Recensione dell’album “Figli del Caos” dei TwoFingerz
Vi lascio immediatamente a questa lunga e dettagliata (e bellissima a parer mio) recensione dell’ultimo album di TwoFingerz inviataci da un amico di Soundsblog, Paul. A voi il pezzo. È uscito il 31 agosto un album che aspettavo da mesi. “Figli del Caos” segna il debutto ufficiale dei TwoFingerz, crew Hip Hop composta da Dan-T
Vi lascio immediatamente a questa lunga e dettagliata (e bellissima a parer mio) recensione dell’ultimo album di TwoFingerz inviataci da un amico di Soundsblog, Paul. A voi il pezzo.
È uscito il 31 agosto un album che aspettavo da mesi. “Figli del Caos” segna il debutto ufficiale dei TwoFingerz, crew Hip Hop composta da Dan-T aka Taze nelle vesti di MC e producer, Roofio come producer e arrangiatore e infine DJ Barry. Come stretto collaboratore si legge anche il nome di Zeno Zotti in qualità di grafico e fotografo. La gavetta delle “Due Dita” non ha nulla da invidiare ai vari colleghi che sono approdati nelle major da un anno a questa parte, sebbene sia stata molto più silenziosa. Infatti si vocifera che prima di “Figli del Caos” abbiano preparato almeno un album completo e autoprodotto che per qualche oscura ragione non è mai uscito. Per sopperire alla mancanza da un po’ più di un anno a questa parte si potevano ascoltare alcune tracce direttamente dal player del loro Myspace.
Ma ora, dopo anni dalle loro prime apparizioni ufficiale nella compilation “Street Flava 2nd Avenue” (2004) e “Street Flava 3rd Avenue” (2005), il lancio nelle file di Sony BMG è accompagnato dalla presenza di due capisaldi dell’Hip Hop undeground e non, per lo meno in quanto ad esperienza. Il primo è l’ormai celebre e sempreverde Big Fish, che per l’occasione ha prodotto 8 tracce su 15, e il secondo è Dargen “JD” D’Amico, rapper milanese dall’incredibile esperienza e versatilità, che esordì 7 anni fa accompagnato dal Guercio e Fame (ovvero i 2/3 dei Club Dogo) in un EP chiamato “3 MC’s al cubo” sotto il progetto Sacre Scuole e continuò il suo cammino artistico con l’album solista “Musica Senza Musicisti”, con beat e featuring di Dan-T. lo vediamo impegnato in “Figli del Caos” in qualità di co-autore e rapper in tre canzoni. A parte le mie preferenze personali, che mi portano a vedere Fish come un produttore tamarrissimo, tendente verso sonorità ripetitive da club e che “prende ispirazioni” dai beats d’oltreoceano, e Dargen D’Amico come uno dei migliori rapper italiani in quanto a testi, tecnica ed innovazione; i requisiti per un grande album ci sono tutti.
L’intro, prodotta da Dan-T si presenta potentissima, una specie di mic-check introduttivo. Mi accorgo subito che Taze è aggressivo e tamarro al punto giusto – sia al microfono che al beat – e che quest’album ha già tutte le carte in regola per piacermi. Dopo il secondo ascolto scopro che la stupenda voce femminile che si sente non è campionata ma appartiene a Sewit (che non ho mai sentito nominare prima), che ci delizia di 3 partecipazioni nel corso dell’album. La voce di JD chiude la traccia introducendo il gruppo, io mi emoziono e passo oltre.
Segue Figli del Caos, il singolone (ascoltabile dal Myspace e da Mtv ). La produzione di Fish stupisce e la combinazione ai testi Taze-Dargen è più che efficace. Per certe cose lo stile di Dan-T ricorda quello di Dargen, ad ogni modo l’influenza di un personaggio del suo calibro si sente, e credo tutto sommato che sia una cosa positiva. Il modo di adattarsi alla base (scoprite voi la perla che c’è verso la fine della prima strofa), la voce un po’ rauca, la costruzione del ritornello e del bridge finale sono tutti punti a favore di Dan-T. Il rapper fino a poco fa semisconosciuto anche nell’ambiente underground ci sa fare.
La terza traccia s’intitola Troppo Forte e ripropone la combinazione Fish-Taze-Dargen. Fish è di nuovo in grado di stupirmi, la canzone è un misto di prepotenza e aggressività. Non si discosta molto dallo stereotipo Hip Hop in quanto ad autocelebrazione e spocchia ma a noi non importa molto; lo stile di Taze è fresco e si presenta così: “il mio nome è Daniele Lazzarin, lo dico per chi vuole querelarmi, gli altri mi chiamino Dan-T”.
