Mario Lavezzi a Blogo: “La musica di oggi? C’è decadenza. CampusBand 2016? Diamo un’opportunità”
Mario Lavezzi parla di CampusBand 2016, concorso per band universitarie. E sullo stato della musica italiana…
Ora anche le band universitarie hanno un’importante opportunità per mettersi in mostra e vincere un contratto con un’etichetta discografica. Stiamo parlando di CampusBand Musica & Matematica, un interessante concorso nazionale sostenuto da importanti realtà come la SIAE, il Comune di Milano, il Miur e Rtl 102.5. I promotori non sono i primi che passavano di lì, ma tre pilastri della musica italiana: Mogol, Franco Mussida e Mario Lavezzi. Noi abbiamo conversato con quest’ultimo, uno tra i più raffinati ‘music maker’ del nostro Paese.
“L’obiettivo principale di CampusBand è dare un’opportunità a chi ha la passione per la musica – ci spiega -. Tante band, anche negli anni Settanta o all’estero come successo con i Coldplay e i Radiohead, sono nate spontaneamente nell’ambito scolastico. Una volta ci si trovava nelle cantine o all’oratorio, oggi nelle sale prove: è un motivo di aggregazione fra persone che hanno analoghe passioni. Spesso, però, succede che facendo i dischi si faccia tutto tramite computer: si regista la parte del bassista in un momento, quella del batterista in un’altro e poi si mixa tutto con il pc. Si dovrebbe tornare a suonare come si faceva un tempo”.
Le band emergenti fanno fatica a ‘venire a galla’ nel panorama musicale italiano?
“E’ proprio questo uno dei motivi per cui abbiamo dato vita a CampusBand. Noi gli diamo una possibilità. La band vincitrice avrà l’occasione di pubblicare un singolo, promuoverlo e, perché no, anche partecipare di diritto ad un talent. Oggi è quello il luogo, forse principale, dove si ha la possibilità di promuovere i giovani. Il nostro non è un talent, è un modo diverso di dare visibilità”.
Lavezzi, Mogol e Mussida: quale sarà il vostro ruolo?
“Il nostro è un ruolo di guida. Abbiamo inserito dei consigli sul sito e siamo i promotori di questa iniziativa sposata dal Comune di Milano, Rtl, Miur e Siae. I vincitori, poi, si porteranno a casa anche due borse di studio: una al CET, scuola fondata da Mogol, e l’altra al CPM di Milano, scuola rappresentata da Franco Mussida”.
Com’è lo stato della musica in Italia? C’è chi sostiene che sia “comatoso”…
“Purtroppo non ci si può ritenere soddisfatti. Per carità, c’è sempre l’eccezione che conferma la regola. Ma l’omologazione creata da un certo modo di proporre musica, sia in termini televisivi che radiofonici, esige determinate caratteristiche. Questo penalizza la creatività. Un autore non si mette più a scrivere una canzone ispirandosi a Emozioni o La donna cannone perché, pur inconsciamente, saprebbe già che non verrebbe trasmessa da nessuno”.
Mancano gli autori?
“Gli autori ci sono. Ce ne sono due o tre interessanti. Lo stesso Lorenzo Vizzini scrive in maniera ottima. Le nuove generazioni fanno ben pensare, stanno andando in una direzione diversa”.
Chi sono i Mogol o i Lavezzi di oggi?
“Non possiamo paragonare epoche diverse. Era il tessuto sociale ad aver determinato quel periodo, ci sono stati esponenti straordinari come i Beatles, i Rolling Stones, Bob Dylan, Gaber, Jannacci. E’ stato un momento di illuminismo musicale. Non possiamo paragonare quel tessuto sociale al nostro. Oggi c’è decadenza, mi sembra evidente”.
All’esperienza di CampusBand affianca quella di produttore musicale. L’ultimo lavoro è stato il nuovo disco di Deborah Iurato.
“Aldilà della tecnica vocale, ho apprezzato le sue capacità comunicative ed interpretative di Deborah. Ho sempre prediletto questo modo di essere in un’artista: Loredana Berté, Ornella Vanoni, Fiorella Mannoia sono degli esempi. Quando l’ho sentita ad Amici mi trasmetteva la sua anima. Mi era piaciuta. Poi, evidentemente, i problemi esistono: problemi di produzione, sostegno, velocità di consumo. C’è il pubblico che si affeziona ad un progetto e l’anno dopo – o, addirittura, due mesi dopo – si affeziona ad un altro uscito da The Voice, The Voice, Amici o Sanremo. La velocità di consumo di oggi è ben diversa rispetto a quella degli anni Settanta, Ottanta e pure Novanta. C’era un’iper-selezione già a monte, dovevi essere di qualità per entrare in determinati meccanismi”.
Trova più soddisfazione nel stare dietro le quinte? O le piacerebbe tornare a fare musica anche in prima persona?
“Recentemente ho fatto uno spettacolo al Blue Note, è andato sold-out. Lo spettacolo si chiama Come nasce una canzone e rappresenta quello che sono io: un autore che ama stare dietro le quinte. Racconto la mia storia – da quando ero nei Camaleonti ad oggi – attraverso vari aneddoti credo interessanti”.
CampusBand 2016, come iscriversi
La tua band è nata in un contesto scolastico o universitario? Almeno il 30% dei componenti è uno studente? L’età media non supera i 25 anni? Allora puoi partecipare a CampusBand 2016. Basta inviare un inedito e una cover tramite i siti ufficiali www.musicamatematica.it e www.campusband.it entro e non oltre il 31 maggio 2016.
Il gruppo vincitore si aggiudicherà un contratto con un’etichetta discografica e due borse di studio, una al CET, scuola fondata da Mogol, e l’altra al CPM di Milano, scuola rappresentata da Franco Mussida. Fra tutte, poi, verranno selezionate 10 band finaliste che avranno l’opportunità di esibirsi davanti al pubblico di un grande evento live, quest’estate, al Castello Sforzesco di Milano, organizzato a fine anno scolastico.