Premio Tenco 2008: la terza giornata
Eccoci ancora da Sanremo con le nostre cronache quotidiane del Premio Tenco 2008. Dopo l’apertura di giovedì e la seconda serata, veniamo alla serata finale, sempre dal famoso Teatro Ariston. Abbiamo visto e sentito musiche, stili e artisti molto differenti e tutti accomunati dall’essere a pieno titolo rappresentanti della cosiddetta canzone d’autore, definizione persino riduttiva
Eccoci ancora da Sanremo con le nostre cronache quotidiane del Premio Tenco 2008. Dopo l’apertura di giovedì e la seconda serata, veniamo alla serata finale, sempre dal famoso Teatro Ariston.
Abbiamo visto e sentito musiche, stili e artisti molto differenti e tutti accomunati dall’essere a pieno titolo rappresentanti della cosiddetta canzone d’autore, definizione persino riduttiva per alcuni di loro.
In ordine un po’ casuale va subito detto che colpisce e conquista la platea Eugenio Finardi insieme all’ensemble Sentieri Selvaggi. Sono loro che riuniti in un progetto – aggiudicandosi la Targa per il miglior interprete – danno nuova voce alle canzoni Vladimir Vysockij, artista russo di cui varrebbe la pena (ri)scoprirne la lunga e intensa storia.
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Di tutt’altro impatto, ma non meno coinvolgente, il set di Frankie Hi Nrg che stupisce ed esalta con nuove versioni semi-acustiche(!) di alcuni suoi classici degli esordi e di oggi, compresa una citazione di uno degli ultimi sproloqui di Francesco Cossiga: un tripudio e lunghissimi applausi per l’MC della serata.
Altro genere e altro approccio per Davide Van De Sfroos, Targa per il miglior disco in dialetto: ormai è chiaro che la sua musica vola molto più in alto (e in tutte le direzioni geografiche) del “solo” suo mondo di provincia lombarda.
C’è anche spazio per un set dell’attore Moni Ovadia che contribuisce agli omaggi di quest’anno nella veste – a lui meno congeniale – di cantante. E poi la quasi esordiente Banda Elastica Pellizza (Premio Siae) che apre la serata con piccole storie di vita e personaggi del quotidiano, orchestrati con bravura e mestiere.
Altro momento diverso e alto: Stefano Bollani meraviglioso, come sempre, negli omaggi (seri) ma anche nel suo giocare con le parodie di cantanti celebri: questa volta tocca a Fred Bongusto. La genialità di questo incredibile jazzista la si riconosce anche in questi piccoli esilaranti divertissment.
Jimmy Villotti, non solo tappabuchi come le prime sere, viene premiato per il suo contributo alla musica in veste di raffinato, ironico (e un po’ matto) turnista dalle grandi doti tecniche (per anni al fianco di nomi come Francesco Guccini e Paolo Conte, tra gli altri).
Questo è anche l’anno del ritorno sul palco del Tenco di Roberto Vecchioni, recordman di presenze alla rassegna e autore dalla grandezza e capacità di trasmettere emozioni indiscussa. Commovente il suo set dedicato ai vecchi amici del Tenco.
Arrivati alla fine di questa trentatreesima edizione il bilancio non può che essere positivo. Vuoi per la varietà dell’offerta, vuoi per la qualità sempre molto alta degli artisti coinvolti. A trovargli qualche difetto s’è sentita certamente la mancanza di protagoniste femminili, nonostante il nostro panorama non sia certo carente di brave e significative esponenti della canzone d’autore.
Al tempo stesso c’è la sensazione che la commissione sia un po’ troppo legata a un’idea di canzone d’autore che non tiene conto di espressioni veramente nuove, alternative e oggi molto seguite dal pubblico giovane più attento (unica eccezione, che conferma la regola, è stata la presenza de Le luci della centrale elettrica). Qualche contaminazione in più e un po’ di auto-referenzialità in meno gioverebbero tantissimo alla rassegna e alla nostra musica migliore.