandato per 2 anni gli show, tutta la voglia di suonare (e vedere suonare)… possiamo riprenderci tutto quello che il covid ci ha tolto.
Fra le realtà più attive soprattutto nei mesi più caldi dell’anno c’è Hub Music Factory: abbiamo parlato con il CEO Alex Fabbro, per scoprire emozioni, novità, difficoltà e programmi per i mesi a venire.

Partiamo con una domanda molto ampia, ma che può aiutarci a tracciare il percorso: come vedi questa ripartenza, come sta andando per Hub Music Factory?

“La ripartenza è stata abbastanza improvvisa: come abbiamo imparato in questi due anni, le decisioni del governo arrivano senza troppi preavvisi, e questa volta la decisione riguardava la ripartenza. Ci siamo fatti trovare pronti, e siamo contenti di aver ripreso senza limitazioni: niente mascherine, tutti in piedi, capienze piene – tutto questo ci rende fiduciosi.
La stagione sarà molto piena e impegnativa, perché si sono accavallati due anni di concerti rimandati, e tutte le band vogliono suonare, riempiendo il calendario di concerti: in questo caso il rischio è che ci sia troppa offerta e il pubblico sia costretto a fare i conti con il portafogli, ma speriamo anche che la voglia di concerti che si era accumulata, ora si traduca in voglia di andare a quanti più concerti possibile.”

C’è un motto del mondo finanziario che recita “In ogni crisi è nascosta un’opportunità” – tu pensi che nel tuo campo sia nata qualche opportunità dal momento di crisi che abbiamo vissuto?

“Fermarsi è stata chiaramente una cosa negativa, vuol dire non avere entrate finanziarie e affrontare momenti difficili, ma ha anche concesso il tempo di riflettere e rivedere alcuni passaggi organizzativi. Soprattutto, il momento di crisi ha portato ad una compattezza del settore a 360 gradi: chi sta sopra al palco, chi lavora dietro al palco, chi organizza i concerti, i discografici, tutti quelli che servono per organizzare un concerto si sono uniti, hanno condiviso molte idee e hanno aiutato a scrivere nuove leggi per lo spettacolo, leggi che erano ferme in parlamento da decenni.”

Fuori dai denti: si è lottato per tornare “come prima”, o per migliorare qualcosa nel frattempo?

“E’ una domanda abbastanza complessa – non so se i concerti saranno “meglio di prima”, sicuramente con i colleghi ci siamo confrontati più in un anno che in tutti gli anni precedenti, e spero che questo sia servito a migliorare delle negatività che erano presenti in passato, legate alla competizione fra business.
Almeno a livello umano, spero che il cambiamento sia in meglio.”

Abbiamo ripreso da poco, ma ogni tanto qualche band purtoppo “salta” ancora, soprattutto realtà più piccole decidono per vari motivi di annullare un intero tour europeo, cosa che 3 anni fa sarebbe stata inimmaginabile – ad esempio i Distillers sono stati eliminati dalla scaletta degli Offspring. Come reagisci a questi annunci, e come ti vengono comunicati dal management della band?

“Le cancellazioni non vengono decise a cuor leggero, e se già noi possiamo reagire con difficoltà, dobbiamo tener conto che è la band stessa la prima a venir danneggiata, quando decide di annullare un tour.
Nel caso specifico dei Distillers, le motivazioni sono personali, legate al fatto che Brody Dalle sia madre di tre bambini, e in questi anni in cui i concerti sono stati rimandati, sono cambiate le sue priorità e le sue disponibilità ad andare in tour.
Posso però dirti il nome di chi sostituirà i Distillers al concerto del Carroponte, li abbiamo appena confermati: si tratta dei Punkreas, e crediamo che l’annucio farà felici molte persone.”

