Massimo Ranieri, Malìa: “Abbiamo fatto questo disco perchè siamo vecchi romantici”
Un omaggio a Napoli, un tuffo jazz negli anni Cinquanta e Sessanta insieme a Mauro Pagani
In un panorama in cui la qualità non sembra più trovare il giusto riconoscimento e una degna rilevanza, anche e soprattutto nelle arti e nella cultura, è piacevole imbattersi in un progetto fortemente sentito in cui tutti gli artisti coinvolti si sentono sinceramente appagati. Un gioiello finemente cesellato dettato unicamente dal proprio estro artistico.
“Lui non ha fatto altro che fare Massimo Ranieri che canta questi pezzi ovviamente insieme agli altri. L’equilibrio ha funzionato, non c’era niente fuori posto. Da musicista e da produttore sono stati giorni che mi sono davvero goduto. In questo disco nove pezzi li abbiamo registrati e finiti senza sovraincisioni in tre giorni” – Mauro Pagani
Mauro Pagani e Massimo Ranieri con “Malìa – Napoli 1950-1960” – che esce oggi 9 ottobre – compiono un (positivamente) nostalgico tuffo jazz negli anni Cinquanta e Sessanta: 12 brani del repertorio napoletano riletti con cinque grandi artisti del jazz, ovvero Enrico Rava, Stefano Di Battista, Rita Marcotulli, Stefano Bagnoli e Riccardo Fioravanti.
“E’ il più bel viaggio da 15 anni a questa parte. Sentiamo di aver lavorato con grande onestà. Questo disco è stato il più bello, il più eccitante per me, ma penso anche per Mauro: si arriva ad una nuova strada, per me soprattutto. Queste canzoni sono così delicate rispetto ai grandi classici napoletani che conosciamo, sono canzoni che ho maturato in me, che ci tramandiamo da genitore a figlio da secoli” – Massimo Ranieri
Il cantante napoletano ha raccontato insieme al produttore la genesi di questo disco alla stampa, nella cornice delle Officine Meccaniche di via Lodovico il Moro a Milano:
“Sono canzoni particolari. Non mi ricordo da chi è arrivata l’idea di questo disco, ma non ha importanza. E’ partito con entusiasmo, queste canzoni dovevano diventare ‘canzoni’. Sono piccole perle, è un repertorio speciale. Era un momento particolare di Napoli, che io ho toccato, non ho vissuto perchè nasco nel ’51. Ascoltavo queste canzoni e ingiustamente le reputavo ‘inferiori’ ai grandi classici. Non volevo ‘ranierizzarle’, volevo essere al servizio di queste canzoni. Ho cercato di ricordare come venivano cantate, ho fatto tesoro di quella memoria. E’ stato un viaggio nel passato ma anche nel futuro” – Massimo Ranieri
Lo scenario di riferimento infatti è il mondo soffuso dei night club, e quelle canzoni rispecchiano un’epoca e un modo di cantare ben preciso:
“Questi pezzi si cantavano sottovoce, perchè nei night si cantava per 6, 7 ore non stop (perchè non c’era musica diffusa, c’erano solo le band) e quindi bisognava salvare la voce. Se nella canzone popolare napoletana tu canti al Golfo, nel night canti per le cinque persone davanti a te” – Mauro Pagani
Insomma, l’accoppiata Ranieri-Pagani ci insegna a fare le cose come andrebbero fatte, con “il freno a mano tirato” (cit. Ranieri):
“Io produco dischi e pièce teatrali ma lo faccio per me, faccio quello che piace a me. Spero che incontri il favore del pubblico, ma vogliamo che si sappia che l’abbiamo fatto perchè siamo vecchi romantici” – Massimo Ranieri
La sfida è aperta. Tosta ma, ne siamo certi, ne varrà sempre la pena.