Lamb Of God, As The Palaces Burn: Blogo ha visto il film in anteprima
Un documentario musicale che si trasforma in ‘legal thriller’: un film unico, e assolutamente vero, descrive il calvario di Randy Blythe, accusato di omicidio a Praga.
La storia di questo dvd, As The Palaces Burn, è nota ai fan dei Lamb of God: nel 2012 la band di Richmond aveva deciso di girare un classico documentario che seguisse un tour nei posti più remoti del mondo, intervistando i fan più esaltati in Colombia, Israele, India… ma all’improvviso, nel Giugno 2012, il cantante Randy Blythe fu arrestato (davanti alla band e alla troupe del film) all’aeroporto di Praga, venendo portato in carcere con l’accusa di omicidio colposo nei confronti di un fan morto dopo un concerto dei LOG nel 2010.
E’ brutto dirlo, ma il regista (Don Argott) in quel momento ha avuto il colpo di fortuna della vita: il documentario si è trasformato in un ‘dramma legale’, una battaglia per la libertà da parte di un uomo che si è trovato in carcere in un posto di cui non conosceva lingua, usanze, e per lungo tempo senza nemmeno comprendere l’accusa. Randy ha affrontato il processo, ed il regista ha avuto un accesso unico ed esclusivo a lui, alla band, ai suoi legali e all’aula di tribunale.
Dopo aver fatto tutto il giro dei festival cinematografici e raccolto consensi, ora il dvd di quel documentario è uscito, distribuito da Epic/Sony in formato doppio dvd.
Sul primo disco, il documentario intero. Si inizia, come di rito, con le preparazione pre-tour, e poi si vola in Sud America, in Israele ed India. La parte europea di quel tour (che passò anche da Milano per il Gods Of Metal) è tralasciata, e si passa direttamente al volo in aereo verso Praga, e al racconto di quel che è successo. Poi la prigione improvvisa, i primi piani della band e del manager che racconta al telefono, il giorno dopo l’arresto, al sua incredulità. Le udienze preliminari, sempre più cariche di tensione perchè Randy ancora non ha idea del perchè sia finito in prigione. Il rilascio su cauzione, gli incontri con gli avvocati locali, la traduttrice, il temporaneo ritorno a casa e la coraggiosa decisione di tornare a Praga per il processo. Le mille sigarette fumate mentre gli avvocati si consultano, e poi tante immagini dal processo, con tutti i trucchi di accusa e difesa. Si scopre che uno dei punti cardine dell’accusa era che il ragazzo morto avesse male interpretato, per motivi linguistici, la classica affermazione di Randy “Come on” – non un semplice “Avanti”, ma un “Salite sul palco”, cosa vietata. Vengono mostrati in aula filmati di Randy che dice C’mon a vari concerti, compreso quello del Febbraio 2010 in cui i Lamb of God suonarono a Bologna con Job For A Cowboy e August Burns Red.
Le lacrime di Randy mentre chiede scusa allo zio della vittima, dicendo che però lui non c’entra niente. I dubbi sulla prigione o l’assoluzione.
Non è un mistero come sia andata a finire (il fatto che la band abbia suonato un concerto a Milano nel Gennaio 2014 è un spoiler?), eppure si rimane inchiodati allo schermo durante le fasi finali del dibattimento in aula, e la dignità di Randy viene fuori in tutta la sua potenza.
Sul secondo dvd si trovano gli “scarti” del documentario, riprese interessanti che avrebbero trovato posto su un documentario normale, se non avesse preso la piega legale a Praga. Seguiamo a fondo la vita di una ragazza indiana che sfida i pregiudizi per cantare metal, vediamo gli indiani che tranquillamente dicono che per vedere il concerto dei LOG si sono fatti 22, 30, 45 ore di treno (e i treni indiani non sono comodissimi come i FrecciaRossa).
Vediamo Randy che insiste per visitare una delle favelas più pericolose della Colombia, e poi lo vediamo al muro del pianto in Israele.
C’è John che imbraccia un fucile semiautomatico nel suo giardino e spara contro meloni, bottiglie, pupazzi… ognuno si rilassa come preferisce. Vediamo Randy alle prese con i trick dello skateboard. Il secondo dvd è insomma un secondo documentario, più “tradizionale”, comunque interessantissimo. Ci sono anche interviste a Slash e ai Gwar riguardo l’importanza dei Lamb of God: tutto finito sul pavimento virtuale della sala di montaggio, tutto tagliato perchè Randy è finito in prigione e la strada ha preso una direzione diversa. E’ anche questo un modo per capire come la vita e i piani possono cambiare all’improvviso.
La visione è consigliata a tutti, anche a chi non segue assiduamente i Lamb Of God, ma vuole sapere cosa succede intorno ai concerti metal. Il moshing, la security, lo stagediving… i rischi che si corrono volontariamente.
Unica nota negativa, per il pubblico italiano? Non ci sono sottotitoli, nè in italiano (impossibile pretenderli), ma nemmeno in inglese. Quindi, o conoscete bene la lingua, o altrimenti tutta la parte “legale” del film andrà un po’ persa. E sarebbe veramente un peccato.