Jovanotti: “Per i concerti l’energia non manca, il problema sono i tempi di recupero”
Il cantautore parla dei suoi live show. Il 19 gennaio l’ultimo concerto del tour
Il 19 gennaio prossimo si chiuderà con la seconda tappa di Firenze il tour Lorenzo nei Palasport 2015/2016. Jovanotti i un’intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica ha parlato della fatica fisica che si fa sentire durante i suoi live:
Beh, avendo quasi cinquant’anni devo anche stare attento a certe cose, seguo un programma di alimentazione, insomma ci vuole una certa preparazione, o meglio diciamo che l’energia non manca, quando sono sul palco è come se avessi diciannove anni, quello che comincia a venire meno sono i tempi di recupero, la sera ho diciannove anni, il giorno dopo ce li ho tutti e quarantanove.
E ne sa qualcosa la moglie Francesca Valiani, che su Instagram racconta attraverso foto come quella qui sotto le modalità di recupero fisico adottate dal marito dopo i concerti.
Jovanotti è stato interpellato sulla macchina organizzativa che nel tempo ha fatto sì che il suo live show venga considerati tra i più innovativi e moderni in Italia.
È un’azienda, è vero, o meglio un’impresa nel doppio senso, aziendale ma anche cavalleresca, impresa nel senso che abbiamo una missione: costruire uno spettacolo che lasci il segno, una sensazione che noi stessi non sappiamo bene cos’è. (…) È un’azienda, sì, in cui lavorano centinaia di persone: luci, effetti speciali, progettazione, allenatori, trainer, alimentazione, trasporti, è una macchina grossa. Sto dimostrando che è possibile, il tour sta in piedi da un punto di vista artistico, economico, la gente esce appagata, è possibile anche in questo momento storico. Non senza un lavoro incessante. Per carità non faccio il minatore, faccio un lavoro bellissimo e ogni mattina ringrazio il cielo di poterlo fare, però sia chiaro è un lavoro, fatto di dettagli estremi, di estrema cura. Io non sono come Adele, lì apri il microfono e boom, basta quello. Ma c’è un altro linguaggio che non va per sottrazione ma per addizione, fino a creare una specie di cosmo, io creo un caos dal quale scaturisce un’armonia.
Infine, a proposito di futuro, fermo restando che per tutto il 2016 non ci saranno nuove date, Jova ha detto:
Una nuova sfida potrebbe essere quella di uscire da una logica generazionale, o anche quella di non consolare necessariamente il mio pubblico, confortarlo con lo stesso linguaggio. La sfida è progettare il futuro, capire cosa mi piace, dov’è la modernità nel mio linguaggio, quanto posso spingere avanti o indietro, visto che oggi la musica è contemporaneità infinita: massimo dell’elettronica e poi voce e pianoforte, anche nel repertorio dello stesso artista. Il caos non mi ha mai fatto paura, il lusso della scelta lo vivo proprio come un lusso, e me lo godo tutto, non mi spaventa il futuro. Sarà un anno di sviluppo, di riposo, per vedere cosa c’è nel futuro. La vedo la gente che ho di fronte ogni sera: c’è una delega, c’è fiducia, e io questa fiducia me la giocherò, ma per cambiare.