Proseguendo scopriamo Inizia la Follia, di nuovo prodotta da Big Fish ma che non vede la collaborazione di Dargen ai testi. Lo stile e le rime ricordano i vecchi brani dei TwoFingerz. Il flow è a tratti veloce e molto vario, mentre l’irriverenza e le vocine con cui dialoga potrebbero lontanamente evocare qualche canzone di Fabri Fibra. Inizia la follia è un tratto veloce di come Taze la pensa su molte cose, dalla politica alla società, dall’amicizia alla religione (“se da lassù qualcuno ci guarda, è lo stesso che ce le manda”; “Pensate di essere liberi? Sbagliato. Siete esseri messi in prigioni invisibili, fra vincoli e compromessi, distinzioni fra classi e lotte fra i sessi. Da quassù vi studiamo dall’astronave..”).
La traccia cinque s’intitola Cose che non puoi. La partecipazione di Dargen D’Amico non è solo autoriale ma canta anche una strofa, e sul finale si sente di nuovo la bella voce di Sewit. Anche questa base è di Fish, ed è la prima che non mi convince. Un po’ troppo ripetitiva e poco adatta al tema della canzone. I testi delle tre strofe sono molto belli e alcune parole di Dan-T mi colpiscono (“ma l’amore può essere l’investimento peggiore perché te ne accorgi solo quando muore”) e finalmente possiamo sentire JD all’opera. La sua voce un po’ “sbiascicata”, la pronuncia a volte forzata di alcuni suoni e il modo di concepire le pause lo rendono un personaggio da amare o da odiare, e il filo del suo discorso non è sempre di immediata comprensione. Sapete già da che parte mi sono schierato, e penso che anche lo stesso Taze di fianco al suo amico non regga il confronto.
A seguire troviamo Sulle spalle dei giganti, il secondo singolo. La combinazione è la stessa del primo, ovvero Fish-Taze-JD e la canzone ha davvero uno stile incredibile. Per alcuni il beat ricorda con molta efficacia quello di My Love di Justin Timberlake feat. Timbaland e T.I., e non me la sento di dissentire, ma qui i TwoFingerz hanno confezionato un gran bel pezzo, e al di là dei pettegolezzi anche la base spacca. Dan-T è ricco di novità e si presenta nuovamente con un flow elaborato e vario. La canzone gira da qualche settimana in radio e spero di vederla presto accompagnata da un video. È possibile ascoltarne una parte dal Myspace del gruppo e il brano intero a questo link.
La sette s’intitola Tvb no Tv e devo ancora capire cosa voglia dire.
Prodotta da Dan-T e scritta dalla coppia ormai nota, il ritornello è cantato da Sewit. Questa traccia è la prima a non convincermi totalmente, la bravura propria di Taze di fondersi alle basi vista in precedenza qui mi sembra manchi, e la base stessa non mi sembra coinvolgente, anzi la definirei un po’ piatta. Però abbiamo qui la possibilità di scoprire un lato romantico del cantante; ma tutto sommato la canzone non mi sembra in grado di reggere il livello della parte di album vista fin’ora.
Cavi e Problemi è la prima prodotta da Dan-T e Roofio, ed ha uno dei beat più belli ascoltati fin’ora, forse il più articolato e meno monotono. Il tema è uno dei meno banali e il testo elaborato in modo da necessitare di qualche ascolto in più degli altri brani per entrare nelle orecchie (“io leggo tutto in base a cavi e problemi ma c’è chi analizza il mondo in base a schemi. Tu in base a cosa lo analizzi, ai premi? È come analizzare la musica in base ai Grammy. E chi analizza la musica in base ai Grammy vuole che scriva le nuove bibbie per quindicenni, musica in cui si rivedano dentro…”)
La traccia nove s’intitola Certe Cose, il trio Fish-Taze-JD è di nuovo riunito. Base potente (ma un po’ ripetitiva) e testo irriverente. Il più provocatorio direi. Lascio ascoltare a voi la traccia tramite questo link tratto dal blog di mtv e riporto solo l’entrata con dedica a JD di Dan-T (“se non mi creo un personaggio non vendo, ma se me lo creo e me lo criticano mi offendo. Paese piccolo la gente mormora: cazzate! La gente piccola mormora e quella grande tace, vorrei parlarne a lungo ma a Jacopo (cioè Dargen) non piace, scrivo con lui perché la gente dice che è capace. Fosse per me i pezzi li scriverei con Raf, cori di Baglioni e riff punk come i Daft…”).
