Home Festival di Sanremo Junior Cally: deputate contro la sua partecipazione a Sanremo 2020 per frasi violente e sessiste. La replica del cantante

Junior Cally: deputate contro la sua partecipazione a Sanremo 2020 per frasi violente e sessiste. La replica del cantante

Sanremo 2020: una polemica travolge Junior Cally, accusato da una trentina di deputate bipartisan di scrivere testi sessisti e violenti. La replica del cantante.

pubblicato 19 Gennaio 2020 aggiornato 27 Agosto 2020 10:07

Junior Cally scrive frasi violente e sessiste e per questo va escluso dal Festival di Sanremo 2020. E’ questo che pensano 29 deputate di tutti gli schieramenti che hanno inviato una lettera alla commissione di Vigilanza sulla RAI, all’amministratore delegato Fabrizio Salini, al cda RAI e all’Usigrai:

Tra i cantanti in gara è prevista la presenza del rapper per ragazzini Junior Cally, i cui testi – come già evidenziato alla Rai da molte associazioni di donne – sono pieni di violenza, sessismo e misoginia, appare evidente che la direzione artistica del Festival di Sanremo 2020 sia in palese contrasto con il contratto di servizio della Rai.

A loro si è aggiunta anche Lucia Borgonzoni, candidata della Lega in Emilia Romagna che su Facebook scrive:

QUESTO NON È SANREMO: È SANSCHIFO.
Uno schiaffo alle vittime e alle loro famiglie, al dolore, alle sofferenze inaudite delle donne sfregiate e violentate, un insulto senza precedenti a chi si è visto uccidere una figlia, una sorella, una compagna.
Il “cantante” Junior Cally sul palco di Sanremo è disgustoso. Uno che incita al femminicidio, allo stupro, alla violenza non può esibirsi tra i big del festival nazional popolare più famoso del Paese davanti a un pubblico di famiglie, giovani e bambini. È indegno. Come donna prima di tutto e come politico denuncio con rabbia questo scempio, è un’offesa a tutte le donne, uno schiaffo alle famiglie delle vittime di femminicidio. Uno che canta “l’ho ammazzata, le ho strappato la borsa. C’ho rivestito la maschera” mentre si muove davanti a una giovane ragazza legata mani e piedi a una sedia e con un sacchetto sulla testa, mentre cerca, inutilmente, di liberarsi non è arte. È schifo, violenza, aberrazione.

Le frasi incriminate non sono contenute nel brano sanremese antipopoulista No, grazie, ma in alcune canzoni che ha pubblicato nel corso della sua carriera, come Strega (2017):

Lei si chiama Gioia
Balla mezza nuda, dopo te la dà
Si chiama Gioia perché fa la troi..
L’ho ammazzata, le ho strappato la borsa.
C’ho rivestito la maschera.

In Regola 1, inoltre, il cantante mascherato sogna di sottomettere Giudy Ferreri, Greta Menchi ed Elisabetta Canalis e definisce “Senza tette” i rapper avversari, come se l’importanza di una donna dipendesse dalla misura del reggiseno.

La riposta di Antonio Signore arriva con una nota da parte del management dell’artista:

La posizione dell’artista è contro il sessismo, i passi avanti o indietro e contro la violenza sulle donne.

I messaggi scritti sono dunque finzione e non pensieri dell’artista, cosa che accade da sempre nell’arte:

Lungi da me scomodare i grandi nomi del cinema, della letteratura, della storia dell’arte, da Tarantino a Kubrick, da Gomorra a Caravaggio e scrittori come Nabokov e Bret Easton Ellis: l’arte può avere un linguaggio esplicito e il rap, da sempre, fa gran uso di elementi narrativi di finzione e immaginazione che non rappresentano il pensiero dell’artista.

Nel messaggio si fa anche notare come altri artisti passati da Sanremo o addirittura in gara o ospiti in questa edizione abbiano scritto frasi che si potrebbero considerare sessiste e violente:

  • Vasco: “E’ andata a casa con il negro la troia… Ti taglio la gola, ti taglio la gola, appena sei sola ti taglio la gola”.
  • Afterhours: “Sei più bella vestita di lividi”.
  • Marco Masini: “Bella stronza mi verrebbe di strapparti quei vestiti da putt.na e tenerti a gambe aperte”
  • Achille Lauro: “L’amore è un po’ ossessione, un po’ possesso, carichi la pistola e poi ti sparo in testa”.
  • Miss Keta: “Toccami la gamba, passami la bamba, Poporoya, Jo sono la tua tro.a, MIlano, coca, sushi, moda”.

La nota si conclude ribadendo l’insensatezza della protesta:

E’ evidente che su questa polemica non solo Junior Cally e le sue rime, ma anche le donne e il sessismo non c’entrano nulla. Due sono le cose: o si accetta l’arte del rap, e probabilmente l’arte in generale, che deve essere libera di esprimersi e si ride delle polemiche, oppure si faccia del Festival di Sanremo un’ipocrita vetrina del buonismo, lontana dalla realtà e succursale del Parlamento italiano.

La polemica è finita o dobbiamo aspettarci un nuovo round?

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