Ornella Vanoni, Milano 18 ottobre 2008
Assistere a un concerto ai piedi del Duomo di Milano è di per sé un’esperienza. Se lo fai immerso tra migliaia di persone accorse a festeggiare i 50 anni di carriera della signora della canzone italiana, tutto diventa particolarmente magico.Il pubblico presente attraversa almeno tre generazioni e mentre Ornella Vanoni propone un successo dietro l’altro,
Assistere a un concerto ai piedi del Duomo di Milano è di per sé un’esperienza. Se lo fai immerso tra migliaia di persone accorse a festeggiare i 50 anni di carriera della signora della canzone italiana, tutto diventa particolarmente magico.
Il pubblico presente attraversa almeno tre generazioni e mentre Ornella Vanoni propone un successo dietro l’altro, senti – quasi timide – le voci di tante e tanti che cantano con lei pezzi che fanno davvero parte della nostra storia.
La signora è in grande forma nonostante il raffreddore, qualche piccolo litigio dietro le quinte prima di iniziare e l’emozione di trovarsi la propria città davanti. Simpatica nel raccontare aneddoti di vita, eccezionale la sua voce calda, avvolgente e potente come se il tempo non fosse riuscito a scalfirla neanche un po’.
Gli applausi e il calore del pubblico – infreddolito dal clima ma non certo dall’evento – sono fortissimi quando passano i grandi classici e, nel suo caso, sono proprio tanti i brani indimenticabili. Da “L’appuntamento” a “La musica è finita”, da “Senza fine” a “Domani è un altro giorno”.
E poi due intensissimi omaggi a Luigi Tenco e un momento in cui ripercorre parte del suo repertorio brasiliano (durante il quale toglie le scarpe per liberare i movimenti) che incise in tempi non sospetti, ovvero prima che ci arrivassero tanti altri colleghi.
Si fanno notare per bellezza e intensità anche le canzoni meno famose, perché più recenti, soprattutto quelle estratte dall’ultimo album di inediti “Una bellissima ragazza”: un disco che contiene tante gemme, alcune firmate da giovani bravissimi autori (da Pacifico a Bungaro e Carlo Fava) che gli amanti della cantante milanese farebbero bene a recuperare.
Intanto è appena uscito il disco di duetti dei suoi evergreen e lei li propone nei nuovi arrangiamenti ma stasera da sola, regina del palco (“questa è la mia serata e me la voglio godere tutta”). Arriverà solo la voce registrata di Jovanotti nel recitato di “Io so che ti amerò” che un tempo fu incisa da Vinicius De Moraes.
Si diverte e ci diverte prendendo amabilmente in giro i colleghi coinvolti nel nuovo cd, da un’esilarante imitazione delle mosse tipiche di Carmen Consoli al racconto di una nuova barzelletta che la vede ancora una volta rivale (e vittima) di Mina.
Dietro le quinte l’amico, autore e produttore Mario Lavezzi a dirigere, coordinare e sostenere in disparte. Con lei, su un palco da grande occasione, un’ottima band “internazionale” che va da Natalio Luis Mangalavite (pianoforte e tastiere) a Edu Hebling (basso), più Roberto Testa (batteria), Michele Ascolese (chitarre) e Paolo Jannacci (piano e fisarmonica). Dietro di loro c’è anche un quartetto d’archi a completare l’orchestra.
Dopo aver assistito a una serata come questa sappiamo che se Ornella Vanoni si fa vedere poco non è certo per stanchezza: la forza fisica e comunicativa è tale che – se non subentrerà la pigrizia – la troveremo presto alla prese con nuovi progetti. Magari con il disco a quattro mani insieme a Gianna Nannini a cui le due sembrano pensare da tempo.
Foto | Francesco Castaldo