Home Classifiche Musicali Le pagelle delle canzoni in gara a Sanremo 2009. Per Repubblica: ottimi gli Afterhours, pessimo Povia

Le pagelle delle canzoni in gara a Sanremo 2009. Per Repubblica: ottimi gli Afterhours, pessimo Povia

Premessa: noi di Soundsblog seguiremo con voi il Festival di Sanremo e solo dopo le esibizioni in gara potremo esprimere i nostri giudizi e commentare insieme a voi lettori le canzoni e le esibizioni.I giornalisti intanto hanno già potuto ascoltare i pezzi e, tra questi, vi segnalo i commenti e i giudizi di Gino Castaldo,

di dodo
pubblicato 3 Febbraio 2009 aggiornato 31 Agosto 2020 17:26


Premessa: noi di Soundsblog seguiremo con voi il Festival di Sanremo e solo dopo le esibizioni in gara potremo esprimere i nostri giudizi e commentare insieme a voi lettori le canzoni e le esibizioni.

I giornalisti intanto hanno già potuto ascoltare i pezzi e, tra questi, vi segnalo i commenti e i giudizi di Gino Castaldo, penna di punta de La Repubblica, grande giornalista, scrittore ed esperto musicale nonché – parere personale – molto spesso vicino ai miei gusti e giudizi.

Vediamo allora il buon Gino cosa ci racconta riguardo alle canzoni degli Artisti di questo Sanremo 2009. Cominciando da quanto potevamo già immaginare sulla carta: la canzone più bella sembra essere quella degli Afterhours e la peggiore quella di Povia. A seguire le schede dettagliate di ciascun brano.

Le Pagelle di Gino Castaldo
(da La Repubblica)

L’opportunità
Pupo/Belli/Youssou N ‘Dour
Tante mani e tante voci per un pezzo che non brilla certo per originalità. Il tema dell’accoglienza è trattato con didascalica ovvietà. Ma almeno qualcuno ne parla, e poi la voce di Youssou N ‘Dour è un lusso magnifico, sarà come un fiore nel deserto, potente e immaginifico
Voto: 6—

Una piccola parte di te
Fausto Leali
Teneramente, ma con i muscoli vocali di sempre, Leali canta del rapporto tra padre e figlio. Melodia tradizionale, testo decisamente ovvio, classico ritornello di cuore con l’orchestra a vele spiegate. Quasi da buttare se non fosse per la voce da vecchio leone
Voto: 4

Più sole
Nicolai/Di Battista
Un po’ di sana gioia musicale. Il testo di Jovanotti, la voce della Nicolai, il travolgente sax di Di Battista portano al festival una insperata aria di solare positività. È un pezzo da cantare. Mette di buonumore, fa muovere il bacino, una pausa deliziosa tra tanti modesti melodrammi d’amore
Voto: 7

Ti voglio senza amore
Iva Zanicchi
Sembrerebbe audace cantare di un sesso senza amore. E per di più in età matura. Ma di queste cose si cantava già decenni fa. Solo al festival pare che non se ne accorgano. La signora ci riprova, ma cosa può darle un ennesimo festival?
Voto: 3

Il bosco delle fragole
Tricarico
Stralunato come Alice nel paese della meraviglie, torna sul luogo del delitto con una filastrocca demenziale, ma a suo modo arguta, almeno per chi benevolmente vorrà ascoltarla senza pregiudizi. E noi siamo tra questi
Voto: 7

Biancaneve
Alexia/Mario Lavezzi
Un brano piuttosto scialbo che non rende giustizia all’esperienza e al talento di Mario Lavezzi. La ballad scorre liscia, decisamente innocua, e rivela un’Alexia più morbida ed elegante del solito. Ma nulla di più. E nell’arena festivaliera era lecito attendersi qualcosa di più dall’insolita coppia
Voto: 4

L’Italia
Marco Masini
Che tempi i nostri, se per una denuncia del genere bisogna aspettare Masini. Da buon toscano, non nuovo a spunti disperati e turpiloqueschi, se la prende con il paese. Il compito è arduo e gli manca il carisma della grande canzone d’autore, ma gli va dato atto di averci provato
Voto: 5,5

Luca era gay
Povia
Che infelicità essere gay. Di cosa parla oramai lo sanno tutti. Ma noi l’abbiamo anche ascoltata e il problema è che si tratta di un pezzo davvero brutto. Il rap non si addice a Povia. E neanche la canzone a tesi. Troppa foga di dimostrare qualcosa di cui non si sentiva il bisogno
Voto: 1

Il mio amore unico
Dolcenera
Arruffata e ruvida, spinge sull’acceleratore come se bastasse la voce da pantera per diventare rock. Ma il pezzo proprio non c’è, e se è vero che il nome d’arte è ispirato alla omonima canzone di De André, allora dovrebbe studiare meglio le sue fonti di Ispirazione
Voto: 4

Il paese è reale
Afterhours
Sembreranno da tutti i punti di vista i “marziani a Sanremo”. È il fiore all’occhiello del festival, un bellissimo pezzo rock, in cui si intravede non solo la struggente rabbia del “paese reale” di fronte alla desolazione, ma anche un segno di genuina ispirazione musicale
Voto: 8

E io verrò un giorno là
Patty Pravo
La classe straborda. L’unica vera diva ancora in circolazione ha tirato fuori il pezzo da un autore debuttante, Andrea Cutri, e lo canta come fosse un pezzo di Leo Ferrè. C’è tutto: attesa, crescendo, ritornello di accettabile retorica e gran finale. Cosa volere di più?
Voto: 7

Uomo senza età
Francesco Renga
Sorprendente. Sembra tornato per vincere, con una canzone di puro bel canto, lirica e quasi tenorile. Dimostra qualità vocali non comuni e grazie a una magistrale interpretazione, riscatta la rischiosa e obsoleta classicità della canzone. Le giurie andranno in visibilio
Voto: 6

Vivi per un miracolo
Gemelli Diversi
Battagliano, picchiano, sparlano del paese e di tutti i suoi mali, lo fanno con la giusta cattiveria, dei veri duri che non mediano, con piglio da giovani tribuni, anche se disgraziatamente seguono tutti i cliché in cui può cadere inesorabilmente il rap
Voto: 6—

La forza mia
Marco Carta
Incredibile come si possa annullare qualsiasi senso di necessarietà in una canzone popolare. Il beniamino di Amici non esce dal solco delle canzoncine urlate a uso e consumo di giovani fan senza troppe pretese. Vorrebbe essere Ramazzotti, ma per ora è solo Marco Carta.
Voto: 3

L’amore è sempre amore
Al Bano
Ci pensa Al Bano a ricordare che almeno “l’amore è sempre l’amore”. Ma attenzione, il pezzo l’hanno scritto Morra e Maurizio Fabrizio, e quel pizzico di qualità in più costringe l’eroe dell’ugola ad abbassare i toni. Con guadagno di tutti
Voto: 4

Non riesco a farti innamorare
Sal Da Vinci
Tipica dalessiata, che ormai sembra una tassa immancabile al festival. Da Vinci, che è un buon interprete di canzoni napoletane, scolora la sua attitudine di un pezzo eccessivamente targato dal suo mentore e di scarso spessore. In una parola. inutile
Voto: 2

Via | Repubblica

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