Kasabian a Soundsblog: “La musica rock serve a correre rischi e portarti dappertutto”
Serge Pizzorno e Tom Meighan hanno approfondito qualche dettaglio sul nuovo disco, in uscita il 10 Giugno in Italia, chiarendo anche l’eterna controversia sulla salute della musica rock.
O Tom Meighan deve aver studiato qualche manualetto di buone maniere su come trattare con gli italiani oppure è cordiale di natura, e per un inglese non è così scontato: il cantante dei Kasabian non la finisce di ripetere “Grazii, graziii” e abbraccia affettuosamente con caloroso trasporto le ragazze presenti, riservando ai ragazzi una più maschia pacca sulle spalle. Ti viene quasi voglia di invitarlo al pub a farsi un pinta insieme e parlare di com’è andata la giornata, ma sono solo le undici di mattina e non è il caso (più che altro per la giornata, cominciata relativamente da poco): bisogna assorbire la presentazione del nuovo disco dei Kasabian 48:13, in uscita domani 10 Giugno per la Sony Music, e non c’è modo di sfuggire alla sorveglianza per un paio di birre in libertà.
Al contrario, Serge Pizzorno sembra espressione un aplomb più squisitamente british dall’alto del suo metro e novanta di magnetica magrezza; sorride e stringe le mani al gruppetto stampa presente, quasi a mantenere un distacco timido che non ha ragione di esistere, perché lo vedi che è particolarmente affezionato a questo disco. 48:13, quinto lavoro in studio dei Kasabian in dieci anni (il primo disco omonimo è del 2004), è un album particolare, affatto scontato, difficile da cogliere al primo ascolto nonostante sia trascinato dalla potenza esplosiva del primo singolo Eeh-Ez, che non faticherà a riempire le radio di questa estate 2014: nell’album si rincorrono psichedelie e chitarre da rock’n’roll anni Sessanta, sperimentazioni e passaggi strumentali, ispirazioni acustiche e momenti che guardano al rap.
Abbiamo avuto modo di partecipare ad una piccola chiacchierata con Tom Meighan e Serge Pizzorno dei Kasabian per sapere cosa avessero da raccontarci su 48:13.
Come vi sentite di fronte a questo nuovo capitolo della storia dei Kasabian?
Stiamo bene, molto bene, siamo positivi. Il nuovo lavoro è molto immaginario… Stiamo per suonare in parecchi live, siamo veramente in un buon momento.
Come definireste i Kasabian oggi?
Serge: Rosa! (ride) E’ un colore bellissimo, fa sembrare che tutto sia possibile.
Venite da una tradizione di album importanti, come vi relazionate con questo? E a cosa avete rinunciato?
La pressione che abbiamo sentito veniva proprio da questo: volevamo fare del nostro meglio e non solo per il mondo fuori dallo studio. Elementi, opinioni, non era necessariamente per questo che avevamo intenzione di creare il nostro disco migliore. Dovevamo tenere a mente tutto? E’ come se devi infilare dieci strade in un tunnel: ce le devi far entrare, in qualche modo.
Che intendevate dicendo che Kanye West vi è stato di ispirazione?
Non era necessariamente il suono, più l’attitudine, il come ci siamo posti. E’ un altro modo di interpretare il rock’n’roll.
E’ vero che è il vostro migliore album sinora?
E’ una questione di creatività. Suoniamo insieme da tanto, abbiamo iniziato a 16-17 anni, adesso ne abbiamo 33… Siamo maturi
Come mai avete intitolato il disco con la durata?
E’ venuto fuori.. per questo album è stato tutto molto diretto, è venuto fuori così, semplicemente così. E’ vero, è una cosa da pazzi: avevamo pensato di intitolarlo così ben prima di verificare che la durata fosse realmente questa..
Il vostro show a Bologna è sembrato un rave party e in questo disco o parlate proprio di rave party: è questa la direzione che state prendendo?
