Rockin’ 1000 a Cesena per i Foo Fighters: il racconto di due musicisti
L’iniziativa Rockin’ 1000 ha battuto il Guinness: mille musicisti insieme contemporaneamente a suonare Learn To Fly dei Foo Fighters all’ippodromo di Cesena. Su Soundsblog il racconto di chi ha partecipato.
Di Rockin’ 1000 abbiamo iniziato a parlare già a Dicembre scorso, quando emerse la notizia di un’iniziativa particolare fortemente voluta da un gruppo di ragazzi: far suonare i Foo Fighters a Cesena. Impresa notevole, non impossibile, dai contorni iperbolici: per convincere la band di Dave Grohl si è organizzato un mega concerto quasi spontaneo. Deadline raccolta fondi: Aprile. Obiettivo: suonare Learn To Fly tutti insieme.
L’iniziativa ha raccolto sempre più consensi e alla fine, sotto il sole cocente del 26 Luglio, i mille musicisti si sono ritrovati all’Ippodromo di Cesena per registrare tutti insieme Learn To Fly dei Foo Fighters e invitare così definitivamente Dave Grohl e soci a suonare nel nostro paese. Il video ufficiale dell’iniziativa è diventato virale in poco tempo.
Noi di Soundsblog abbiamo voluto fare di più e abbiamo raccolto la testimonianza di due batteristi che hanno partecipato al Rockin’ 1000 nella doppia veste di roadie e musicista. I loro racconti sono tutti da godere!
Sauro, batterista al Rockin’ 1000
In macchina, ascoltando la radio, solito viaggio di ritorno a casa dal lavoro. Sento che parlano di una cosa strana, un progetto così pazzesco che subito mi innamoro dell’idea. Devo esserci. Ne parlo anche ai miei amici di sempre, i musicisti con cui suono. Paolo il bassista, mio compagno di avventure fin dai tempi della scuola, non se lo fa ripetere due volte. Marco, il mio fratello di ritmo (batterista puro, io sono più percussionista) è più difficile da convincere ma alla fine opta per un compromesso: mi farà da roadie. Ci iscriviamo mandando i video delle nostre performance.
Nel giro di pochi giorni arrivano due buone notizie: io e Paolo siamo stati selezionati tra i musicisti, il budget per il progetto è stato raggiunto. L’evento si fa.
Domenica 26 si parte finalmente per il Rockin’ 1000. Io e Marco in macchina siamo storditi dalla serata precedente in concerto, in più non abbiamo dormito. La mia bambina nel baule, la batteria, è come se tamburellasse da sola in maniera rassicurante.
Arriviamo a Cesena e la stanchezza svanisce in un colpo solo. Auto cariche di strumenti sono incolonnate religiosamente verso l’ippodromo. C’è nell’aria un’atmosfera di attesa felice e l’organizzazione, perfetta sin dall’area degli accrediti, mi assegna una piazzola numerata e un carrello per il trasporto della strumentazione.
Lo spettacolo è incredibile: 250 batteristi che montano le proprie “bimbe” e si dedicano ai primi esercizi di riscaldamento, tutti insieme, chi più chi meno intimorito. Osservo incuriosito mentre Marco fa due “sleghi” alla batteria, e penso “Meglio così, così li mette tutti zitti e poi posso dire ‘è il mio roadie! Pensate quanto sono tosto io!'” Ammiro un po’ di set di batterie stranissime in attesa di cominciare a suonare.
Verso mezzogiorno un boato annuncia l’arrivo di Fabio, anima del progetto. È il sognatore che ha reso possibile questo fantastico miracolo. Abbraccia e saluta tutti, sembra veramente commosso. In effetti, il colpo d’occhio è spettacolare ma sono preoccupato: come faranno a far andare in sincrono 250 batterie, 350 chitarre, 150 bassi e soprattutto 350 cantanti?
A spazzare via ogni dubbio ci pensa il maestro Marco Sabiu, molto carismatico e rassicurante dall’alto della “torre”. Alle 14 iniziano e le prove e per prima cosa il maestro ci fa fare il giuramento dei musicisti: niente note in più e niente casino nelle pause, ma soprattutto dobbiamo seguire le luci rosse che come un metronomo ci detteranno il tempo. Cominciamo proprio noi batteristi al culmine della tensione: nessuno di noi sa come potrà andare questo primo take.
Si parte con flam sul quattro e la terra comincia a vibrare: un colpo di cassa sembra moltiplicarsi nella pancia e nell’aria, rullante e crash all’unisono sono tuoni. Siamo un sol uomo: mi volto a guardare la fila delle batterie e rimango ipnotizzato dallo spettacolare effetto delle bacchette che si muovono in una danza all’unisono. Restiamo tutti sincroni anche sui tre colpi di piatto conclusivi.
