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Sanremo 2020, Morgan rivela perché ha scelto di duettare con Bugo

Morgan rivela perché ha deciso di partecipare a Sanremo 2020 con Bugo

pubblicato 13 Gennaio 2020 aggiornato 20 Febbraio 2021 14:10

Morgan sarà in gara al Festival di Sanremo 2020 insieme a Bugo con il brano inedito “Sincero“. I due sono stati ufficializzati da Amadeus in diretta durante la puntata de “I soliti ignoti”, in onda il 6 gennaio scorso.

In queste ore, via Instagram e attraverso il sito ufficiale, Morgan ha voluto raccontare il motivo per cui ha deciso di partecipare con il collega (e amico) alla kermesse musicale.

Un lungo post che vi riportiamo a seguire:

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Perché ho scelto di fare #Sanremo2020 con @b_u_g_o? Bugo per me è il vero cantautore moderno. Questa almeno è la mia umile opinione di appassionato di musica e precisamente di canzone. Io mi chiamo Marco, così mi hanno chiamato i genitori ma i più mi conoscono come Morgan, che invece mi sono dato io. È il mio pseudonimo, cioè quel nome che trasforma la persona in personaggio, con quel nome inventato chiunque può tradurre il sogno in realtà perché la vita reale diventa scena sul palco, così quella che è una passione per qualcosa nel mio caso la musica diventa una professione, qualcosa di concreto. Ho 47 anni e, avendo a 17 anni pubblicato il mio primo album, questo 2020 per me rappresenta un trentennio di musica e di palco, di concerti, di televisione, di canzoni, di testi, come Morgan, ma in tutti questi anni Marco non ha mai smesso di essere un ammiratore di altri artisti e un fan, tra il pubblico, perché Marco è un amante dei dischi e dei concerti ed è per questo che è Morgan. Come ascoltatore e appassionato della canzone d'autore italiana amo i cantautori storici specialmente quelli degli anni '60 ma se mi chiedono chi è il cantautore attuale che preferisco dico che è Bugo, perché ho tutti i suoi dischi e ho visto molti suoi concerti. Lo dico dagli anni ‘90, fantastica decade per noi, io con la mia band BLUVERTIGO abbiamo vissuto il momento di grazia e, in quegli anni, dove la maggior parte delle realtà interessanti passavano da MTV e da ALL MUSIC, mi sono imbattuto nei video di un certo BUGO che mi ha immediatamente incuriosito, ma direi più che incuriosito, attratto. Mi piaceva perché bizzarro e sgangherato ma in un certo senso anche rigoroso e lucido, e questa sua ambivalenza di pazzoide ma con la testa sulle spalle, responsabile, faceva la sua riconoscibilità, un insieme di elementi contrastanti che me lo rendevano immediatamente intercettabile, e ancora oggi è così, perché lui è rimasto coerente, pur se evolvendosi spaziando tre generi di musica vari, dal folk all'elettronica, ma rimanendo sempre sé stesso, inconfondibile. Anche Bugo è il suo nome d'arte perché lui si chiama Cristian, quella sottile ironia… CONTINUA su morganofficial.it (link in bio)

Un post condiviso da Marco "Morgan" Castoldi (@morganofficial) in data:

