Nelly Furtado, The spirit Indestructible: la recensione
Leggi su Soundsblog a recensione i commenti e le opinioni dell’ultimo album di Nelly Furtado, The Spirit Indestructible
Ci ha provato, disperatamente, a non far naufragare questo suo nuovo progetto ma Nelly Furtado, probabilmente, deve arrendersi e accettare il flop di “The Spirit Indestructible”.
Poco più di 2000 copie in Uk, appena intorno alle 6000 quelle vendute in America. Briciole quasi invisibili. Ma perchè? Questo progetto è così brutto? I brani sono talmente pessimi da aver convinto tutti a boicottare l’Lp inedito?
L’attesa era alta e il primo singolo, Big Hoops è stato un fallimentare buco nell’acqua: pasticciato, forzatamente innovativo ma col risultato di apparire semplicemente poco piacevole da ascoltare. Potrebbe essere indicato con questa scelta il primo -grave- passo falso di Nelly Furtado. Esplosa con “I’m like a bird” “Fly“, ritornata a brillare con “Loose”, questo spirito indistruttibile, in realtà. si è frantumato ben prima ancora dell’iniziare a battersi.
Non è stato sufficiente lanciare il secondo singolo omonimo dell’album (appunto, The Spirit Indestructible) Anche in quel caso, un video poco accattivante e un brano non in grado di catturare l’attenzione, hanno ancora fatto affondare di più la nave. Ci si imbatte in brani cantilena come “High life” (la, la la la, la la la, la la la la, la la, no Nelly, no, dai). Parking Lot è il terzo singolo, cerca un ritmo ipnotico ma dopo nemmeno un minuto ci ritroviamo dinanzi al solito ritmo quasi annoiato e per nulla accattivante. Saliamo leggermente di livello con Something ma ormai sembra quasi troppo tardi, soprattutto se ci imbattiamo nuovamente in qualcosa come Bucket List: non basta cercare un sound ‘originale’ per nascondere un testo banale (I’d trade in my wildest dreams For your forever In this lifetime I want, lifetime).
Ci vuole nuovamente un featuring, dopo Nas, quello di Sara Tavares, a rimettere in carreggiata questo giocattolo impazzito, insieme di mille suoni, ritmi (anche se, poi, tutti troppo simili nella loro forzata particolarità) con il pezzo The Most Beautiful Thing. Stranamente piacevole. Waiting for the night ritorna a sguazzare nella varietà di ritmi, apparendo per qualche istante credibile nel ritornello, per poi farci subito ricredere. Miracles strizza un po’ l’occhio a Madonna e già siamo così disperati da rimpiangere il pezzo quando parte Circles. Enemy e Believers chiudono l’album senza modificare di una virgola il sapore di occasione buttata e sprecata. C’è rabbia e amarezza nel trovarci tra le mani un album del genere con una voce come quella di Nelly.
The Spirit Indestructible è da dimenticare al più presto. Cestinare, fingere che non ci sia mai stato. E, la prossima volta, Nelly dovrebbe semplicemente liberarsi di tutti questi orpelli alternativi alla musica attuale. Perchè ci si può non omologare senza, per forza, buttarsi in sentieri e percorsi da cui sarebbe meglio -sempre, in ogni caso- stare alla larga.
Voto: 4–