Le dieci canzoni più storpiate dagli italiani secondo Spotify: la playlist
Secondo un sondaggio effettuato da Spotify, oltre il 50% degli Italiani sbaglia a cantare i testi di alcune canzoni: ascolta la playlist su Soundsblog e scopri quali sono le più storpiate.
L’idea è partita da Spotify, il servizio di musica in streaming che sta conquistando sempre più gli utenti, e anche la rivista inglese NME ha ripreso il filone: quali saranno mai le canzoni con le lyrics più storpiati e incompresi della musica mondiale, che danno origine a abbinamenti surreali e testi alla Salvador Dalì?
In Inghilterra al primo posto in classifica si trova Sweet Dreams degli Eurythmics, che secondo gli ascoltatori britannici inizia con un Sweet dreams are made of cheese / who am I to disagree? L’odore dello stilton gli avrà dato alla testa per arrivare a concepire un testo del genere, ma non va molto meglio alla seconda classificata, We Found Love di Rihanna, che diventa a seconda del contesto uno spot per una nota marca di saponi e deodoranti (per cancellare la puzza di formaggio?) o un inno alle rondini (in inglese dove): we found dove in a soapless place. Terza classificata per NME è Constant Craving di kd lang, che diventa Can’t stand craving.
E gli italiani? Sì, perché ci sono notevoli strafalcioni anche tra le canzoni di casa nostra. Secondo il sondaggio di Spotify, oltre il 50% degli italiani si inventa le parole in modo creativo per supplire a conoscenze scarse di testi. La si fa facile, ma quanti di noi avranno cantato un centroitalico “motocicletta, vacce a capi’” su Il tempo di morire di Lucio Battisti almeno un paio di volte nella vita, prima di scoprire che invece si parlava di cavalli potenza della suddetta moto? Nella classifica stilata da Spotify, però, trionfa un pezzo in inglese: è la sigla del telefilm Dawson’s Creek cantata da Paula Cole, I don’t want to wait, per una generazione intera storpiata in un onomatopeico “anouanouei” o “adouanauei“.
Altra sigla degna di invenzioni surreali è quella di Friends, I’ll be there for you dei Rembrandts, che inneggia alla pulizia intima con un “Al bidè for you“; d’altronde era la stessa Phoebe, una delle protagoniste del telefilm, a dare sfogo nelle sue cover ad un’improbabile versione di Tiny Dancer di Elton John, che diventava Hold me close young Tony Danza.
Nella classifica italiana è in seconda posizione Non Amarmi di Aleandro Baldi e Francesca Alotta, hit di Sanremo 1992: “non amarmi perché vivo a Londra” invece di “perché vivo all’ombra“, dove la colpa di un amore impossibile veniva scaricata sulla capitale della perfida Albione, forse per evitare le conseguenze di una storia a distanza. Tra le altre classificate, anche la hit di questa estate Get Lucky dei Daft Punk, con il ritornello trasformato in un “We rob a Mexican Monkey“. L’esercito delle scimmie elettroniche invaderà Città del Messico?