Samuele Bersani presenta la sua antologia di 28 brani “Psyco”: “Non voglio un modello di canzone da seguire per tutta la vita”
Una delle prime cose che più mi colpisce di Samuele Bersani, durante l’incontro stampa per la presentazione di “Psyco”, è la sua onestà.
Addirittura? -penserete. No, non voglio essere talmente presentuoso da pensare di poter definire il carattere di un cantante o di un qualcuno in qualche ora di incontro. Ma è il modo di parlare, di raccontare la sua prossima partecipazione a Sanremo e i suoi progetti del passato e del futuro, a sembrare talmente onesti e sinceri da stupire positivamente. Samuele racconta la decisione di pubblicare un Greatest Hits, la sua opinione sui cantanti di oggi e ha presentato i suoi due inediti contenuti nell’album: “Un pallone”, che presenterà in gara a Sanremo, e “Psyco”, il secondo nuovo brano all’interno della collection.
E proprio questo pezzo è stato scelto come titolo dell’antologia, 20 anni di canzoni. Sono passati ben tre anni dall’ultimo “Manifesto abusivo” e ora si ripresenta al grande pubblico con questi due cd, rivisitati dal cantante stesso. Non quindi una vera e propria raccolta come in molti pensano. Prima di lasciarvi alla lettura delle interessanti domande di tutti i presenti, a cui Bersani ha risposto durante la conferenza stampa, è giusto avere un’idea di quello che trattano i due brani. “Un pallone” è una metafora che parte da alcune immagini efficaci per poi poter avere un’altra chiave di lettura, di un qualsiasi cittadini italiano che prova smarrimento in questa realtà. “Psyco”, invece, ha una musicalità decisamente diversa, moderna e testualmente impegnata. Un’evoluzione interiore raccontata attraverso le perioezue e i passaggi del protagonista, alle prese con un’anima irrequieta.
Cliccate dopo il salto per comprendere ancora di più l’artista che salirà sul palco di Sanremo, un Samuele Bersani cantante ma, anche, soprattutto – e qui sta la cosa che ho accennato all’inizio del post- un Samuele Bersani persona e non personaggio:
Come mai un artista più giovane di altri fa un best dopo tre anni dagli inediti?
Era già in programma a prescindere da Sanremo dall’etichetta. Ho un contratto, delle tempistiche da rispettare. Nel frattempo ho scritto diversi inediti già pronti ma non ho raggiunto forse la quantità necessaria ma saremmo comunque usciti con la raccolta che mi soddisfa molto, è corposa. Non ha molto a che fare con la precedente, uscita dieci anni fa, perchè ha 18 brani che prima non c’erano. Poi ho avuto la possibilità di rivederle, tranne alcune che sono andati persi. Il master di due dischi non sono stati trovati, L’oroscopo speciale e Freak. Per tutto il resto ho avuto la possibilità di remixarli, masterizzarli e ricantare alcune cose. Ho avuto il massimo della libertà. Non ho inserito “Coccodrilli”, per esempio, perchè secondo me non era adatta al percorso che segue il disco. Ho avuto il massimo della collaborazione e dell’apertura mentale.
Nel disco ci sono due inediti e “Psyco” mi ha molto colpito…
E’ un brano spiazzante, in realtà è una delle canzoni più sincere e belle che abbia mai scritto. Sono una persona sensibile e uso le canzoni come una forma di psicoanalisi. E’ anche questo un po’ il motivo del titolo. I brani raccontano delle storie, degli aspetti più intimi e personali, considerazioni private o stati d’animo. Questo pezzo mi è nato di getto. Non parla degli analisti, ma dell’incomunicabilità tra il paziente e diversi psicoanalisti, come quello logorroico. Nelle idee si parla sempre più di economia, borsa, ma in questi anni la crisi più importante è quella interiore. E’ una canzone liberatoria perchè si trova la via d’uscita durante il racconto. Sono andato da Gianni Morandi con “Un pallone”, poi ho scritto questa canzone. Per una settimana volevo andare a Sanremo come “Psyco”, avevo questa idea. Ci ho riflettuto un po’ e ho capito che Morandi aveva ragione ad insistere per il brano “Un pallone” perchè è musicalmente più rassicurante. Io pure sono in una fase più felice, rispetto ad anni fa, a livello personale. Volevo portare allegria, pensavo alle colonne sonore dei film di Bud Spencer, a Cochi e Renato della Gallina, alle Kessler, un mondo che fino ad oggi non si era visto finora. Ieri siamo andati a fare le prove e alcuni tecnici erano felici di ascoltarla, mio babbo in cucina la ballava come le Kessler… e anche questo mi è bastato (ride). La canzone racchiude l’esatto apposto tra il livello musicale e quello del testo. Racconto, con la scusa del pallone, in realtà qualcos’altro, come avevo fatto nel mio vecchio pezzo “Il mostro” che in realtà raffigurava il concetto della diversità. Nel caso di “Un pallone” parte già rubato e si trova in una condizione “psicologica” di dover passare da un estremo all’altro. Mi sono accorto mentre la scrivevo che potesse avere una doppia lettura, con la descrizione dell’Italia. Mi sto un po’ sulle palle quando faccio il sociologo (ride). Vorrei che fosse una canzone che piacesse ai bambini. Dai bambini in giù, e non in su.
