Home Diodato Abbiamo sempre bisogno di “Un atto di rivoluzione” come quello di Diodato

Abbiamo sempre bisogno di “Un atto di rivoluzione” come quello di Diodato

In un mondo musicale con fanciulle desiderose di borse preziose, di “señorite” col lato B parlante e di dissing tra un elemento A e un elemento B, ascoltare “Un atto di rivoluzione” di Diodato è come aprire la finestra e respirare a pieni polmoni.

4 Ottobre 2024 13:35

In questo tempo storico dove siamo circondati da pezzi che narrano di fanciulle desiderose di borse preziose, di “señorite” col lato B parlante e di dissing tra un elemento A e un elemento B, ascoltare “Un atto di rivoluzione” di Diodato è come aprire la finestra e respirare a pieni polmoni. Il cantautore ha pubblicato il nuovo singolo e ne ha parlato così:

“Perché siamo qui? La risposta è semplice e forse anche per questo così difficile da accettare. Vogliamo emozionarci, vogliamo continuare a sentire, vogliamo condividere, raccontarci, stringerci attorno al fuoco e riconoscerci per ciò che davvero siamo. È ciò che da sempre mi guida, è ciò che mi ha aiutato a capire chi fossi, a capire gli altri, a provare a mettermi nei loro panni, a rispettarli. Potrà sembrare banale ma, ancor di più oggi, è per me un atto di rivoluzione”

Ma forse raccontarsi un’emozione è ancora un atto di rivoluzione” canta Diodato ed è proprio in queste poche parole che trova il fulcro e il senso il nuovo singolo del cantautore.

Premessa: questa non è una scontata critica ai pezzi rap/trap che sono ai primi posti delle classifiche. Ci sono, piaceranno, alcuni sono orecchiabili, molti sono tutti uguali nel significato, ma viva la libertà di ascolto e finché avranno successo, è giusto accettarlo e alzare le mani. Non può nemmeno essere un discorso da “boomer”, al massimo da uno della “generazione x” se proprio devo essere catalogato.

Ma “Un atto di rivoluzione” è un pezzo che, nel suo canto e nella sua costruzione musicale, davvero sembra rivoluzionario. Riflette su ciò che ci circonda (tra cronaca nera e internazionale) ma vuole rifuggire da retorica e pietismo. Lo dice apertamente: “Lo so sono soltanto altre parole, Disperse tra miliardi di persone”. Ma ascoltare queste parole e l’evidenziare l’importanza di cantare un’emozione, oggi, più che mai, appare quasi una ribellione.

Ai primi posti dei brani più ascoltati e venduti ci sono personaggi che vantano conti in banca invidiabili e ritmi e stili di vita hollywoodiani. Si gongolano nel sentirsi i migliori, raccontano i loro guai giudiziari come fossero medaglie al valore e prendono le distanza di una vita inizialmente difficile e oggi dorata. E chi ascolta si sente anche un po’ lo str0nzo di turno che fa i conti fra bollette e affitti/mutui. Ma tant’è.

Nella maggior parte dei casi – non sempre, non generalizziamo – parlano solo ed esclusivamente di loro stessi. Un perpetuo Onanismo di marche, lusso, macchine che sgasano e autotune che diventa megafono per il loro “cash”.

Per questo, raccontarsi, aprire lo sguardo al mondo che davvero è reale e ci circonda (e va ben oltre le risse e ronde da quartierini dei bad boyz) oggi assume il sapore di qualcosa di sovversivo. Basterebbe alzare gli occhi e porsi qualche domanda che vada oltre se stessi. Basterebbe, appunto, sapersi emozionare per altro da se stessi.

Per questo motivo, evviva la rivoluzioni e le ribellioni come quelle di Diodato.

 

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