Credo che noi abbiamo avuto sempre la capacità di unire le persone; ci sono sempre persone dal cervello leggero nelle nostre serate. Nei concerti si tratta soprattutto di tirare fuori le emozioni: le persone sentono l’energia che tiri fuori da loro
La musica psichedelica vi ha ispirati?
Ti dà la libertà di andare dove vuoi e non essere inchiodato da qualche parte. La psichedelia è importante per la musica rock, ti fa percepire la capacità di correre un rischio e andare ovunque tu voglia. Non significa restare ancorati ad un certo sound che sarebbe noioso, ti libera.
Nell’album c’è anche tuo nonno (di Serge Pizzorno): come lo hai convinto? com’è stato registrare con lui?
E’ stato bellissimo. Ha 94 anni, è stato proprio bello. Lui è di Leicester, ha sempre vissuto lì, è stato quasi un ritorno alle radici e è vivo in questo disco. Siamo molto orgogliosi di essere di Leicester, come del nostro accento. Siamo tutti di lì, è il posto da cui veniamo: è un’altro legame con la città e con chi siamo, praticamente.
Suonerete a Leicester la stessa sera che l’Italia giocherà contro l’Inghilterra (il 14 giugno, per i Mondiali 2014, ndr) ..
Tom: No, non è la stessa sera per fortuna.. suoneremo il weekend precedente! (ridono). Sarà molto emozionante e incredibile, sarà anche molto strano a questo livello. Non abbiamo suonato in città per diversi anni, quindi non vedo l’ora.
Pensate alla resa dal vivo quando componete le canzoni? E che tipo di spettacolo vorreste metterci dentro?
Sì, avviene in modo naturale. E’ una bella responsabilità: hai bisogno di sogni grandi per riempire posti grandi… Ci vuole un po’, almeno due tre mesi, per capire cosa vuoi dal vivo.
Per la prima volta il disco è prodotto da voi come Kasabian, e specialmente da Serge: com’è stato lavorare da soli? Pensate di rifarlo? E anche per altre band?
Beh, ci abbiamo lavorato parecchio… E’ stato molto intenso, sei lì giorno dopo giorno a vedere come si sviluppa questa cosa. A guardare indiero adesso capisci perché suona così bene: perché ci sono dentro due persone che ci hanno lavorato al massimo di loro stessi, più di quanto possiate immaginare. E’ speciale quando lo senti, ormai è storia: non lo cambi, è potente.
Avete detto che il rock sta morendo….
…Siamo qui per salvarlo, non preooccuparti (ridono) Non lo so con sicurezza, però credo che siamo la scintilla per salvare questo rock’n’roll.
Volete essere d’ispirazione anche per rockband del futuro?
Tom: Spero di sì! Ci sono delle rockband grandiose là fuori. Non si tratta di essere cool o fighi, si tratta di suonare.
Serge: Se hai 15 anni, fatti una band e suona… Quello che dice Tom, essere cool ed essere in una band, non importa: l’unico modo per lavorare bene con la musica è essere fedele a te stesso.
Alla fine del disco c’è un pezzo acustico molto leggero.. volevate dare un’impressione di relax? Scissor Paper Stone parla anche della vostra amicizia (tra Serge e Tom) in questi anni..
Tom: Proprio questo. E’ un regalo per chi arriva alla fine col cervello strapazzato.. te lo meriti! Comunque è più di quanto possa spiegare, è difficile da mettere a parole.. E’ una cosa che mi fa impazzire quello che io e Serge abbiamo vissuto sempre a 5, massimo 10 minuti da casa mia, quindi proprio vicini. Non potremmo mai vivere a chilometri di distanza.
Avete scelto di chiamarvi Kasabian per Linda Kasabian. Dopo dieci anni vi siete pentiti?
E’ strano, ma avevamo 16 anni… sei diverso quando hai 16 anni. Adesso per noi significa musica, non significa nient’altro.
E’ vero che il titolo di Bumblebee è stato ispirato dal figlio di Sergio?
Ha detto che l’inizio della canzone sembrava uno sciame d’api.. Mi piaceva l’idea.
