One Voice Music Festival, per dire basta a una guerra che non vuole cessare
“Immagina se un milione di persone domandassero la fine della guerra Israelo-Palestinese con una sola voce”. È questo il leit-motive del One Voice Music Festival che si terrà il prossimo giovedì 18 ottobre in contemporanea a Tel Aviv (Israele), Gerico (Cisgiordania), Londra, Washington DC, Boston e Ottawa. Uno show che si colloca dinnanzi a decenni
“Immagina se un milione di persone domandassero la fine della guerra Israelo-Palestinese con una sola voce”. È questo il leit-motive del One Voice Music Festival che si terrà il prossimo giovedì 18 ottobre in contemporanea a Tel Aviv (Israele), Gerico (Cisgiordania), Londra, Washington DC, Boston e Ottawa. Uno show che si colloca dinnanzi a decenni di guerra fra i due popoli, e a supporto del quale verrà realizzato un doppio “People summit” nelle sedi dei due concerti del Vicino Oriente, allo stadio di calcio di Gerico e al parco HaYarko di Tel Aviv. Qui i cittadini che rifiutano di lasciare all’estremismo della violenza il controllo delle loro vite, potranno dire la loro.
Molti gli artisti che hanno aderito a questo evento senza precedenti. Nella città israeliana ci saranno performance live di Mashina, Miriam Tukan, Hadag Nachash, Mosh Ben Ari, Boaz Sharabi, Ninet Tayeb, Rami Fortis, Knessiyat Hashel, Ehud Banai, Keren Peles e Miri Ben Ari. Nella città palestinese invece, Ilham al Madfai, Reem Telhami, DAM Rap, Al Asayel Group, Jameel Al Asayeh e i diciotto musicisti del Samah Group. Notizia freschissima, come si può leggere dal suo sito, la star canadese Bryan Adams suonerà in entrambi gli show.
Avrà dunque la forza la musica di scalfire qualcosa che sembra immutabile? Avrà la forza la musica di contribuire a sgretolare pacificamente quel muro che spacca in due un territorio? Forse è solo un’utopia, ma già il crederlo è un primo passo. Uno dei più grandi poeti e cantanti del nostro tempo, dicasi John Lennon, ci lasciò in eredità questo: “You make say I’m a dreamer, but I’m not the only one”.