Home Notizie Jimi Hendrix: l’eredità 45 anni dopo

Jimi Hendrix: l’eredità 45 anni dopo

Il 18 Settembre 1970 moriva il più grande chitarrista di tutti i tempi, James Marshall Hendrix. Per tutti, Jimi.

pubblicato 18 Settembre 2015 aggiornato 29 Agosto 2020 01:58

Dici Jimi Hendrix e dici “chitarra elettrica”: le due cose sono inscindibili, così come il leggendario modo di suonarla a mancina. Una serie di chitarre Fender Stratocaster per la precisione, con corde spesse per un suono rotondo e sensuale innestato su una matrice rockblues totalmente incendiaria. Finezze da tecnici, verrebbe da dire: ma concedetecelo.

Sono 45 anni, oggi, che Jimi Hendrix non c’è più.

Il club dei 27 lo accolse il 18 Settembre 1970, quando fu ritrovato morto a Londra. Era nato il 27 Novembre 1943 a Seattle e la sua carriera era stata, finora, una lucente stella che attraversa un cielo luminoso di altre meraviglie: quattro dischi stupendi con Noel Ridding al basso e Mitch Mitchell alla batteria, gli unici in grado di tenere i tempi sensuali impostati dalle potenti mani di Jimi alla chitarra.

La casa di Kensington dove finì la sua vita, Hendrix la aveva affittata con la fidanzata di allora, Monika Dannemann. Una delle tante donne che attraversarono velocemente la vita e i letti di Hendrix, che era un donnaiolo impenitente e convinto: narra la storia che fosse anche un superdotato, tanto che la celebre groupie Cynthia Plaster Caster realizzò un calco di gesso del suo abbondante gioiello di famiglia (fu il primo di una lunga -ops- serie) e anni dopo confermò l’autenticità di un videotape dove si vede Hendrix impegnato a donarsi con generosa carica ad una giovane fanciulla. Ma sto divagando.

Jimi Hendrix

Quattro decadi e un lustro senza il tocco magico di Jimi Hendrix alla chitarra, e un’eredità che qualcuno ha provato a raccogliere senza dominarla completamente. Tentò Stevie Ray Vaughan negli anni Ottanta, ma la nera signora scelse di sottrarcelo troppo presto: e Stevie Ray era comunque poco psichedelico per includere quella parte speciale del suono che contraddistingueva Hendrix.

Ci ha provato Lenny Kravitz, copiandone anche spudoratamente il look e l’attitudine da fine anni Sessanta che lo vide protagonista: ma Lenny, nonostante alcuni bei dischi, col tempo ha preferito sedersi sugli allori. Quando si ricorda da dove viene, Kravitz ci sa fare, solo che Jimi, ecco, era un’altra cosa. Idem John Mayer, che affonda nel blues e si presta al pop-rock. Hendrix aveva questa particolarità: era il primo. Ed era meno “p*ttana”, potremmo dire, nonostante i suoi brani siano di una semplicità assoluta. È come li suona a fare la differenza.

Non starò qui a darvi videoclassifiche delle esibizioni più spettacolari di Jimi Hendrix o a sezionarvi assoli: ho un unico consiglio da dare, piccolo, sotterraneo. Scegliete la compagnia giusta e ascoltate l’intro feedback di Foxey Lady. Lussurioso, montante, crescente, esplosivo. E saprete perché Jimi Hendrix, 45 anni dopo, non smette di sciogliervi il cuore e altre nobili frattaglie interne.

Jimi Hendrix, discografia essenziale

Are You Experienced (1967)
Axis: Bold as Love (1967)
Electric Ladyland (1968)
Band Of Gypsys (1970) – live album

Notizie