Sanremo 2019, Daniele Silvestri a Blogo: “Con Argentovivo parlo ai miei coetanei dei nostri figli”
Sanremo 2019: la video intervista a Daniele Silvestri realizzata prima della serata dei duetti. Il cantante parla della canzone, di Rancore e dell’omaggio a Propaganda Live.
“Volevo far vedere ai miei coetanei che c’è la possibilità di un vuoto cosmico all’interno degli adolescenti di oggi, una parte nera dell’anima che non sente più il bisogno di avere quell’argento vivo”. E’ uno sprone ai genitori, più che una rappresentazione degli adolescenti di oggi quello che Daniele Silvestri fa con Argentovivo al Festival di Sanremo 2019.
Qual è la genesi di Argentovivo?
La genesi è molteplice. Sicuramente c’è qualcosa di molto autobiografico: la sensazione come padre di aver incontrato dei muri che non pensavo di dover affrontare, nonostante non possa dire di avere dei figli particolarmente problematici, però, come tutti gli adolescenti – perché due dei miei tre figli lo sono – hanno delle difficoltà e il dialogo con i loro genitori è difficile. Al di là di questo, che sarebbe del tutto normale, mi sono reso conto che alcune delle cose che ho sempre dato per scontato nella vita, che non avevo alcun dubbio che sarei riuscito a trasmettere – non solo ai figli, ma a chiunque avessi accanto – in realtà possono non valere nulla se dall’altra parte non c’è la volontà e non si sentono gli stessi bisogni, se non si è in qualche modo aiutati e ascoltati nella maniera giusta, affinché alcune cose entrino nell’animo. Volevo far vedere, probabilmente parlando più che altro ai miei coetanei, anche se do voce a un sedicenne, che c’è la possibilità di un vuoto cosmico all’interno degli adolescenti di oggi, una parte nera dell’anima che non sente più il bisogno di avere quell’argento vivo, che significa fiamma vitale, voglia di spaccare il mondo, di poter fare tutto, ma che si possa preferire perfino vivere anestetizzati, sedati o vivere in una realtà che non è quella concreta.
Da quel che ho capito parli di una realtà anestetizzata da una parte e incattivita dall’altra. Qual è la soluzione? Tu come ti sei risposto? Questa canzone fa riflettere, ma la risposta devi cercarla dentro di te…
Sì, ma in parte la risposta deve essere collettiva, perché questo è uno dei punti anche se la canzone non lo poteva raccontare, perché non parla di risposte, ma esprime quel punto di vista lì in tutta la sua durezza. Visto che ne parliamo… da una parte penso che ci sia un problema di evoluzione sociale: il mondo è cambiato, ma non sta seguendo un’idea di società, un disegno che mette l’uomo al centro. E’ un cambiamento mostruoso avvenuto per motivi tecnologici ed economici, che abbiamo fatto finta non sconvolgessero il nostro tessuto sociale e invece lo hanno fatto. Sono dei cambiamenti anche meravigliosi e affascinante, però, non abbiamo istruzioni per affrontarli e per questo come individui siamo abbastanza in difficoltà. Ci vuole un’idea dietro o il tentativo di riscrivere le regola in maniera giusta. Dal punto di vista del genitore la cosa più banale, ma più vera che si può dire è che è fondamentale ascoltare. Molti ragazzi danno chiari segni di non essere ascoltati davvero. Non è la stessa cosa ascoltare e basta. Quando avete un figlio che sta con la musica a palla nelle orecchie, ogni tanto conviene sentire che cosa sta ascoltando, pure se non vi piace, perché quello è il mondo in cui desidera stare e conviene provare a conoscerlo. Infine c’è la vita vera, la vita reale e anche lì un adulto deve creare le occasioni, non convincere, ma creare le occasioni per cui quella vita reale, concreta, di relazioni vere, di cose concrete, che siano passioni, interessi o lo sport e l’amore, riescano a irrompere nella vita dei ragazzi.
Parliamo della collaborazione con Rancore: è nata prima la parola rancore nel testo o la collaborazione?
In realtà nel testo c’era la parola “torpore”. Il giorno in cui è arrivato in studio Rancore e gli ho fatto ascoltare il testo, già mentre arrivava quella frase ho detto: “Qui dirò rancore”, anche un po’ per convincerlo.
Sull’omaggio a Propaganda Live: di chi è stata l’idea?
Di Diego Bianchi in arte Zero, perché il batterista che è con me in scena è da sempre il batterista di Propaganda, anche quando non si chiamava così. Io sono amico di entrambi e, dato che mi piace tanto la trasmissione, mi andava benissimo quel piccolo giochino.
Riguardo la collaborazione con Manuel Agnelli che puoi dirci?
La collaborazione con Manuel su questo pezzo, in realtà, è stata pensata tanto tempo fa. C’entra poco con il fatto che sia ospite. Venerdì, che è la serata con l’ospite a Sanremo, era l’unica possibilità di far sentire il pezzo nella sua interezza, perché in gara non poteva essere così lungo, invece venerdì chiudono un occhio e con Manuel riusciamo a fare il racconto completo, che è quello che si vede anche in video, per chi ha voglia di andarlo a vedere. Ve lo consiglio, ne sono molto orgoglioso, tanto il merito non è mio, ma del regista Giorgio Testi. Ne vale la pena.