Home Notizie Milano: ecco come sono oggi i locali rock storici del passato

Milano: ecco come sono oggi i locali rock storici del passato

Rolling Stone, Palasharp, Rainbow, Indian’s Saloon e tanti altri: ecco come si presentano oggi i locali del rock milanese chiusi nel decennio scorso

pubblicato 31 Agosto 2015 aggiornato 29 Agosto 2020 02:26

C’era il Rainbow, che quando quando sentivi il sudore condensarsi sul soffitto del locale sottoterra, per poi ricaderti in faccia, avevi il sospetto che il locale fosse vagamente troppo pieno.

C’era il Binario Zero, con gli enormi problemi di parcheggio (anche se proprio lì accanto in via Porro Lambertenghi c’era un silos a pagamento, ma siamo matti a pagare il parcheggio, quando già dobbiamo pagare 7.000 lire per vedere gli Incubus o i Bloodhound Gang).

C’era il Factory, che era perfetto (almeno nei ricordi). E pure il Rolling Stone, così perfetto da essere immortalato prima ne I Fichissimi con Diego Abatantuono (gran pregio!), e poi nel live-dvd dei Dark Tranquillity.
C’era anche la discoteca estiva del Factory ad Aquatica, con i furti in macchina dati per scontati (immagino l’operazione sia fallita proprio perchè, come me, la gente si è stancata di andare a ballare e ritrovarsi i finestrini rotti).

C’era il Palasharp, ribattezzato in Estate “Palaforno”, con i suoi Rock In Idro e Gods of Metal letteralmente bollenti. Però c’era ampio parcheggio e vista perfetta ovunque.

C’era Rock FM, che non era un locale, ma che faceva ballare tanto quanto gli altri.

C’era tutto questo, a Milano, fra gli Anni Ottanta ed i primi Anni Duemila, ma ora non c’è più. E’ deprimente, talmente deprimente che non mi va nemmeno di cercare un colpevole e lasciarmi andare a populismi.
Anzi, in realtà voglio solo deprimervi ulteriormente, con una carrellata di foto che dipingono come sono diventati questi posti. In questa Estate caldissima mi sono fatto un giro, munito di macchina fotografica, e ho rivisitato i posti mitici per chi è stato adolescente negli anni Novanta a Milano, e per chi a Milano ci andava solo per concerti, e poi ha iniziato a scoprire che i concerti ora si svolgono solo in un paio di posti, tagliando fuori tanti piccoli locali storici, tagliando fuori ampie fette di pubblico.

Ovviamente, nel frattempo sono nati nuovi locali già di culto, come il Magnolia, il Lo-Fi, il Live Club di Trezzo (che c’era già, ma che si è trasferito a poche centinaia di metri in un locale creato apposta per la musica live), l’Alcatraz, ma semplicemente sarebbe stato bello che i nuovi locali aprissero accanto ai vecchi, dando ancora più possibilità di veder concerti. Soprattutto a livello di “concerti grandi”, ora una struttura tipo “piccola arena” non c’è più, e molti gruppi o fanno soldout all’Alcatraz, o vanno al Forum di Assago, dovendo però chiudere gli anelli superiori per non far vedere che è un posto troppo grande da riempire.

Ma ora, bando alle ciance, preparatevi allo shock di scoprire come si sono trasformati i posti.
Se avete ricordi, foto da condividere, vecchie storie da raccontare, urla di dolore e dispiacere, potete farlo nei commenti qui sotto, o caricando anche foto sulla pagina Facebook di MusicaMetal – Tutto il Metal di Soundsblog. Buon viaggio nei ricordi!

Rolling Stone, Corso XXII Marzo – Milano

Quello che ha fatto più male di tutti, quando ha chiuso. Gli altri locali, bene o male, un giorno c’erano e il giorno dopo avevano chiuso. Qualche comunicato, e via.
Al Rolling Stone fu dato un ultimatum a Gennaio 2009, ma nessuno credeva avrebbe chiuso veramente per far spazio ad un condominio di lusso, tutti pensavano sarebbe rimasto aperto, che “quel concerto” non sarebbe stato veramente l’ultimo… e invece l’8 Maggio 2009 chiuse l’ultimo baluardo del rock storico milanese, e come avevano annunciato gli architetti, il suo ingresso è diventato un giardino interno, prima della portineria che porta allo Stone Tower, 12 piani con porticato e box. Ci sono ancora parecchi appartamenti in vendita, nel caso siate nostalgici dei concerti che si sono tenuti in quello che ora è la portineria: gli Iron Maiden nel 1981 magari, quando suonatono due concerti in un giorno, pomeriggio e sera. O Manowar, Satyricon, Lordi, Placebo… chiunque, prima o poi.

Nelle foto nella galleria qui in alto, potete vedere l’ampio giardino interno che sorge al posto della biglietteria, la portineria che sorge al posto del guardaroba, e anche l’ingresso del backstage, che ora è un ingresso per i garage.

Possibilità che torni a fare musica live:
dipende tutto dalla voglia del portinaio a far suonare le band nel suo sgabbiotto, rischiando poi di rovinare le piante nel porticato.

