Recensione di Bugiardo, nuovo album di Fabri Fibra
Il primo album autoprodotto di Eminem dal titolo “Infinite” è uscito ormai da 11 anni, nel lontano 1996. Nelle intenzioni del rapper quello doveva essere un tributo e nello stesso tempo una reinterpretazione di “Illmatic” di Nas, una delle pietre miliari nella storia dell’Hiphop. Purtroppo il disco non ebbe il successo che meritava, nonostante l’ottima
Il primo album autoprodotto di Eminem dal titolo “Infinite” è uscito ormai da 11 anni, nel lontano 1996. Nelle intenzioni del rapper quello doveva essere un tributo e nello stesso tempo una reinterpretazione di “Illmatic” di Nas, una delle pietre miliari nella storia dell’Hiphop. Purtroppo il disco non ebbe il successo che meritava, nonostante l’ottima qualità dei brani ed una tecnica al microfono superiore addirittura a quella di Nasir Jones. Il rapper di Detroit pagava lo scotto di essere bianco e si proponeva in un mercato che già allora era saturo di artisti. Per scavalcare questo problema, nel disco successivo Eminem decise di cambiare radicalmente stile, non nell’esposizione che era rimasta sostanzialmente la stessa, se non migliorata; ma nel contenuto dei testi trattati, più crudi, volgari e violenti. Decise di mettersi una “maschera” per interpretare quelle strofe così oltraggiose, si invento un alter-ego malvagio e lo chiamò “Slim Shady”. Da allora sappiamo tutti che direzione ha preso la sua carriera a livello di successi, per cui possiamo dire che quella fu una scelta vincente.
Fabri Fibra dopo molti anni passati nella scena underground con il gruppo degli “Uomini Di Mare” prima e con un disco solista poi, decide di tentare la stessa strada di Eminem, rilasciando nel 2004 un LP dal titolo “Mr. Simpatia”. Il soprannome che dà il titolo all’album è la versione italiana di “Slim Shady”, con tutti i pregi e i difetti del caso; in questi panni Fibra si sente autorizzato a dissare e prendere in giro colleghi, politici e volti più o meno noti della Tv e dello spettacolo. L’operazione a mio parere riesce solo a metà, l’unico risultto positivo della svolta stilistica è quello di farsi conoscere da un pubblico più vasto, fino ad arrivare alla major che lo metterà sotto contratto, ma molti di quelli che conoscono bene il mondo del Rap e hanno seguito Fibra fin dagli esordi storcono il naso scontenti di fronte alla poca originalità dell’operazione di “restyling”. Secondo i miei gusti, l’aspetto più negativo di quell’album erano le strumentali scadenti realizzate dal fratello, che non utilizzava quasi per nulla samples ma giocava con i “virtual instruments” dando un impronta fin troppo eletrronica al lavoro nell suo complesso. Il disco successivo è il primo che gli porterà notorietà e successo, grazie soprattutto al brano tormentone “Applausi per Fibra”. Molto simile a “Mr. simpatia” nei contenuti si vede un miglioramento nelle basi, sempre dal sapore “electro”, ma decisamente più curate e professionali; da questo punto di vista il supporto della casa discografica si fà sentire in maniera determinante.
Adesso esce “Bugiardo”, e non sappiamo ancora se riuscirà o meno a bissare il successo del lavoro precedente. La prima cosa che salta all’orecchio nell’ascolto dei brani è la svolta pesantemente “Dirty South” delle basi, particolare che avevo già fatto notare all’uscita del primo singolo. Anche se a me non piacciono, so che le sonorità techno sui tempi del Rap, verranno apprezzate dai molti che in italia stravedono per i vari Gigi d’Agostino e Gabry Ponte, tanto per fare due nomi. Assodato che il rap in Italia non riesce a far presa, questa fusione di generi può essere il primo passo che spingerà gli ascoltatori ad avvicinarsi anche alla musica black? Purtroppo non sono così ottimista, infatti oltre ai suoni, ci sono anche diversi altri problemi. Un’altro particolare evidente che non ho gradito è l’affanno di Fibra nel cercare di proporci nuove argomentazioni scioccanti e provocatorie. Intrappolato nel personaggio che si è cucito addosso in questi ultimi anni, ripete all’infinito la stessa formula, ma ogni volta il risultato è sempre più scontato e sempre meno convincente, finendo per diventare la caricatura di se stesso. Quante volte per esempio gli abbiamo sentito dire che investe qualcuno o viene investito in macchina? O che vuole suicidarsi? E soprattutto, quante volte gli abbiamo sentito fare la rima Fibra – Sfiga? Abbiamo perso il conto, ormai è più scontata di Cuore – Amore. Le strofe non seguono un filo logico, salta da un argomento all’altro pescando apparentemente a caso i nomi di coloro che hanno riempito le pagine più sanguinose della cronaca nera. Cita nuovamente Erika di Novi Ligure, a cui aveva già dedicato un pezzo nel disco precedente, il piccolo Tommaso Onofri barbaramente ucciso, canta le lodi del terrorista n.1 (partito scelto: Bin laden mi piaci) senza mai arrivare a niente, senza riuscire a trasmettere uno straccio di emozione. La colpa credo che sia proprio da attribuire alla confusione che regna sovrana in ogni testo, non si parte e non si arriva mai da nessuna parte, rimaniamo immersi nella realtà di un ragazzo di trent’anni che per sua stessa ammissione si è sempre giudicato un fallito. Ci propone argomentazioni noiose come i suoi ritornelli, l’unico refrain che si salva è quello di “Non c’è Tempo”, non a caso ispirato da “L’estate Stà Finendo” dei Righeira. Fibra sa benissimo di essere debole su questo punto, ecco allora che in “Tu così bella Non Ce l’Hai” si sente in dovere di giustificare il suo stile: “la strofa è questa, qui ci stanno le rime, ripeti invece le frasi nei ritornelli, per questo si chiamano ritornelli“. ti sbagli Fabri, si chiamano ritornelli perchè ritornano due o tre volte all’interno della canzone, ma non è obbligatorio che siano formate da una sola singola frase ripetuta fino alla nausa. Non ci sei portato, punto e basta. Il disco è diviso in due parti, la prima, meno bella è quella che contiene i pezzi più superficiali, mentre nella seconda il livello si alza leggermente, come in “Potevi Essere Tu” o “Non C’è Tempo”. Gli unici Featuring sul disco sono quelli di suo fratello Nesli e di Metal Carter del Truce Clan, la maggior parte delle produzioni sono affidate a Fish e Medeline, mentre Nais si occupa di una base sola, “Sempre Io” che è a mio parere la migliore dell’album. Penso che non ci sia molto altro da dire su questo disco, resta solo da vedere come verrà accolto dal pubblico, capire se riuscirà a bissare il successo del precedente nonostante l’assenza di una Hit sicura come “Applausi per Fibra” e se aver copiato Eminem alla lunga continuerà a ripagarlo. Vi lascio con una domanda, quando in “La soluzione” dice: “I tuoi compagni a scuola fanno il mio nome/Qualche puttana mi ha copiato il soprannome” secondo voi a chi si stà riferendo?