Sanremo 2012: la sensazione che prevale? Energia positiva? Timore o tensione rispetto alla gara?
In realtà è tutto strapositivo. A livello tecnico rispetto al 2000 ha una grandissima produzione alle spalle, c’è Morandi che mi vuole bene, lo vedo, lo sento, mi fa stare tranquillo e mi consiglia. Sono anche io più grande, ero più smarrito quando ho portato all’Ariston “Replay”, completamente imparagonabile.
Come mai questi dodici anni d’attesa per rivederti all’Ariston?
Perchè me lo chiedevano e mi veniva d’istinto di dire di no. Quest’anno invece mi sono proposto io, ho chiamato Morandi e ci siamo incontrati al Circolo Anziani, io col tassista e lui è venuto a prendermi (ride divertito). Io leggo ogni tanto che sono appartato o schivo, non ho solo la necessità di essere riconosciuto per strada, mi piace piuttosto essere io a riconoscere gli altri, Ho vissuto bene stando anche un po’ fuori. E’ una contraddizione dentro di me. Sanremo mi sembrava l’occasione giusta quest’anno.
Qualche anticipazione sulle serate di giovedì e venerdì?
Non posso ancora dire venerdì cosa succederà e con chi sarò, però posso dirvi che in molti mi hanno dato il due di picche. Telefonavo, “Ciao sono Samuele” e loro “Oh ciao, che piacere! Quand’è che facciamo un pezzo insieme? Sono anni che speravo mi chiamassi“. E io “Guarda venerdì sono a Sanremo,hai voglia di venire a cantare con me?” e la risposta “Ah, no, a Sanremo no“. Poi mi è venuta un’idea, la migliore e stiamo cercando di portarla avanti. Invece, Romagna Mia l’ho scelta perchè son matto! Non volevo andare a fare la canzone melensa, altre ne avevano già prese. E mi è venuto in mente “Vado a fare Romagna Mia!” Ho passato l’infanzia alle feste dell’Unità, poi sono romagnolo! La canterò con Bregovic, mi diverte come idea. Non voglio sembrare il lanciatore di coriandoli per queste cose ma l’idea di fare Romagna Mia è una follia totale, è simpatica come cosa. Ovviamente c’è anche, tra gli altri in gara, chi ha optato per scelte più tradizionali. Lui non la canterà in inglese, penso che canterà qualcosa in serbo. Del resto è anche lo specchio della Romagna no? L’altro lato dell’Adriatico. Ora sono loro che guardano noi dicendo “Poveretti!”. Lui è poi il musicista più estroso che mi sia capitato di ascoltare negli ultimi anni. Mi piace quello che fa.
E incontrerà, sebbene di sfuggita, anche Lucio Dalla
Sì, mi fa molto piacere, penso sia reciproco. Ho imparato molto da lui soprattutto nei primi due dischi, mi piace questa cosa.
A parte Pierdavide Carone, parlando di Dalla, che si presenta come cantautore, non sono molti quelli giovani in Italia…
No, ormai sono quasi tutti interpreti. Anche se per essere cantautore ho un’idea tutta mia: non basta scrivere canzoni e cantarle ma bisogna dare lo stesso peso alla musica e alle parole. Ci deve essere equilibrio. Ultimamente nei talent show è difficile sentire dei cantautori… però non è che guardo Amici. Quando accendo la televisione forse qualcuno c’è, anche nell’ultima edizione. Anche se, per capirci, a me piace “Il teatro degli orrori” come musica. Mi sento più legato alla scena rock piuttosto che al cantaurato classico. Per me ha molto peso la musica, quella di “Psyco” per esempio è la base della canzone. A volte capita di rifare una canzone che si somiglia e che hai già fatto, ma io lo leggo come un tradimento. Non voglio un modello da seguire per tutta la vità. C’è ovviamente chi ha capito che la formula giusta è quella e si è stampato… Io, a livello di ascolti, sono sicuramente figlio di cantaurato ma adesso sono diverso. Qualche anno fa mi piacevano anche i “Baustelle”. Si può essere sia leggeri che problematici. Il mio modo di essere un po’ lo media, sono un po’ naif.
