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P!nk – Hurts 2B Human: la recensione

Ecco la nostra recensione di Hurts 2B Human, l’ottavo disco della carriera di P!nk pubblicato lo scorso 26 aprile.

pubblicato 30 Aprile 2019 aggiornato 27 Agosto 2020 13:42

Se dovessimo definire Hurts 2B Human, l’ottavo disco della carriera di P!nk, con un solo aggettivo, questo sarebbe “rassicurante”.

Le tredici tracce che compongono il disco rappresentano esattamente tutto quello che il pop di oggi può offrire. Pop inteso come genere nazionalpopolare che può accontentare tutti, senza fare torti a nessuno.

P!nk è bravissima, da sempre, a costruire dischi molto ben calibrati dove nulla o quasi sembra essere fuori posto. E Hurts 2B Human è la conferma di questa sua qualità, roba non da poco in un panorama pop femminile oggi relativamente desolante.

A Hurts 2b Human non manca davvero nulla. Il disco è stato anticipato dal finto folk à la Mumford & Sons di Walk me home, pezzo banalissimo ma efficace a cui ha fatto seguito il promo single Can we pretend in collaborazione con Cash Cash, brano perfetto per l’estate che avrebbe benissimo potuto uscire dall’estro dei The Chainsmokers.

Dell’album apprezziamo in particolare il bell’impasto vocale. Al suo fianco, non senza l’abuso dell’autotune, P!nk ha voluto con sé le voci calde di Wrabel (90 Days) e Khalid (nella title track) firmando due ballad piacevoli ma nulla di più.

Il difetto dell’album è che tutto già sentito, in particolare nella recente discografia di P!nk. I guizzi creativi, le originali idee liriche di album meravigliosi come Missundaztood o I’m not dead sembrano ormai far parte di un passato lontano.  Hurts 2B Human si lascia ascoltare, eccome, ma non è di certo il disco della svolta, né tantomeno un progetto che potrà essere annoverato fra i più originali dischi pop degli ultimi anni.

Da una come P!nk, ed è una vita che va avanti così, ci aspettiamo molto di più.

 

 

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