Justin Timberlake, intervista a Rolling Stone
Ecco alcuni passaggi dell’intervista di Justin Timberlake alla rivista Rolling Stone in occasione dell’uscita del nuovo album, The 20/20 Experience
The 20/20 Experience è un successo assicurato. Vendite vicinissime al milione di copie durante la prima settimana di debutto solo in America. Noi di Soundsblog lo abbiamo promosso, la critica internazionale si è un po’ divisa sull’ultimo album di Justin Timberlake.
Il cantante ha rilasciato poche interviste per promuovere il suo lavoro, vi riportiamo alcune risposte apparse sul mensile Rolling Stone in edicola. A fargli le domande sono stati Cameron Capers e Allison Spice, due studenti del Grammy Camp, formazione sull’educazione musicale aperto a chiunque.
Ecco cosa lo ha spinto a tornare con un disco nuovo:
“Il mio ultimo album (Future Sex/Love Sounds, 2006) è stato molto impegnativo, specie il tour che ha seguito l’uscita del disco. Era già previsto che mi prendessi una lunga pausa, cosa che non aveva nulla a che fare con gli impegni per il cinema. Non sono uno da discografie con 10 o 15 titoli: tre dischi in 11 anni, questo è il mio standard. Voglio che ogni disco, per me, sia un evento speciale (…)”
Justin ama la musica, da sempre importante per lui (“Ho 32 anni e fare questo lavoro mi piace ancora come quando ne avevo 18”), e sottolinea il grande rapporto creatosi con Timbaland:
“Non c’è nessun altro nella mia vita con cui ho una relazione simile. Siamo come fratelli. Ci sono persone con cui non hai bisogno di parlare, sanno già chi sei. Io e Tim entriamo in studio e quasi non apriamo bocca. Lui comincia ad armeggiare con le macchine e io improvviso un loop, magari accenno una melodia, e da lì inizia il flusso delle idee”
Una canzone per lui veramente “senza tempo”?
“Se Stevie Wonder facesse uscire “Superstition” oggi suonerebbe nuovissima… Come gran parte dei pezzi di Marvin Gaye, Michael Jackson, Prince. O qualsiasi disco con la produzione di Quincy Jones…”
Il titolo “The 20/20 Experience” ha un significato ben noto:
“Si riferisce all’esperienza della vista perfetta, cioè chi ha di più di dieci decimi. Si, sono veramente pessimo con i titoli… a volte le canzoni non ho proprio idea di come chiamarle e allora butto lì la prima cosa che mi passa per la testa”
Infine, il consiglio ad un giovane musicista che ha la speranza di diventare professionista in quel settore:
“Bisogna ascoltare più cose possibili, anche quelle che ti sembra che non ti piacciano. Perché non sai mai da dove potrà arrivarti l’ispirazione”
Fonte | Rolling Stone, n° 114