Siete fra i pochi promoter a seguire festival veri e propri, mentre in Italia il formato festival fatica sempre a decollare, preferendo la rassegna musicale su più giorni per poi chiamarla festival. Qual è il segreto per mantenere sempre viva l’attenzione su un festival punk-alternative come il Bay Fest o il Punk In Drublic?

“Hub è uno dei promoter che in Italia ha più creduto nel formato del festival, basta guardare la nostra storia, con il Rock In Idro che si è fatto un buon nome a livello europeo nonostante sia stato costretto a 5 cambi di location in 7 edizioni.
Bay Fest è un’idea nata dai ragazzi di LP Eevent, con cui abbiamo iniziato a collaborare, per poi entrare direttamente in società. E’ un festival unico, perché si svolge a ridosso della spiaggia, a Ferragosto, in un ambiente grande ma non così grande da diventare caotico o da non riuscire a curare tutti i dettagli umani per far stare bene chi paga il biglietto. Ha un 30-35% di pubblico che viene dall’estero, e i biglietti sono venduti in tutte le 20 regioni Italiane: è un festival in continua crescita,è passato da un giorno a tre giorni, e quest’anno ci saranno oltre a tre giorni di concerti, anche una festa in piscina presso un hotel vicino all’area del festival, con gli Anti-Flag a suonare e dj a mettere musica per divertirsi. E’ divertente organizzarlo, e credo che abbia possibilità di continuare a crescere.
Il Punk In Drublic è un festival “preconfezionato”, messo insieme da Fat Mike e portato in giro per il mondo: richiede meno creatività da parte nostra come organizzazione, ma dà grande soddisfazioni. Con Fat Mike siamo in ottimi rapporti, e posso dirti in anteprima che dall’anno prossimo Hub Music Factory si occuperà in maniera esclusiva del booking del Punk Rock Bowling di Las Vegas, quindi dal 2023 seguiremo anche la parte artistica di un festival americano.”

Guardando la lineup che era prevista per il Bay Fest 2020 e paragonandola al 2022, direi che quasi la metà degli artisti sia riuscita a mantenere la loro posizione in scaletta. E’ stato difficile bloccare i Bad Religion o i Circle Jerks per queste date?

“Dal 2020 al 2021 è stato semplice spostare tutto, si sono mantenute le stesse date per tutti i concerti e le band erano d’accordo. Aggiungere un altro anno è stato più complicato, perché alcuni gruppi avevano cambiato i piani per i loro tour, come i Sum41 ad esempio, ci sono stati un po’ di incastri da fare, ma la lineup definitiva secondo me è molto bella e variegata, coprendo anche tutti i decenni del punk, partendo dagli anni Ottanta con i Circle Jerks e i Bad Religion, passando per gli anni Novanta che la fanno da padrone nella lineup, ma arrivando anche a gruppi nati da pochi anni e che già sono molto amati nella scena, come gli Interrupters che infatti saranno headliner del secondo giorno.”

I biglietti si vendono? Ci sono eventi con persone che hanno in mano il biglietto da due anni, per il Bay Fest o il Punk in Drublic?

“Il Bay Fest, come tutti i concerti da noi promossi, aveva dato l’opportunità di un pieno rimborso dei biglietti, quando è arrivata la pandemia. Però il Bay Fest in particolare, il pubblico che aveva il biglietto dal 2020 è circa il 70%, è stato un bel segnale.
Parlando di biglietti venduti adesso, nelle ultime settimane sembra che stia scomparendo la paura che i concerti saltino, e il Punk In Drublic (che si svolgerà il 23 Maggio) sta vendendo molto, davvero molto, così come gli eventi successivi come Social Distortion e Offspring. La gente ha capito che le cose ripartono veramente, e c’è voglia di concerti internazionali e di tornare sotto al palco.”

