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Karma, l’ultimo capolavoro di Kaos

Con il suo terzo ed ultimo album Kaos riesce finalmente a raggiungere il Nirvana, dopo aver estinto il suo debito Karmico. L’immagine sulla copertina del disco sintetizza perfettante il compiersi di questa azione. Un delicato uccellino, simbolo dell’anima pronta a prendere il volo, che è posato su del filo spinato, come quello che l’artista ha

pubblicato 10 Ottobre 2007 aggiornato 1 Settembre 2020 00:44

Con il suo terzo ed ultimo album Kaos riesce finalmente a raggiungere il Nirvana, dopo aver estinto il suo debito Karmico. L’immagine sulla copertina del disco sintetizza perfettante il compiersi di questa azione. Un delicato uccellino, simbolo dell’anima pronta a prendere il volo, che è posato su del filo spinato, come quello che l’artista ha tatuato sulla pelle e che è da sempre suo emblema. Chi conosce gli stilemi e le tematiche care a Kaos, potrebbe anche leggere in questa foto il conflitto interiore fra due sentimenti che convivono forzatamente. La sue liriche sono disseminate di simbolismi facenti riferimento ad opposti che si scontrano, come il giorno e la notte, lo Ying e lo Yang piuttosto che il bene ed il male, opposti come alcune strumentali, struggenti e malinconiche che si infiammano sulla sua voce ruvida e sporca, incalzante e senza respiro.

Arrivato a 7 anni di distanza dal secondo LP, Karma è il disco della maturità artistica di Kaos e ne rappresenta il testamento musicale. A dire il vero, andando a rileggere oggi, alcuni testi tratti da “L’Attesa”, si capisce che già allora, nel ’99 c’era la volontà di lasciare il microfono ed abbandonare le scene. Un esempio su tutti è il ritornello di “Oltre La Fine:

“Puoi gia’ contarmi tra gli assenti, sono gli ultimi istanti,
da qui in avanti sono fuori dai combattimenti …contenti?
La mia missione adesso e’ giunta a conclusione,
vedremo chi avra’ ragione solamente oltre la fine.”


Altri inequivocabili riferimenti possono essere ritrovati ne “La Via Del Vuoto”, e “L’Attesa.” Rispetto al precedente, questo album ha il pregio di essere molto più diretto ed essenziale, meno criptico nel linguaggio e anche dal punto di vista musicale il passo avanti è stato notevole. Alle macchine Kaos ha chiamato Mace, Dj Shablo e Don Joe, il quale ha firmato la maggior parte delle basi. La sorpresa più bella arriva proprio dal produttore milanese dei “Club Dogo,” chi si aspettava di sentire il solito, abbondante uso di synth e bassline elettroniche, questa volta è rimasto deluso.

Qui i suoni sintetitici ci sono, ma fungono solo da comprimari al servizio di raffinati campioni soul anni ’70, quelli a qui Kaos, Deda e Neffa ci avevano abituato nelle produzioni precedenti. Tornando a parlare di linguaggio diretto, è evidente la volonta dell’autore di lasciarci un messaggio preciso di amore e fedeltà nei confronti dell’HipHop, prima di andarsene mette in chiaro le cose in modo che chi verrà dopo di lui potrà seguire la giusta direzione e non perdersi nei mille tranelli che questo mondo (quello della musica) sa riservarci. Nella traccia dal titolo “1,” Kaos se la prende con alcuni vecchi esponenti dell’Hiphop italiano che in qualche modo, per soldi, hanno tradito la scena:

“siamo alle solite, qualcosa è poco chiaro
come nato per rappare e adesso pseudo metallaro
ovvero milioni d’euro per un flop, regina dell’hiphop
che adesso in radio spinge i dischi delle lollipop”

In Mu-Sick si scaglia contro la musica commerciale e le sue regole dettate dalle Major, quella fatta senza amore:

“generazioni intere con la radio radioattiva
e se ci metti l’iva poi il bollino bello in vista
per te è un bene di lusso, per me è un lusso che esista
comé che il prezzo è uguale pure se la metti in saldo?
“la vittima è la musica” …e il suo corpo è ancora caldo”

In altri brani si parla di Internet e della realtà attuale dei download musicali, c’è un pezzo sulla religione incentrato sull’ateismo di Kaos ed un altro ancora in cui una notte insonne è solo il pretesto per un viaggio mistico nelle proprie paure ed insicurezze. C’è anche spazio per un brano molto divertente e solare (l’unico con base tutta elettronica) in cui Kaos e Moddi tessono le lodi di Dj Trix, responsabile dei cuts e dell’arrangiamento. Il disco, come la carriera di Kaos si chiude con “Fine,” pezzo splendido e struggente in cui l’artista si accomiata dai fans e dalla scena. Si dice che la musica serva a trasmettere emozioni, ma raramente io sono arrivato fino al punto di versare una lacrima ascoltando una canzone. Con “Fine” è successo, sia perchè il testo è toccante e sincero, sia perchè l’idea di non poter più ascoltare un’altra rima di Kaos, in questo momento, mi mette una tristezza infinita. Calandomi nei panni del rapper invece, mi risultano chiare le sue motivazioni e ne applaudo il coraggio e la coerenza. “Karma” è un disco che tutti gli amanti della buona musica devono avere nella propria collezione, appena uscito si candida già ad essere una delle pietre miliari nella storia dell’HipHop italiano.

La sua partenza lascierà un vuoto difficilmente colmabile nel breve periodo, speriamo solo che si ritiri come si era ritirato Jay-Z, anche se dubito che Kaos possa tornare sui suoi passi. Possiamo dire solo grazie Marco, per tutte le emozioni che hai saputo trasmetterci e non ti dimenticheremo, perchè nel buio tu cammini con noi…

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