Sanremo 2013, il vincitore, il televoto, le polemiche e le classifiche: il potere dei talent show
Il televoto a Sanremo 2013 nella classifica provvisoria premia gli ex talent show, ecco perchè
Ieri, giovedì 14 febbraio 2013, è andata in onda la terza puntata di Sanremo 2013. Tutti i cantanti hanno riproposto la loro canzone ufficiale che gareggerà per la finalissima di domani. Quattordici cantanti per quattordici pezzi, quelli preferiti da pubblico e Giuria Stampa. Abbiamo ascoltato diversi brani, alcuni una vera e proprio sorpresa, altri una parziale delusione. Tre serate che si sono svolte in maniera quasi impeccabile. Buona musica, talenti certi e ospiti che hanno portato sul palco ottima musica (dal Asaf Avidan a Antony & The Johnsons). Attesissima era la classifica provvisoria della puntata di ieri.
Il televoto è stato aperto dall’inizio, con l’esibizione di Marco Mengoni ed è stato chiuso dopo l’ultima performance dei Big. Dopo i nomi dei due Giovani che sono passati per la finale di questa sera, Fabio Fazio ha letto l’ordine dei cantanti in base alla preferenza del pubblico. E sul web sono nate immediatamente le prime polemiche. Il conduttore ha specificato più volte che il risultato conta solo per il 25%. Un’altra fetta di giudizio verrà dato sabato e si sommerà con quella della Giuria di qualità che ha la responsabilità dell’altro 50%. Ma la classifico evidenzia ancora una volta come il popolo che segue i talent show abbia il potere in mano anche nel Festival della Canzone Italiana. Marco Mengoni primo, terza Annalisa, quarta Chiara Galiazzo. E secondi i Modà, una band italiana amatissima dai più giovani. Quattro posizioni simbolo della cultura del televoto che evidenzia ancora una volta come ad esprimere le preferenze siano soprattutto gli Under 30. C’è anche chi, però, critica queste polemiche con un legittimo: “Potete votare anche voi che criticate questa classifica, il televoto è aperto a tutti”. Ma…
Ma, se l’obiezione è giusta, allo stesso tempo è anche vero che non tutti votano il Festival. Lo osservano, giudicano, commentano e si lamentano poi del risultato provvisorio. Senza esprimere la propria opinione. Forse è questione di cultura, di abitudini o di costi. Ragioniamoci insieme. I primi posti sono occupati dai nomi di cantanti -bravi, sia chiaro- che sono diventati noti e venduti proprio grazie al televoto. Marco, Chiara e Annalisa sono nati proprio grazie al televoto. Prendiamo qualche altro nome a caso. Malika Ayane, Elio e Le Storie Tese, Simone Cristicchi o Max Gazzè. Loro sono nati in una generazione diversa, in un ambiente artistico diverso, lontani dal meccanismo dei talent show. Loro sono diventati noti senza che nessuno votasse per loro, senza un gruppo consistente di persone impegnato a spendere pochi euro per permettere a loro di arrivare alla finale di un programma, settimana dopo settimana
E’ probabilmente quest’ottica diversa a fare la differenza finale. Perchè, probabilmente a questione di mentalità e abitudini, difficilmente possiamo immaginare una campagna potente come quella che segue e accompagna gli ex talent show in ogni percorso della loro carriera. Ci sono i gruppi, ci sono i fan agguerriti disposti a continuare a votare ed esprimere il proprio supporto. Perché così hanno fatto dall’inizio, prima che fossero famosi, e lo fanno anche adesso, in un rapporto di fedeltà e coerenza.
E’ legittimo, sia chiaro, ma quanti fan degli altri cantanti esterni dal talent show, sono così impegnati da formare cricche di televoto? Possono esprimere il proprio giudizio, votano anche loro, ma singolarmente. Vedo -sempre mentalmente- ben lontana la possibilità che questo accada anche per gli altri artisti in gara. Il televoto, probabilmente, è più accessibile per i più giovani, per la cultura dei talent. Forse la spiegazione è anche dovuto a quel rapporto che si crea tra il pubblico e il cantante. I ragazzi e le ragazzi di Amici e X Factor vengono seguiti per settimane e per mesi. Si crea un rapporto di affezione, di sostegno virtuale. E’ come tifare per un artista reso umano, amico. E non lo si abbandona in un’altra sfida. Sanremo compreso.
A conclusione, il primo pensiero ovvio che nasce è questo. I più giovani, coloro che votano per i talent show non hanno problemi a votare il più possibile il proprio beniamino. Chi, diversamente, non è così legato a questi cantanti, può esprimere la propria preferenza proprio perché stima l’artista che segue ma preferisce spendere soldi per acquistare l’album e si fa qualche scrupolo in più a scaricare la proprio ricarica per far vincere il proprio beniamino. Questione di mentalità della gara (fortissima nei talent, meno per chi ne è estraneo) e, perché no, anche economica. E questo è il risultato: vale ancora la pena arrabbiarsi o aspettarsi qualcosa di diverso?