Transilvania Live, via Paravia 59 – Milano

Transilvania 2015

Arrivare qui è stato uno shock, forse quello più grande, perchè non me lo aspettavo. Il Transilvania Live (in seguito Musicdrome) era un ex-magazzino, ristrutturato con grandissima personalità (lapidi alle pareti, il bar pieno di teschi, e la teca che conteneva un enorme serpente vivo). Ora la struttura di base è stata mantenuta… ma è un garage, con tanti posti-auto in vendita.
Brindiamo alle dozzine di meet & greet che si sono svolti nell’ingresso esterno ribassato (ora una semplice colata di cemento), l’unico locale di Milano ad avere anche un barbecue all’esterno.
Un pensiero alle centinaia di band che ci ho visto. A memoria, fra le tante: Backyard Babies, Dropkick Murphys, Eagles Of Death Metal, After Forever, Gwar…

Nelle foto della galleria fotografica posta all’inizio dell’articolo, potete vedere la colata di cemento che è diventata il Transilvania. Al piano di sotto vedete quella che era la struttura del club: a sinistra c’era il bar, a destra le lapidi e le scalinate su cui sedersi. In fondo, dove c’era il palco, c’è l’uscita posteriore del garage. Sopra, dove una volta non c’era niente (se non l’insegna), c’è un secondo piano del garage.

Possibilità che torni a fare musica live:
temo ci sarebbe troppa eco…

Rainbow Club, Via Besenzanica 3 – Milano

Rainbow Club Milano 2015

Il ricordo che ho, è che era sempre troppo affollato, anche perchè spesso ci suonavano band che la cui fama era già andata ben oltre la piccola capienza del locale. Gli Ska-P, ad esempio. Avrebbero dovuto suonare al Palavobis probabilmente, ma suonarono al Rainbow nel 2003.
In ogni caso, oggi il problema non si pone, visto che la discesa al Rainbow (club che stava sottoterra) è una comodissima discesa verso un ampio parcheggio. Ebbene sì, ecco un altro locale diventato un garage, su cui hanno costruito poi un edificio di sei piani, compreso attico. Almeno sul tetto intravedo dei pannelli per l’energia solare.

Per i mega-nostalgici, segnaliamo il progetto FANTASTICO di Oliver Pavicevic (a cui ho preso la foto del Rainbow dei vecchi tempi che vedete nella galleria fotografica), intitolato Do you remember? The Rainbow, una ricostruzione perfetta in computer graphic del locale, con la possibilità (quando l’Oculus Rift sarà diffuso commercialmente) di camminare nel locale come ai vecchi tempi.

Possibilità che torni a fare musica live:
c’è lo stesso problema del Transilvania Live – probabilmente nei garage c’è troppo rimbombo…

Palasharp, Via Sant’Elia 33 – Milano

Palasharp 2015 - foto di La Repubblica

La beffa più grande. L’ex PalaTrussardi, PalaTucker, PalaVobis, Mazda Palace, fu chiuso nel 2011 con la promessa “Verrà abbattuto e ricostruito in maniera più grande e sicura, in tempo per creare uno spazio stupendo per l’EXPO”. L’edificio è ancora in piedi, forse intendevano EXPO 2100. Ma nel frattempo il Palasharp è diventato un dormitorio per tossici e sbandati – cosa che mi ha impedito di entrare per scattare delle foto in stile Memories On A Dancefloor – in effetti va dato merito ai colleghi de La Repubblica per essere andati a documentare il degrado (la foto qui sopra è estratta dal loro articolo, che trovate nel link, e non è assolutamente la più deprimente!).
Ora sembra che lo spiazzo in Via Sant’Elia sarà affidato per costruire una moschea. Chissà se le suore che stanno lì accanto, che si lamentavano tanto del rumore (nonostante avessero una invidiabile vista sul backstage!), avranno qualcosa da dire.

La chiusura del Palasharp è stata uno dei colpi peggiori per la musica live a Milano, perchè da anni manca una struttura di dimensioni “medio-grosse”: si passa dall’Alcatraz (capienza: 3.000 persone) al Forum di Assago (capienza: 13.000 persone).

Possibilità che torni a fare musica live:
bisognerà consultare il Corano.

Factory, Via Ricciarelli 11 – Milano

Factory Club Milano 2015 Via Ricciarelli

Ammetto, il Factory, con il suo logo a codice a barre, lo ricordo più come “discoteca rock” che come sala concerti. Ricordo la doppia pista, il doppio bar… e poco altro. Troppo giovane e troppo abuso del doppio bar, probabilmente. Comunque era un gran bel posto, spiace vederlo ridotto prima a sala Bingo e ora murato, come potete vedere nelle tante foto della galleria fotografica in apertura dell’articolo.

