Leo Pari, i “Lucchetti” come ‘un peso che ci lasciano l’anima imprigionata’ (intervista)
Leo Pari, Lucchetti è il nuovo singolo: ecco l’intervista al cantautore, le notizie sul nuovo disco e il significato della canzone
Leo Pari ha rilasciato “Lucchetti”, in rotazione radiofonica e disponibile sulle piattaforme streaming e in digital download, entrato nelle playlist di Spotify New Music Friday Italia e Indie Italia e in cover nella playlist Novità indie italiano di Amazon Music.
Questo singolo, come i precedenti “Matrioska”, “Doberman” e “Le Donne Sono Come Le Stelle”, farà parte del nuovo album di prossima uscita. Un concept album che ruota attorno al meraviglioso universo femminile con le sue infinite sfaccettature.
«Le storie d’amore finiscono, chi l’avrebbe detto? Non me lo ricordavo più quel sapore amarognolo in fondo alla gola che non ti fa uscire le parole proprio quando invece le vorresti gridare. È finita, non ha vinto nessuno, abbiamo perso tutti e due, e tutte le nostre foto, i nostri ricordi, i nostri momenti, le nostre canzoni, vanno a finire incatenate tre metri sotto al mare, chiuse da mille lucchetti».
Leo ha scritto il singolo “Lucchetti” e ne ha curato la produzione insieme a Gianluigi Fazio (Mengoni, Nek, Laura Pausini, Elodie), gli arrangiamenti sono ad opera di Nicola Balestri in arte Ballo (da quasi 20 anni al fianco di Cesare Cremonini) e registrate con la “Budapest Art Orchestra” a Budapest diretta dal Maestro Francesco Berta.
Leo Pari è un vero e proprio artigiano della musica pop: cantautore, musicista, producer ed autore, è un artista a 360° che aggiunge il suo tocco speciale ad ogni progetto. Ha all’attivo molte collaborazioni artistiche importanti. Come autore ha firmato canzoni come “Vorrei cantare come Biagio” di Simone Cristicchi e, recentemente, “Meglio di notte” di Francesco Renga e “Superbowl” di Elodie, in qualità di produttore ha lavorato a “Superbattito” primo album di Gazzelle, come musicista si è fatto conoscere dal grande pubblico suonando le tastiere in tour con i Thegiornalisti.
Leo Pari sarà in concerto domani, 17 ottobre 2020, al Largo Venue a Roma.
Mi racconti come è nata la canzone “Lucchetti”?
E’ una canzone che ho scritto credo un anno fa, prima del periodo del lockdown. E’ un pezzo nato sulla riflessione delle storie mie del passato, tante storie che sembrano svaniscano per passati ricordi, immagini, suggestioni, odori… Purtroppo – o per fortuna- non spariscono ma rimangono dentro di noi. L’immagine del lucchetto mi sembrava spiegasse in maniera esaustiva questa cosa: rimangono chiuse dentro di noi, in lucchetti. Non possiamo liberarle e liberarcene. Allo stesso tempo mi piaceva l’idea di stravolgere il senso del lucchetto in tema amoroso. Tutti lo pensano come simbolo dell’amore eterno, ponte Milvio, Moccia… Per me è qualcosa di angosciante, quasi un peso che ci lascia l’anima imprigionata con qualche catena.
Ho notato, infatti, nel testo che i lucchetti servono a chiudere le parole mai dette. E un passaggio è chiaro, quello “Io sto tre metri sotto al mare” con un chiaro riferimento (opposto) a “Tre metri sopra il cielo”
Assolutamente. E’ la citazione al contrario. Si parla della fine di un amore, è sempre difficile per tutti…
C’è secondo te un modo per aprire questi lucchetti?
Sarebbe affrontare ciò che è rimasto in sospeso non per forza per riaprire una storia ma per darsi una spiegazione. Molto spesso si usa l’espressione “due si sono lasciati bene”. Vuol dire rimanere in buoni rapporti ma comunque ti sei lasciata con una persona con cui si andava insieme parallelamente, fino al giorno prima, o intrecciandosi… poi, invece, si prenderanno due strade diverse. Però credo nel liberarsi di quello che non ci siamo detti in quel momento, ma ce lo diciamo adesso. Forse, in quel caso si riescono ad aprire i lucchetti.
Questo singolo, come i tuoi precedenti, anticipa un nuovo album. Si sa qualcosa sull’uscita?
Sicuramente uscirà nel 2020. Pensiamo sicuramente di mantenere questa idea, sono dieci canzoni.
E’ un concept album sull’universo femminile…
Sì, è un mondo che mi ha sempre affascinato per quanto mi ci senta affine, per altri versi mi sento distante. A volte risulta anche incomprensibile e ho deciso di approfondirlo attraverso i rapporti, uomini e donne, ci sono le controparti. L’impianto narrativo è un io che si rivolge a un Tu femminile.
In alcuni versi sei affine e in altri distante, mi accennavi… In cosa ti senti più vicino?
A volte mi capita di avere una sensibilità femminile molto spiccata. Sono sempre stato convinto che in ogni essere umano ci sia una parte predominante ma anche un’altra e diverse vie di mezzo. Mi capita di percepire spesso quello che una donna sente o prova…
Empatia?
Sì, forse proprio empatia. Devo riconoscere che, in questa scrittura dell’album, mi sono sentito molto, molto vicino a questo mondo.