Non sembrate molto inclini alla tecnologia anche se usate moltissimo la tecnologia, computer etc: anche il successo della band passa da questo.
Serge: E’ una contraddizione, sì. Sta andando molto oltre, però, ciò che mi spaventa è che stia iniziando a dominare il tuo cervello: ci sono schermi ovunque… Forse è una cosa buona, ma secondo me no. Mi piace incontrare le persone, mi piace vedere le facce.
In effetti non ci sono più gli accendini ai concerti, solo gli smartphones..
Tom: Beh quelli erano più pericolosi, volendo (ride)
E su Glastonbury? Quest’anno sarete headliners, siete stati scelti prima dell’uscita del disco,quindi è una cosa grossa…
Eh sì! (ridono)
Beh ve lo siete guadagnato..
Sì, in effetti sì… La prima volta che abbiamo suonato a Glastonbury era dieci anni fa, la mattina del venerdì, adesso siamo headliner. E’ bello!
Per la prima volta avete introdotto delle piccole introduzioni in mezzo ad alcune canzoni. Volevate rendere 48:13 una corrente continua di emozioni?
Era quella l’intenzione, sì. Ogni canzone è esattamente dove deve essere, c’è voluto del tempo per stabilirne l’ordine. Sono lì perché la tua mente possa recepirle, iniziare un percorso con la musica e proseguirlo.
Le vostre canzoni sono state utilizzate come sottofondo per videogiochi, partite della Fifa e spot sportivi: avete in mente di prestarle di nuovo a qualche pubblicità?
Ancora non sappiamo se le faremo usare di nuovo.
Avete rivelato che Eeh-Ez è stata scritta in dieci minuti. Comporre è sempre così immediato per voi oppure alcuni brani hanno avuto bisogno di una rifinitura più lunga e maggiore?
Solitamente non è mai così facile.. è un processo in divenire. Treat, ad esempio, ha avuto bisogno di più tempo, tipo 5 take. Passiamo parecchio tempo in studio.
Quanto è forte la vostra relazione con l’Italia?
(Tom) E’ molto appassionata! C’è una fan base molto forte qui. La prossima volta suoneremo a San Siro, me lo sento. I concerti saranno meravigliosi: il rock’n’roll è divertimento e stare bene, non è essere fighi e girarsi intorno. Noi siamo qui per portare la paura fuori dalle persone, toglierla da loro.
(Serge) La risposta negli altri anni è stata incredibile. Ci piace molto suonare in Italia, è una cosa da pazzi, sembra di sentirci a casa, quasi non ci si crede.
Qual è la vostra relazione con l’hip hop?
E’ sempre stata particolare. E’ l’onestà dell’hip hop che mi piace, sono gli elementi insieme che colpiscono. Sono genuini, potenti. Per me è qualcosa di quasi futuristico.
Nelle canzoni vi riferite ad un mondo visto sotto l’effetto di droghe: è meglio o no?
Tom: Beh, sì.. (ride) Scherzo, però è meglio vederlo sotto effetto psichedelico!
E se vi dicessi degli Oasis… pensate che si riuniranno?
Assolutamente no.. Non crediamo lo faranno mai. Se c’è una frattura, è difficile da risanare.. Dovranno almeno recuperare il loro rapporto come fratelli, ad un certo punto dovranno ritrovare l’amore tra loro. Lascia perdere la musica… sono sicuro che un giorno questo accadrà. Quando qualcosa è rotto si può recuperare, però pensaci.. per esempio noi non potremmo mai esistere senza Serge, sarebbe da pazzi.
C’è qualcosa di musica inglese che vi sentite di consigliare come ascolto?
Più dall’Australia… una band australiana, i Jagwar Ma, sono favolosi.
Chi vincerà la Coppa del Mondo?
Tom: Non lo so… Di sicuro non l’Inghilterra. Non dobbiamo dimenticarci della Spagna, e in Brasile ci sono i migliori calciatori del mondo..