Siamo in silenzio, in attesa di un verdetto. Ci risponde l’esplosione di gioia dei tecnici e degli altri musicisti che alzano le chitarre come spade, il pubblico che urla e il maestro commosso che dice “È incredibile, siete stati perfetti!” Provano anche gli altri: bassi perfetti, giusto un paio di take per regolare il volume, e le chitarre da sole vengono invitate ad alzare gli amplificatori al massimo. Gioia e tripudio!
Un po’ di pausa, di jam session, di relax e iniziano le registrazioni audio: concentrati come marines nella giungla, la prima viene subito bene. Tocca alle riprese video: la luce è del primo imbrunire è perfetta, magica, le nuvole si tengono alla larga e c’è un’atmosfera incredibile. Un drone riprende dall’altro ma non mancano cameramen con steady cam, telecamere su bracci telescopici e mille altre diavolerie. Un paio di take video e il maestro Sabiu ci concede il regalo più bello: un rullatone finale dinamico che guida verso la perfezione più assoluta.
Appello finale ai Foo Fighters in inglese, un po’ di sana bolgia musicale e siamo pronti a tornare. Ho vissuto un momento epico. Non lo dimenticherò mai.
Marco, batterista e roadie al Rockin’ 1000
Sauro ha provato a convincermi ma non me la sentivo, sono un perfezionista e non avrei potuto dare attenzione alla preparazione del pezzo. L’idea di essere presente a questo evento anche solo come spettatore mi piaceva tantissimo: ho fatto da roadie e da logistica ed è valsa la pena perché, nonostante i primi minuti di disorientamento stradale all’arrivo a Cesena, la sensazione è stata subito quella di un evento molto ben strutturato.
Un gruppo di ragazzi modera l’accesso delle auto dei batteristi, convocati per primi alle 8.30 del mattino. Sul terreno dell’Ippodromo di Cesena sono tracciate col gesso 250 piazzole di 2×2 metri, sufficienti ad accogliere i mille musicisti in arrivo. Geniali quelli che si sono portati l’ombrellone, visto che il sole picchia un bel po’.
Ho apprezzato parecchio che ci fosse una zona con tavoli e panche da usare come punto di appoggio per mangiare, assieme a un paio di camion per il cibo e le bevande e due set di bagni da campo. In cima alla torre dove sarebbe salito il maestro per dirigere c’era un bel sistema di diffusione delle indicazioni rivolto verso i musicisti e i necessari fari del click visivo, imprescindibili per guidare mille musicisti in sincrono perfetto.
La posizione dei musicisti era buona, ma dopo la prima prova voci è stato necessario cambiare di posto i cantanti perché non riuscivano a sentirsi bene e stonavano, oltre ad andare fuori tempo. Il gruppo cantanti è stato spostato davanti ai batteristi e il team di tecnici audio è partito a testa bassa a cablare tutto di nuovo. Sono stati grandiosi perché la situazione non era affatto facile. Ho ascoltato la prima esecuzione d’insieme nella zona frontale tra i chitarristi e i batteristi.
Suono da oltre 30 anni, sono stato su tanti palchi come musicista, ho fatto parte del pubblico a tanti concerti, ma mai le mie orecchie hanno udito un simile suono e mai i miei occhi hanno visto un simile spettacolo.
Vedere 250 batteristi che fanno lo stesso movimento mentre un crunch devastante esce dal branco dei chitarristi… Questo treno che parte sicuro, maestoso, implacabile… è qualcosa di indescrivibile. I cantanti che saltano ancora dopo 8 ore sotto il sole, felici di ricantare ogni volta lo stesso brano come quando la mamma ti diceva da bambino che potevi fare un altro giro in giostra, mi ha inchiodato in quella posizione fino all’ultimo ciak.
Non volevo più venire via da lì, ogni esecuzione era come se fosse la prima. Non sentivo solo la musica, non vedevo solo dei musicisti: mi sentivo completamente avvolto e travolto dalla loro gioia.
Finite le registrazioni, un gruppetto di batteristi è partito spontaneamente con il ritmo di “We will rock you” dei Queen che in pochi minuti si è esteso a tutto l’esercito di 250 batteristi, seguiti dai bassisti. Il gruppo dei chitarristi ha improvvisato un serpentone tra le file dei batteristi e ha innalzato al cielo le proprie asce in segno di vittoria, in uno scenario che non esiterei a definire da ‘campo di battaglia’. Un tramonto che forse anche il più ottimista degli organizzatori non avrebbe mai potuto sperare illumina la scena di uno dei giorni più belli della mia vita, e sicuramente del suo giorno più rock.
Foto | Facebook Rockin’ 1000