Proseguiamo l’ascolto con Ognuno per sé, prodotta da Big Fish, scritta da Dan-T e col ritornello cantato da Daniele Vit, già sentito nell’album dei Club Dogo, che però a mio avviso qui non valorizza come dovrebbe la traccia. Il testo mi piace molto, sebbene ogni tanto Taze non riesca a fuggire da qualche frase banale. a quanto pare la canzone era già pronta da tanto tempo. Come per le altre tracce più calme però, penso che la base di Fish non si sposi nuovamente bene allo stile e al tema affrontato (“la verità è che ognuno ha i suoi cazzi ma la metà servono a colmare vite fatte di banalità”).
L’undicesima si chiama Di Cash e parla di un altro tema molto caro alla cultura Hip Hop: i soldi. È la seconda base prodotta da Dan-T e Roofio, un’altra strumentale cazzuta e di nuovo non monotona.
Arrivati a questo punto del cd la domanda sorge spontanea: perché i TwoFingerz, composti da un MC-Producer, un Producer e un DJ, hanno avuto bisogno di Fish per la realizzazione di questo disco? Tenendo conto che, ormai molto lontani dall’epoca dei Sottotono, le sue produzioni più recenti prendono il nome di “Tu mi porti su” con Esa (no comment) e di nove diciassettesimi dell’album “Tradimento” di Fabri Fibra (libretto alla mano solo tre si salvano e le altre fanno drasticamente scendere il livello del cd), faccio un’estrema fatica a trovare una valida risposta.
Tornando in tema Taze e Dargen fanno una strofa a testa e mandano tutti a casa. Dargen è più in forma che mai e mi fa cadere per terra dalle risate al primo ascolto, mi sembra di trovarlo addirittura migliorato rispetto a Musica Senza Musicisti. Una delle tracce più belle e divertenti del disco (““chi mi da torto è un impostore, rimarremo sempre contadini anche con la ventiquattrore sul trattore””).
La dodici è Così Chiara, ed è forse la risposta alla domanda di prima su Fish. Base stupenda e Dan-T qui raggiunge forse il livello più alto visto in questo disco, e il testo è tutto suo. Una canzone dedicata ad un ex ragazza che dribbla gran parte delle banalità con cui la canzone italiana ci ha sempre bombardati. La prima volta che l’ho sentita, di nuovo dal link del blog di MTV, mi sono subito reso conto del fatto che questo album necessitasse l’acquisto (“…nella testa vedo un domino di polaroid, e senza di loro i ricordi perdono la strada, per questo combatto: perché l’ultima non cada.”)
La traccia successiva s’intitola Io non ho, ed è una rilettura del testo scritto da Dargen D’Amico per il suo album da solista dell’anno scorso. Si tratta di “La prima risposta”.
È un ritratto dell’artista che si sofferma più sulle debolezze che sulle virtù, con il classico stile di JD di mettere sullo stesso piatto immagini forti ed altre leggere (“non ho il condizionatore, non ho mai preso un volo / non ho più i genitori ma non mi sento solo”). Il tributo che Taze fa all’amico è grande, pieno di riconoscenza e lodevole. Il beat è un accompagnamento quasi perfetto, prodotto da Marco Zangirolami. I fan di JD penso abbiano subito storto il naso, ma io non ci vedo nulla di male e mi sono piacevolmente stupito della scoperta.
La presunta ultima traccia è un remix di Dan-T e Roofio di “Figli del Caos”, sulla quale mi sembra piuttosto inutile che mi soffermi.
Dopo 7 tracce vuote, in posizione 22 troviamo TwoFingerz lessico, ghost track desideratissima. È il remix di una vecchissima canzone prodotta da Don Joe (il producer dei Club Dogo) per una compilation. Forse è datata 2001, invece il remix è recente (credo si parli circa di un anno fa), curato da Roofio, che per l’occasione ha sfoderato un beat-bomba molto originale, e vede la partecipazione aggiuntiva di Dargen. La canzone è divertentissima, Taze era già fresco e carico ai tempi e pieno di rime non banali. Sarò monotematico ma anche qui JD è sopra le righe, e in questa traccia si sente più che mai lo scalone che separa i due. La strofa di Dargen è interamente costruita sui luoghi comuni (come aveva descritto in un’intervista) e fa piegare dalle risate. Colpisce ancora una volta il modo particolare con cui costruisce la metrica e chiude le rime.
L’ascolto è finito, e io ho uno strano sorrisetto stampato sul viso.
Penso a quest’album che richiama molto le sonorità south americane. Come dice una breve descrizione del Myspace del gruppo non è un disco che cambia la vita, le rime non fanno la rivoluzione. Esterna una serie di sensazioni molto forti; disagio, senso di non appartenenza e ricerca di una propria identità, mischiati ad una grande capacità di fare questo tipo di musica. Un cd decisamente sopra la media, consigliato a tutti gli amanti del genere.