Home Notizie Manupuma a Soundsblog: “Vi canto d’amore e protesta (ma non sono Paolo Conte!)”

Manupuma a Soundsblog: “Vi canto d’amore e protesta (ma non sono Paolo Conte!)”

Intervista a Manupuma sui suoi due singoli Ladruncoli e Charleston in attesa del primo disco, previsto in primavera

di grazias
30 Gennaio 2013 15:25

“Voglio un bacio da te che mi faccia vivere sull’onda”, sicuramente vi sarete ritrovati a canticchiare queste parole, protagoniste di un noto spot tv. Si tratta del verso di apertura del brano Ladruncoli, primo singolo di Manupuma, cantautrice dal timbro vocale graffiante e in grado di dare alla luce parole (non solo) d’amore. Pare proprio che sia nata un’artista italiana che, oltre a scrivere i propri testi, non ricade nel clichè delle (autocompiaciute) sofferenze sentimentali e questa mi sembra già un’ottima notizia. Anche per questo abbiamo contattato Manupuma per fare due chiacchiere con lei. Ecco cosa ci ha raccontato a proposito dei puma, dell’amore di Anthony Hopkins per le lucertole e dei suoi due singoli (Ladruncoli e Charleston) che faranno parte del primo disco, in uscita in primavera per la Universal:

Manupuma, per l’anagrafe sei Emanuela, quindi posso capire la prima parte del tuo nome d’arte…ma il puma? Da dove arriva?

L’ispirazione per il mio nome d’arte arriva da un seminario di teatro che frequentai a Roma tempo fa. L’insegnante del corso arrivava direttamente dall’Actor’s Studio di New York e uno degli esercizi che ci faceva fare era un po’ particolare: bisognava scegliere un animale e studiarne le caratteristiche in modo da sfruttarle poi per l’interpretazione dei personaggi a cui avremmo dato vita sul palco. Anche Anthony Hopkins ha utilizzato lo stesso metodo per recitare al meglio la parte di Hannibal Lechter. Lo sguardo gelido e fisso del serial killer de Il Silenzio degli Innocenti arriva proprio da un’analisi delle movenze delle lucertole, ad esempio. Io e i miei compagni di corso abbiamo deciso di andare allo zoo per scegliere il nostro animale rappresentativo e, quel giorno, mi sono trovata davanti ad una capretta, un leone addormentato e un puma. La scelta è stata semplice e immediata.

Parliamo di Ladruncoli, il tuo primo singolo. Dal ritornello sembrerebbe una classica canzone d’amore, ma nelle strofe citi, tra gli altri, Robespierre e Nerone, come li contestualizzi e perché questa scelta?

In Ladruncoli volevo parlare di protesta, di quello che stiamo vivendo, ma in modo del tutto apolitico e nel mio tipico stile di scrittura agrodolce. A chi ascolta sta poi il compito di fermarsi al livello di lettura che preferisce. Robespierre lo cito perchè, pur essendo stato un sanguinario, ha portato avanti una rivoluzione, quindi fa parte di quell’immaginario di rivolta da cui ho voluto attingere per scrivere il testo della canzone.

Nel testo ci sono anche riferimenti cinematografici…

Sì, parlo di un nuovo “Miracolo a Milano” in cui “noi vedremo alzarsi in volo tutto il silicone che ci resta”. Quest’immagine prende ispirazione dal film omonimo di Vittorio De Sica in cui, nel finale, i poveri volano via su una scopa verso una nuova vita. Io, ironicamente, sogno che questo possa accadere con tutto il botox e il silicone che ha deturpato le tette e il volto di molte signore a Milano e non solo. Ma non voglio criticare, è solo un modo per riderci su.

Sei stata paragonata a grandi artisti come Fred Buscaglione, Vinicio Capossela e Paolo Conte. Perché non ti accostano mai ad un nome femminile della musica italiana, secondo te?

Mah, sarà per la mia voce bassa o perché il mondo della musica italiana è maschilista! Scherzo, ovviamente. In realtà penso che nelle mie canzoni scrivo in modo un po’ crudo, un po’ agrodolce per descrivere la realtà di certe situazioni che in genere nelle canzoni sono più romanzate o condite di immaginari romantici. Però penso che, scrivendo in questo modo, mi avvicino di più al reale sentire di una donna che, oggi, non si piange addosso dopo una delusione d’amore ma magari s’incacchia anche un po’, esce e si fa due shot di vodka.

Quest’ultimo riferimento mi riporta al tuo secondo singolo, Charleston…

Sì, Charleston è un racconto e nasce proprio da una storia finita male (anche se non mia). Una mia amica si era innamorata del classico uomo sbagliato e io ho voluto raccontare così il suo stato d’animo. Ho intitolato il brano “Charleston” perché mi sembrava una buona idea inserire all’interno di un testo che descrive una crisi personale, il riferimento al momento di crisi che stiamo vivendo in generale, simile a quello della crisi del ’29.

Da dove prendi ispirazione per i tuoi testi?

L’ispirazione per i miei testi, non arriva “solo” da fatti autobiografici, ma anche da racconti di altre persone o dalla visione di un film che mi colpisce particolarmente. Mi sento un po’ come un fotoreporter che osserva scorrere la realtà per immortalarla in quello che, secondo lui, è lo scatto migliore e più rappresentativo.

C’è una cantante italiana con cui ti piacerebbe collaborare. Guarda che non puoi rispondere Paolo Conte, eh?

Ce ne sono tante. A livello di timbro mi piace molto Noemi, ma anche Alessandra Amoroso e Malika Ayane…

Tutte e tre hanno avuto a che fare con i talent o con Sanremo, cosa ne pensi della musica in tv?

I talent sono un buon punto di partenza per chi ha la passione per la musica e vuole diventare un interprete. Io sarei troppo timida per parteciparvi davvero, ma, nonostante questo, mi piacerebbe moltissimo andare a Sanremo. Credo che, nonostante Youtube, il Festival resti tuttora un’ottima vetrina.

Ora che l’abbiamo conosciuta meglio, vi presento i suoi due singoli Ladruncoli e Charleston, trattatemeli bene:

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