C’è molto contrasto tra musica e parole in “Un pallone” e “Psyco”
Ci sono due mondi che si incontrano, opposti, un vero contrasto in entrambe. Quello che vi chiedo, davvero, è che non è una canzone che parla di calcio come già qualcuno ha scritto. Non l’ho fatto, con tutto il rispetto…
Quale opinione sui cantanti in gara con te?
A Sanremo quest’anno c’è Finardi, sulla carta, ci sono cose che sono curioso di ascoltare. Dovendone dire uno, direi quello, lui è al di sopra di tutto e di tutti, riuscendo ad arrivare a Sanremo da indipendente. Poi altri nomi non voglio farli perchè non mi sembrerebbe carino in rispetto agli altri.
Quali sono canzoni simbolo di Sanremo in tutti questi ultimi anni, per te?
Nel 2000 c’era la canzone degli Avion Travel che vince, una grandissima canzone. Ci sono state delle belle canzoni, “Luce” di Elisa. Anche i Negramaro con “Mentre tutto scorre”. Sono sicuro che se avessi la lista davanti me ne verrebbero in mente altre.
Com è nata “Un pallone”?
“Un pallone” è nata così: ho aperto la porta di casa e ho trovato un cane che aveva un pallone in bocca, bucato. Mi piaceva la constatazione che per un cane, per qualcuno, il pallone bucato era il massimo. Uno spunto fotografico. E’ nata una strofa del testo, molto simile a quella che si sente adesso nella canzone, poi ho subito scritto l’arrangiamento e la melodia.
Dove vuoi andare adesso? Che obiettivo di pubblico hai? Vuoi colpire i ragazzini?
No, no, i ragazzini no, loro adesso mi chiedono “Scusi, dov’è via Muratori?”, una cosa che mi è successo stamattina (ride) Non credo che mi scopriranno perchè a quei tempi non erano nati. Magari con l’antologia possono scoprire quello che ho fatto in questi anni. Il mio pubblico, come target, sono coetanei, 30enni o 25enni. Però ammetto che ci sono anche dei ragazzini che mi scrivono su Facebook e mi sorprendono. Io sono fatto di sparizioni e apparizioni. In quei casi vivo normalmente, sono stato anche 5 mesi in Islanda. Vivo il quotidiano, a parte questo passaggio. Sono stato con la luce e con il buio, in Islanda, fino alla due del pomeriggio. Sono andato ad accompagnare i Masbedo che andavano a fare il video dei Marlene Kuntz. In quel periodo mi sono innamorato del posto, e non solo… (sorride). Stare a Reykjavík da solo non è stato facilissimo ma mi ha dato lo spunti per scrivere molte canzoni. Siamo andati là con amici duna che figlia di un ex ministro degli esteri, immanicata con la realtà islandese. Un giorno mi suona al semaforo, la saluto e in macchina c’era Bjork. O in una galleria piccolissima d’arte c’era il cantante dei Sigur Ros che era il proprietario di questo posto. Il loro futuro è il passato, non è il 2020 ma il 1970. Lì va soloil vinile, ci sono tantissimi negozi di dischi, se ti vedono con un cd sembri un eversivo. Ci sono dieci negozi di dischi lungo il corso. In Italia si fanno cover band, lì vengono pagati per fare musica loro, non di altri. E il loro tipo di musica è quella che mi ispira di più.
E qualche anticipazione sul tour in programma?
La faccio con una nuova agenzia, con Cattini, il manager di Battiato. Facciamo un allestimento diversi, musicisti diversi tranne due. E’ un po’ prematuro parlarne perchè in fase di creazione.
Tra i 28 brani che hai preso, c’è stato qualcuno che hai preferito?
Ce ne sono alcuni che ho inserito e magari possono essere anche un po’ una sorpresa. Non ho messo solo quelli passati in radio o pià conosciuti. Ho seguito il mio istinto. Ho sperato di mettere dentro tutte quelle che mi piacevano di più. Dei miei dischi “l’Oroscopo speciale” aveva più coerenza a livello di arrangiamento. Appartiene tutto ad uno stesso periodo, anche se allo stesso tempo è un limite perchè è troppo omogeneo.
Qualche opinione sulla situazione politica attuale in Italia?
Francamente mi sono molto allontanato, come invece ho potuto pensarci negli anni ’70 da bambino o quando crescevo, Mio padre era segretario del Pc, però oggi è veramente saltato tutto. Non c’è assolutamente un partito, un movimento, Lo stesso Grillo che mi ha incuriosito (sono andato a Cesena), mi piace la sua idea di movimento di costruire le sue cose dal basso e il risvegliare le coscienze, ha detto questa cosa che lo ha fatto sembrare un paraleghista che dovrà forse spiegare perchè mi ha un po’ deluso questa sua uscita. Io sono per l’integrazione totale.
E per la schiettezza e il dialogo che tocca mille sfumature e argomenti, lasciatelo dire Samuele. E in bocca al lupo!