Max Pezzali a San Siro? E, subito, tutti noi ritorniamo agli “anni delle immense compagnie, anni in motorino sempre in due”
Max Pezzali a San Siro: noi siamo già pronti
La notizia del concerto evento di Max Pezzali il 10 luglio 2020 ha infiammato il web e i social nelle scorse ore. Perché automaticamente, tutti i fan degli 883 e del cantante si sono visti cantare a squarciagola tutti i pezzi più celebri della band e dell’artista. E’ immediato come passaggio mentale.
Chi come me ha più di 30 anni (stiamo vaghi, dai) ha le canzoni degli 883 come colonna sonora della propria adolescenza, delle prime cotte e -soprattutto- delle prime sofferenze amorose. Max era la rappresentazione ideale e perfetta di chi viveva in una piccola città, vagava tra i corridoi della scuola cercando il proprio posto nel mondo. Le hit che hanno consacrato la band ai vertici delle classifiche degli album e dei singoli più venduti incorniciavano i momenti più scanzonati (ah, che bello usare questo termine che -oggi- ti fa sentire a un passo dal guardare i cantieri e suggerire agli operai tecniche lavorative più efficaci…) e quelli più tormentati.
Se penso agli 883 e ai loro successi, automaticamente la mente vola a “Come mai“. Ed eccolo, ancora vivo e nitido quello Sturm und Drang emotivo nell’ascoltare quel pezzo, nel salotto della propria casa.
“Come mai ma chi sarai per fare questo a me, notti intere ad aspettarti, ad aspettare te. Dimmi come mai, ma chi sarai per farmi stare qui, qui seduto in una stanza pregando per un sì”
Poche righe in cui c’è tutto. Ancora oggi. eh.
E’ rappresentato quel perfetto limbo di chi ti fa nascere quelle pene sentimentali, quella sensazione di attesa da sguardo fisso nel vuoto. Ma non ascoltavamo solo la canzone. Eh no, spesso la cantavamo anche (male, NDR), sentendo e provando proprio quel pathos interpretativo cantato da Max e vissuto in prima persona.
Gli 883 ci hanno regalato ballad nostalgiche che ancora oggi ricordiamo perfettamente. Non vi basta l’esempio di “Come mai”? Ecco pronta “Nessun rimpianto“:
“Però mi ha aiutato a chiedermi se era giusto trattato così da una persona che diceva di amarmi e proteggermi prima di abbandonarmi qui… Non ho nessun rimpianto, nessun rimorso, soltanto certe volte, capita che, appena prima di dormire, mi sembra di sentire il tuo ricordo che mi bussa ma io non aprirò”
C’è tutto. L’ansia dell’abbandono, il soffrire per essere stati dimenticati a quel colpo di coda d’orgoglio che ti fa annuire e rannicchiare mentre la ascolti.
Da amante della musica pop e italiana, questi due pezzi citati già racchiudono tutto. Ascoltandole oggi, oltre ad essere sempre perfette nei momenti in cui fai un bilancio della tua condizione sentimentale e non brilla particolarmente, riapre vecchi cassetti, ricordi dell’adolescenza. Torna in vita quel ragazzino goffo e fa pace con quell’adulto (ancora goffo, in fondo) in un virtuale duetto tra presente e passato.
“San Siro canta Max” diventa una sorta di nostalgica cena di classe con te stesso, riporta in vita il 14enne/20enne, pronto a cantare a squarciagola e a rivivere…
“Gli anni d’oro del grande Real
Gli anni di Happy Days e di Ralph Malph
Gli anni delle immense compagnie
Gli anni in motorino, sempre in due
Gli anni di “Che belli erano i film”
Gli anni dei Roy Rogers come jeans
Gli anni di “Qualsiasi cosa fai”
Gli anni del “Tranquillo, siam qui noi, siamo qui noi”