Paul Simon compie 70 anni. Gli auguri di Soundsblog
Paul Simon compie 70 anni. Gli auguri di Soundsblog
Difficile parlare di Paul Simon senza nominare Art Garfunkel. Difficile nonostante la carriera solista del cantautore newyorkese abbia viaggiato su livelli sempre poco meno che ottimi, pur con il pesante fardello di un binomio che è entrato di diritto nella Storia della Musica. Per fargli gli auguri in occasione del suo settantesimo compleanno (è nato il 13 ottobre del 1941 a Newark, nel New Jersey), bisogna infatti necessariamente chiamare in causa il duo.
Anche se già da adolescente Paul Simon aveva messo in piedi qualche band (i Tico and the Triumphs entrarono in classifica con “Motorcycle”) e scriveva brani per altri artisti, fu quando incontrò Garfunkel che la passione per la musica arrivò a coinvolgerlo in prima persona. I due si incontrarono recitando entrambi nello spettacolo di fine anno della loro high school al Queens. La versione di “Alice nel Paese delle Meraviglie” li vedeva rispettivamente nel ruolo del Bianconiglio e del Cappellaio Matto: da lì nacque l’amicizia e il primo sodalizio con il nome (decisamente azzeccato, visto l’aspetto fisico) di Tom & Jerry. Più che la recitazione – anche se tutti e due cedettero poi alle lusinghe del cinema – li unì la passione comune per gli Everly Brothers: furono proprio alle loro incredibili armonizzazioni vocali che si ispirarono iniziando a lavorare insieme.
Appena il tempo di esibirsi con alcuni live e vennero chiamati per un’audizione alla Columbia Records. Era il 1964, gli Stati Uniti scoprivano la musica folk e poco più che ventenni vennero messi sotto contratto. “Wednesday Morning, 3 A.M”, il primo album a nome Simon & Garfunkel, uscì pochi mesi più tardi. Il risultato fu modesto: Paul Simon, insofferente alle critiche e deluso dall’esito, ripiegò in Inghilterra e registrò “The Paul Simon Songbook”, il suo primo lavoro da solista. Decisione affrettata, visto che “The Sound of Silence”, monumentale inno pop, balzò in cima alle classifiche poco dopo. Non riprese l’attività solista fino al 1972, anno in cui il connubio andò in pezzi.
Si separarono congedandosi con un capolavoro (e non avrebbero potuto fare altrimenti) nel 1970. “Bridge Over Troubled Water” fu il quinto e ultimo disco a nome Simon & Garfunkel: un album epocale e bellissimo, che riuscì misteriosamente a unirli per un’ultima volta, anche se conteneva due malinconiche canzoni di Simon sulla fine di un’amicizia (“The Only Living Boy in New York” e “So Long, Frank Lloyd Wright” – Garfunkel aveva studiato architettura). Come nella migliore tradizione delle coppie, tentarono la riappacificazione più volte, fino al “Reunion Tour” del 1981 che diede vita allo storico “Concert in Central Park”. Durò ben poco: il disco successivo uscì a nome Paul Simon e Garfunkel venne completamente estromesso.
E’ complesso tracciare un ritratto univoco di Paul Simon. Autore incredibilmente prolifico, abile tanto sul palco quanto in studio, forse proprio per queste doti decisamente spiccate ha sempre avuto la fama del musicista autoritario e poco disponibile. Eppure il suo lavoro migliore nasce da una collaborazione intensa. E’ il 1984 e un amico gli passa un disco. Si intitola “Gumboots: accordion jive hits, volume II”. Lo ascolta e rimane folgorato, scoprendo poi che è stato registrato a Soweto, in Sudafrica. Si innamora a tal punto di quelle sonorità che chiama musicisti dell’area per incidere un nuovo album, il settimo della carriera. “Graceland” esce nel 1986 ed è una pietra miliare. Il filo rosso tra il rock ‘n’ roll statunitense (Graceland è il nome della villa di Elvis Presley) e le origini ‘nere’ del ritmo che lo ha ispirato. Singolo e disco si aggiudicano il Grammy Award del 1987 e, quattro anni fa, vengono inseriti nello United States National Recording Registry.
A venticinque anni di distanza è impossibile nominare tutti gli artisti influenzati da “Graceland” (tra i più recenti, ci sono i Vampire Weekend, con tanto di polemica, poi smentita), così come è impresa ardua ricercare le tracce di Simon & Garfunkel in tutto il folk fino ai giorni nostri (anche in questo caso, esempio recente sono i Kings Of Convenience). Paul Simon compie 70 anni e non smette di dedicare la sua vita alla musica, che lo ricambia tributandogli l’autorevolezza che merita. Quest’anno infatti, durante la cerimonia per i dieci anni dell’11 settembre, ha cantato “The Sound Of Silence” a Ground Zero. I nostri auguri sono tutti nel video-simbolo che trovate qui di seguito.