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Le icone della musica: Freddie Mercury

Non diventerò una stella, diventerò una leggenda! Voglio essere il Rudolf Nureyev del rock n’ roll.Solo un fenomeno e una personalità spiccata come quella di Freddie Mercury avrebbe potuto presentarsi così, e aveva visto giusto. Il cantante avrebbe compiuto gli anni proprio ieri (era nato il 5 settembre del 1946), e lo ricordo con nostalgia

pubblicato 6 Settembre 2010 aggiornato 31 Agosto 2020 00:13

Non diventerò una stella, diventerò una leggenda! Voglio essere il Rudolf Nureyev del rock n’ roll.

Solo un fenomeno e una personalità spiccata come quella di Freddie Mercury avrebbe potuto presentarsi così, e aveva visto giusto. Il cantante avrebbe compiuto gli anni proprio ieri (era nato il 5 settembre del 1946), e lo ricordo con nostalgia per le emozioni che ha saputo trasmettere nel corso di oltre vent’anni di carriera. Ha lasciato un vuoto incolmabile per tutti gli amanti del rock e della buona musica. Freddie Mercury, il frontman per eccellenza, musicista, compositore dalla insuperabile potenza vocale e dal timbro inconfondile, capace di raggiungere altezze incredibili senza usare il falsetto, era una vera star.

Personaggio con l’arte nel sangue, leader rappresentativo di un gruppo, i Queen, dal sound trascinante, che mescolò hard rock, lirica, e pop come nessuno aveva mai osato fare, nel brano “Boehmian Raphsody”(qui c’è il video ufficiale). E che dire di “Radio Ga Ga” che racconta la nostalgia per il periodo d’oro della radio, del video eccezionale di “I want to break free”(qui) dove un simpatico Freddie in abiti femminili, magliettina rosa, e immancabili baffi diverte da morire oltre a deliziarci con una canzone energica, e ancora l’incalzante “Another One Bite the Dust” (qui) scritta dal bassista John Deacon.

E ancora “Somebody to Love” (ecco il video) che ha fatto la storia del rock mondiale, e l’emozionante, da veri brividi lungo la schiena “Who wants to live forever” (il video in un live del 1986 a Budapest è qui), e la mitica “The show must go on” scritta da Brian May e dedicata a Freddie. Sono solo alcune, dato che tutti i pezzi che hanno scritto e interpretato sono rimasti nella storia della musica.

L’artista era capace di presentarsi sul palco vestito in tutina bianca e nera fasciante nel 1978, o in abiti regali per presentare “God Save The Queen” nel live di Wembley del 1986 per affascinare il pubblico, o ancora di dare l’addio ai fan con gran coraggio nel video in bianco e nero che rimarrà nella storia dal titolo “These are the days of our lives”. Conosceva la sua grandezza, ne era consapevole anche se diceva che non si considerava il leader dei Queen, solo il più importante (con l’ironia e intelligenza che lo contraddistingueva).

Conosciamo molto dei Queen, forse un po’ meno del periodo da solista di Mercury, tra gli anni settanta e gli anni ottanta quando il cantante portò avanti un progetto continuativo, grazie al quale pubblicò due album di studio e vari singoli. Un’esperienza mi ha incuriosito. Quella in cui il re del rock e il re del pop hanno deciso di metter su una breve ma intensa collaborazione per dar vita a un brano che non sarà mai pubblicato ufficialmente, del 1983, dal titolo “State of Shock”. Sì, avete capito bene Michael Jackson dopo aver scritto la canzone ha duettato con Freddie Mercury putroppo solo in studio. Ascoltate, di seguito, la carica inconfondibile dei due artisti.

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