Home Più musica italiana (e indie?) nelle radio italiane

Più musica italiana (e indie?) nelle radio italiane

Ad un certo punto eravamo tutti convinti che la musica propinata dalle radio dovesse essere per forza quella in lingua inglese. Che le canzoni italiane fossero snobbate tanto dai network come reiette, trovando isole felici solo in radio specializzate. I tempi cambiano, e la musica italiana trionfa, aldilà di ogni nostra remissiva percezione. E’ così

di aleali
pubblicato 8 Agosto 2007 aggiornato 1 Settembre 2020 01:25

Ad un certo punto eravamo tutti convinti che la musica propinata dalle radio dovesse essere per forza quella in lingua inglese. Che le canzoni italiane fossero snobbate tanto dai network come reiette, trovando isole felici solo in radio specializzate. I tempi cambiano, e la musica italiana trionfa, aldilà di ogni nostra remissiva percezione. E’ così che dopo la protesta delle etichette indipendenti del 21 giugno, con l’appoggio della illustre cantante italiana (e moglie di Celentano) Claudia Mori, le emittenti radiofoniche trasmettono due mesi a questa parte il 10% in più di musica italiana (dal 15 al 25%). Orgogliosa ma “work in progress” la dichiarazione di Giordano Sangiorgi, presidente di Audiocoop, società che unisce le etichette discografiche indipendenti in Italia:

“Questo risultato dimostra che se il mondo della produzione italiana tutto unito fa sentire la sua voce può riuscire a far invertire la tendenza riscontrata negli ultimi anni a ignorare le produzioni indipendenti italiane. A questo punto le oltre 150 aziende indies che hanno aderito allo sciopero, insieme alle associazioni AudioCoop, Arci, Imaie, Assoartisti e Codacons, chiedono un incontro con i grandi network radiofonici, facendo appello al Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni e al Presidente Commissione Cultura della Camera Pietro Folena, che si sono sempre mostrati interessati a trovare un punto di incontro tra le diverse esigenze della radiofonia privata italiana e dei produttori di nuova musica italiana”.


Una testimonianza importante che allarga il discorso non solo alla musica italiana contro quella “in lingua”, ma anche alla divergenza troppo preponderante di visibilità delle grandi case di produzione rispetto a tutte le “minori” che cercano spazi nelle playlist radiofoniche nazionali, spesso off-limits. La rotation radiofonica e il suo funzionamento oggi è un fitto mistero per i non addetti ai lavori, ma è comunque viva la sensazione che le grosse radio facciano “passare sempre la stessa roba” , specie in tutta quella fetta di pubblico che ama spaziare musicalmente, e spererebbe di poterlo fare con maggiore semplicità utilizzando canali più accessibili. La lotta per una radio più libera, continua.