Possibilità che torni a fare musica live:
ci vorrebbe molta buona volontà, ma la struttura esterna comunque è rimasta solida…

Binario Zero, Via Porro Lambertenghi 6 – Milano

Binario Zero Milano 2015 - Galleria Giovanni Bonelli interno

C’è stato un periodo in cui il Binario Zero aveva i concerti rock più fighi ai prezzi più ridicoli del mondo: Hellacopters, Reef, Incubus, Bloodhound Gang, Three Colours Red, Zen Guerrilla, Gluecifer. Una fabbrica di divertimenti, con ampio spazio esterno e ampia colonna rossa proprio davanti al palco, fonte di mille maledizioni.
Ora le colonne son rimaste, son dipinte di bianco, e fanno da arredamento alla galleria d’arte Galleria Giovanni Bonelli, dal cui sito ho preso la foto di interno.

Il backstage e gli uffici amministrativi, invece, sono diventati un centro-rimessa per la Lambretta. Il che ci sta anche, visto che mi ricordo che all’epoca c’era un enorme adesivo dei MOD, vicino al citofono.

Possibilità che torni a fare musica live:
le colonne son rimaste, si può partire da lì.

Indian’s Saloon, Via Clerici – Bresso

Indians Saloon Bresso 2015 Al Jazeera Club

Locale appena fuori Milano, eppure vitale soprattutto per la scena del metal estremo. Era piccolissimo ed il palco era alto 5 centimetri, quindi per chi non era di statura elevata era impossibile vedere qualsiasi cosa: ricordo in particolare un affollatissimo concerto degli Hardcore Superstar in cui a malapena vedevo la batteria, che era l’unica cosa rialzata del locale. Ma ricordo anche di aver visto i Nile, con poca gente in giro, ed il loro sound mi fece pensare di stare ascoltando veramente l’inferno in terra. Ed i Genitorturers, con ancora meno gente: le loro ballerine svestite interagivano parecchio con il pubblico…
Inoltre, quale locale può vantare un forno a legna che sforna pizze praticamente a ridosso del moshpit?
Nel tempo ha subìto vari cambi di nome e gestione, fermandosi ora sull’enigmatico “Al Jazeera”, che però al momento è chiuso.

Possibilità che torni a fare musica live:
Non ho idea di cosa abbia combinato Al Jazeera all’interno del locale, ma assurdamente potrebbe essere il più verosimile, fra i locali ipotizzabili per una rinascita.

Palalido, Piazza Stuparich 1 – Milano

Palalido Milano 2015 in costruzione

Al Palalido non sono passati tantissimi gruppi negli anni Duemila, ma comunque si è difeso, fra gli altri, con Europe, Alice In Chains, NOFX, ed era un bell’anfiteatro per concerti, con una struttura molto particolare.
Chiuso nel 2010 con la promessa di farne “un’astronave con più di 5000 posti” (parola di Letizia Moratti), ci sono voluti due anni solo prima di iniziare a demolirlo. Poi è stato demolito a metà, abbandonato, demolito completamente, abbandonato.
Ora i lavori sono ricominciati, e c’erano operai al lavoro, quindi prima o poi tornerà a vivere.

Possibilità che torni a fare musica live:
dipende tutto dai gestori: non si capisce più se Armani lo vorrà ancora come “tempio del basket” o cosa. Di certo un anfiteatro da 5000 posti farebbe un gran bene, per i concerti di media grandezza a Milano. Chi vivrà, vedrà: almeno possiamo guardare al futuro, anzichè al passato…

Rock FM, Via Locatelli 1 – Milano

Rock Fm 2015 Via Locatelli

I’d sit alone and watch your light
My only friend through teenage nights
And everything I had to know
I heard it on my radio

La storia di Rock Fm è rimasta nei cuori di tutti i suoi ascoltatori, così come la storia della sua chiusura, avvenuta il 31 Maggio 2008.
Molti dei suoi dj lavorano in altre radio, e ci sono altre radio che cercano di fare “rock”, ma lo spirito cameratesco dell’epoca sembra irripetibile.
Non ringrazierò mai abbastanza Rock Fm per avermi fatto incontrare una marea di musicisti a fine anni Novanta, quando ancora le interviste erano in diretta e io, da studente, avevo tutto il tempo per appostarmi davanti alla portineria di Via Locatelli 1 per scattare foto con Megadeth, Motorhead, Garbage, e tanti altri…
E poi ok, chiaro, non li ringrazierà mai abbastanza per tutta la musica e tutti i programmi di approfondimento. Keep On Rockin’ In The Free World!

(Pensate che un dj di Rock Fm, Edo Rossi, non solo ha scritto un libro sulla radio stessa, ma ha anche firmato un libro sulla storia del Rolling Stone, per chiudere il cerchio della nostalgia.)

Nelle foto che potete vedere nella galleria fotografica all’inizio di questo articolo, ci sono alcuni scatti del 28 Maggio 2008, quando pochi giorni prima della chiusura fui invitato in radio, scoprendo la “combinazione segreta” della porta alfanumerica, e ammirando le mille scritte sui muri.

Possibilità che torni a fare musica:
non dite che non vi piacerebbe una situazione in stile I Love Radio Rock, con Ariele, Gaucho, Mox, Garavelli, Claudia, GraGra, Edo Rossi e tutti gli altri a trasmettere illegalmente da una nave al largo del Naviglio!

Notizie