Home Notizie Myspace e Youtube fanno vendere musica mentre Elton John uccide il web

Myspace e Youtube fanno vendere musica mentre Elton John uccide il web

A quanto pare, sì, ma senza esagerare. Secondo una ricerca pubblicata lo scorso lunedì dalla Entertainment Media Research, sono in parte finiti i tempi in cui Internet era un enorme Far West dove la musica era solo piratata e dove la legalità d’acquisto di singoli e album non era nemmeno pensabile. Oggi Internet è diventato

di aleali
pubblicato 2 Agosto 2007 aggiornato 1 Settembre 2020 01:28

A quanto pare, sì, ma senza esagerare. Secondo una ricerca pubblicata lo scorso lunedì dalla Entertainment Media Research, sono in parte finiti i tempi in cui Internet era un enorme Far West dove la musica era solo piratata e dove la legalità d’acquisto di singoli e album non era nemmeno pensabile. Oggi Internet è diventato un ottimo mezzo di promozione e lo dimostra il 53% degli utenti che fanno regolarmente uso di siti di socializzazione sul web per conoscere nuovi artisti e nuova musica (nello specifico il 75% degli utenti di Myspace, il 72% di Bebo e il 66% di Youtube). Sarà il rapporto molto diretto con il lavoro degli artisti, sarà l’esigenza “morale” di sostenere i musicisti emergenti o l’efficacia del passaparola. Fatto sta che il 30% degli utenti vicini ai social network dichiarano di acquistare regolarmente cd e singoli da Internet, e un altro 46% è intenzionato all’acquisto di prodotti musicali digitali se solo i canali di vendita fossero più immediati e semplici da utilizzare.

Russel Hart, amministratore delegato della Entertainment Media Research, dichiara:

“I social network stanno fondamentalmente cambiando il modo in cui noi scopriamo, compriamo e usiamo la musica. Le dinamiche di democratizzazione, il passaparola e l’acquisto istantaneo cambia l’ordine precostituito e offrono enormi opportunità alle imprese che sanno guardare al futuro”.

La situazione però è più controversa del previsto. Se da una parte, come è possibile vedere da questa ricerca, l’interesse potenziale per l’acquisto on line è molto elevato, la crescita effettiva dei download non è molto cresciuta negli ultimi dodici mesi, a differenza di quando sia avvenuto in America tra il 2005 e il 2006. I detentori dei diritti discografici sperano che le sentenze dei tribunali dei processi ancora in atto contro i programmi peer-to-peer (vedi caso Napster) possano creare le condizioni per rendere il download legale un fatto sociale “normale”.

Questa minore crescita è il riflesso di un possibile “ritorno di fiamma” del download illegale, unito alla percezione comune che scaricare un singolo sia meno “illegale” che comprare un cd pirata. Si sta inoltre sviluppando una sempre maggiore insofferenza verso i software di ascolto musicale che tutelano i diritti d’autore e per questo pongono troppi paletti per il trasferimento e la condivisione di brani. In Italia, quel trend positivo che ormai è già stato oltrepassato in America, arriva da noi con dati record: nei negozi musicali on-line le vendite di album sono cresciute nel primo semestre del 2007 del 66%, superando il download legale dei classici singoli, per un affare totale (nel primo semestre) di 7 milioni di euro. Più o meno legale, più o meno produttivo, il mondo del web è di certo una nuova e importantissima risorsa per chi fa e per chi ascolta musica.

Alla facciazza, scusate il volgarismo, del baronetto Elton John, che trova nel web un mezzo di svilimento artistico e di danno economico per chi produce musica, invitando persino a spegnere il PC per 5 anni ed esordendo con dichiarazioni infelici come questa:

“Alla gente io dico: uscite e comunicate. Spero che il prossimo movimento musicale demolisca definitivamente internet […] dobbiamo scendere in strada e protestare, anziché stare a casa sui blog”.

Fonti: Financial Times | Ansa | Adnkronos | Rockol

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