Sabaton e Accept al Live Club: foto-report dal concerto di Trezzo, 25 Gennaio 2017
Una band storica, una band affermata ed in continua ascesa, ed una band emergente: ecco la ricetta che ha riempito il Live Club.
Una band storica, una band affermata ed in continua ascesa, ed una band emergente: un’ottima ricetta per una serata metal che fa registrare un nuovo soldout al Live Club.
Definire “sacrificati” i Twilight Force (la band emergente) è dir poco: costretti (dalle scenografie delle altre band, già montate sul palco) ad esibirsi in pochi metri quadrati, tutti in linea retta senza poter fare un passo indietro, perdono tutto l’impatto scenico visto solo qualche mese fa quando suonarono di spalla ai Sonata Arctica. Se a questo aggiungiamo dei suoni veramente pessimi, che impastavano tutto, l’impressione per chi non conosce la band svedese è quella, purtroppo, di un gruppo di buffoni vestiti come personaggi fantasy (il mago tastierista, l’elfo chitarrista, e così via), graziati da un cantante di bell’aspetto e bella voce. La realtà è ben diversa, ed il gruppo ha delle belle canzoni nel suo repertorio ed un’ottima presenza scenica. Un’occasione un po’ sprecata, e non so se neanche i loro fan possano aver apprezzato un’esibizione di questo calibro, non dipendente dalla volontà dei Twilight Force.
Gli Accept sono la “band storica” suggerita all’inizio dell’articolo: le basi della band furono gettate 50 anni fa, anche se poi si attese quasi un altro decennio per chiamarli veramente Accept. Eppure, non erano headliner. Eppure, non è stato un gran problema, seriamente. Si sono portati dietro una scenografia colossale, hanno suonato un’ora secca e hanno spaccato tutto. Non è questo, il compito di una band, al di là della posizione in scaletta?
C’è da dire che molte delle persone che si lamentavano degli Accept che avrebbero suonato prima degli “sbarbatelli” Sabaton, pensavano anche di venire al Live Club e trovare Udo alla voce. Gli stessi che NON hanno riempito il live club quando Udo ha suonato ad un Live Club pieno a metà in Dicembre.
Chiuso il momento delle polemiche, torniamo agli Accept del 2017, con un “nuovo cantante” da ormai 8 anni, ed un paio di nuovi membri (chitarrista e batterista) da un paio d’anni. Mark Tornillo fa un ottimo lavoro con i brani vecchi e nuovi, senza voler rimpiazzare il buon Udo, e questo la gente l’apprezza, ma il vero mattatore è sempre Wolf Hoffman, che suona con la stessa carica di un adolescente e interagisce con il pubblico e con il suo vecchio amico Peter Baltes, l’unico altro membro storico degli Accept. Si chiude con Balls To The Wall, ma non vanno scordate le nuove Stalingrad o Stampede, tutte ben accolte dai fan.
Infine, i Sabaton: quando i teli sul palco vengono calati e si vede un intero dannatissimo carro armato che sorregge la batteria, ed i microfoni tenuti in piedi da fucili mitragliatori e granate, l’eccitazione del pubblico sale a livelli indecenti. Tutti vogliono i Sabaton, e dopo una intro degli Status Quo il gruppo svedese è sul palco. La loro formula vincente è chiara fin dall’inizio: brani cantati a quattro voci, cori epici, power metal che non dà scampo. E testi che, mentre ti divertono, ti insegnano qualcosa sulla guerra. La loro marcia verso la gloria (già ottenuta in patria, visto che allo Sweden Rock portano 60,000 voci a cantare i loro inni) sembra inarrestabile, ed in un panorama power metal che non offre grandi sussulti, i Sabaton sono una luce per i giovani che vogliono avvicinarsi al genere.
Non guasta il fatto che siano simpatici, e che il nuovo chitarrista sappia parlare italiano: su Facebook trovate un video in cui nella nostra lingua dichiara di non essere una putt*na, bensì un vero vichingo. Sono queste, le frasi che rimangono nel cuore.