Hub ha in mano la gestione estiva del Carroponte di Sesto San Giovanni e del Becky Bay di Bellaria/Rimini, e oltre ai festival punk di cui parlavamo, la programmazione è dominata dal rap italiano, fa anche piacere vedere Noyz Narcos previsto su un palco grosso come quello di Sesto San Giovanni, o Fabri Fibra che quasi gioca in casa nell’arena sulla spiaggia di Rimini. Visto che innegabilmente le radici tue e della Hub vengono dalla musica punk e alternativa, come vi trovate con artisti di un genere come il rap?

“Sicuramente noi siamo un promoter molto specializzato nella musica alternativa e in particolare la musica punk, è il nostro background naturale, però non ci siamo mai considerati dei promoter solo per questo genere di musica, abbiamo anche fatto cose diverse, e non escludiamo altri generi.
Fatta questa premessa, per Carroponte e Becky Bay noi ci occupiamo della gestione delle location: quindi ogni tanto siamo anche promoter dei concerti, ma molto spesso sono altre agenzie che vengono e producono i loro concerti nelle nostre location.
Quindi, noi siamo molto contenti di far suonare nostri show come Dropkick Murphys, Gogol Bordello, Yungblud, ma la programmazione messa insieme ai nostri colleghi di altre agenzie ci permette di ospitare anche Gue Pequeno, che è soldout, Noyz Narcos e tanti altri nuovi talenti a Milano, ma anche appunto Fabri Fibra e Rkomi al Becky Bay.”

Sia Beky Bay che Carroponte sono arene estive – e soprattutto il Carroponte, credo che in molti guardino la struttura in acciaio sopra il palco e spesso sognino una copertura per poterlo utilizzare anche in inverno…

“La struttura si può prestare per un’operazione del genere, ma bisogna tener conto che il Carroponte è un parco industriale, ha delle limitazioni verso qualsiasi modifica. Quindi non lo so, ci sono giustamente dei vincoli perché è un reperto storico – ma chiaramente con una copertura sopra sarebbe utilizzabile anche quando fa freddo.”

Da quel che dici, quindi, si può intuire che Hub sia più attiva in Estate?

“Sì, certo – tendenzialmente tutto il mondo della musica live ha un’esplosione in Estate, perché ci sono i festival, ci sono le piazze, le città turistiche, quindi nell’arco di un anno, le band prediligono sempre l’Estate. Ora noi abbiamo anche la gestione di queste location estive, quindi posso dire che la maggior parte della nostra attività si svolge da Maggio a Settembre. In Inverno seguiamo show indoor, nei club, ma il numero di tour negli anni è diminuito nei mesi invernali, quindi per noi è stata anche una transizione naturale, la concentrazione delle attività in Estate.
Ora, post-Covid, è anche una fortuna per noi essere così preparati ad una stagione all’aperto, quindi nel 2022 posso dire che l’80% del nostro lavoro si concentra in questi mesi.”

A livello musicale, nei mesi di chiusura degli anni passati, hai ascoltato musica nuova? Io onestamente speravo che, se non nella scena punk, almeno nella scena rap, sorgesse qualche artista che cantava il disagio o la rabbia che si provava, ma non ho trovato niente…

“Sì, ho ascoltato molta più musica del solito, e ho ascoltato cose nuove. Ma artisti che hanno un po’ scritto sul disagio di questi due anni non mi vengono in mente – anzi, l’unico nome probabilmente è quello di Fabri Fibra, che nel suo nuovo disco ha inserito tante delle emozioni appena vissute.”

Ti ho trattenuto fin troppo, lasciaci con un augurio per l’Estate in arrivo.

“Fin dal primo momento della pandemia, forse perché sono così di carattere, sia perché non aveva senso pensare diversamene, ho visto le cose con una certa positività – sia quando si riprogrammavano i concerti di 3 mesi in 3 mesi, poi si rimandava di 6 mesi, e infine di un anno intero, abbiamo tenuto duro e adesso è arrivato il momento di ripartire veramente. Godiamoci l’Estate, e per tutti gli appassionati di concerti: godiamoceli il più possibile!”

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