Perché ho scelto di fare #Sanremo2020 con @b_u_g_o?
Bugo per me è il vero cantautore moderno. Questa almeno è la mia umile opinione di appassionato di musica e precisamente di canzone. Io mi chiamo Marco, così mi hanno chiamato i genitori ma i più mi conoscono come Morgan, che invece mi sono dato io. È il mio pseudonimo, cioè quel nome che trasforma la persona in personaggio, con quel nome inventato chiunque può tradurre il sogno in realtà perché la vita reale diventa scena sul palco, così quella che è una passione per qualcosa nel mio caso la musica diventa una professione, qualcosa di concreto. Ho 47 anni e, avendo a 17 anni pubblicato il mio primo album, questo 2020 per me rappresenta un trentennio di musica e di palco, di concerti, di televisione, di canzoni, di testi, come Morgan, ma in tutti questi anni Marco non ha mai smesso di essere un ammiratore di altri artisti e un fan, tra il pubblico, perché Marco è un amante dei dischi e dei concerti ed è per questo che è Morgan.
Come ascoltatore e appassionato della canzone d’autore italiana amo i cantautori storici specialmente quelli degli anni ’60 ma se mi chiedono chi è il cantautore attuale che preferisco dico che è Bugo, perché ho tutti i suoi dischi e ho visto molti suoi concerti. Lo dico dagli anni ‘90, fantastica decade per noi, io con la mia band BLUVERTIGO abbiamo vissuto il momento di grazia e, in quegli anni, dove la maggior parte delle realtà interessanti passavano da MTV e da ALL MUSIC, mi sono imbattuto nei video di un certo BUGO che mi ha immediatamente incuriosito, ma direi più che incuriosito, attratto.
Mi piaceva perché bizzarro e sgangherato ma in un certo senso anche rigoroso e lucido, e questa sua ambivalenza di pazzoide ma con la testa sulle spalle, responsabile, faceva la sua riconoscibilità, un insieme di elementi contrastanti che me lo rendevano immediatamente intercettabile, e ancora oggi è così, perché lui è rimasto coerente, pur se evolvendosi spaziando tre generi di musica vari, dal folk all’elettronica, ma rimanendo sempre sé stesso, inconfondibile.
Anche Bugo è il suo nome d’arte perché lui si chiama Cristian, e quella sottile ironia confidenziale del nome che si è scelto me lo ha reso simpatico, nonostante diversissimo dalla tuonante altisonanza romantica di ‘Morgan’ io lo sentivo un mio simile, e il suo gusto mi piaceva eccome, nonostante diversi eravamo sintonizzati e, se devo essere sincero, pensavo che rispetto a me avesse una marcia in più nella modernità e nella libertà espressiva.

Arrivò il giorno in cui ci incontrammo di persona, ad un festival rock, era già il 2002 e io portavo in tour il mio disco Canzoni dell’appartamento, appena uscito. Appena arrivai nell’area del retropalco tra panche di legno, camerini di plastica, cessi azzurri e bicchieri di birra ci salutammo e senza troppi convenevoli dopo un quarto d’ora mi son trovato con un organo sul palco con lui e la sua band, io conoscevo i suoi pezzi quindi potevo suonarli tutti, mi sono scritto con la matita per gli occhi ‘ossobugo’ sul braccio destro e ho vissuto una delle esperienze più punk di tutta la mia vita. Pomeriggio, sole cocente, un pacco di gente sotto il palco pogava e cantava i suoi pezzi, lui atteggiamento scazzato e spontaneo di chi si diverte prima lui e quindi diverte ed intrattiene di conseguenza, sembrava uno in pace col mondo che gli scorreva davanti e non sarebbe stato in grado di avercela con nessuno nemmeno con uno che lo insulta da sotto il palco e gli grida ‘figlio di puttana’.
Io col mio organo ho spettinato tutti per 20 minuti, lui mi presentava come ‘Giuseppe’ ironizzando sul fatto che io (a detta sua) fossi più famoso di lui. Beh, una figata pazzesca, una abbuffata di quella leggerezza che hai a quell’età in cui giustamente fai di tutto per andare fino in fondo nel godere la vita, ma avevamo trent’anni ed eravamo nel culmine dell’energia, oggi non lo potremmo ripetere così.

Da quel giorno io e Bugo siamo diventati veri amici e sono successe una miriade di altre cose magiche come ad esempio quella di essere scappato a gambe levate una sera da una situazione allucinante dove mi sentivo pubblicamente linciato in televisione da una folla di gente che mi stava mancando di rispetto in modo violentissimo e mentre scappavo sono entrato per rifugiarmi in una specie di locanda dove c’era qualcuno che stava facendo un concerto, era BUGO! Senza dire nulla mi ha dato una chitarra e mi ha detto vieni su a suonare.
Insomma, anche quella volta si è conclusa all’insegna dell’amicizia sincera, della spontaneità, dell’ospitalità, della musica. Inutile dire che ogni tanto io e Bugo abbiamo fatto canzoni in stanze d’albergo o in scantinati e mai nulla si è trasformato in qualcosa di concreto pur essendo sempre materiale che mi piace molto e ce n’è, è lì, nell’hard disk.

Quasi ogni anno dal 2012 Bugo mi ha chiesto di fare con lui il Festival di Sanremo e a me l’idea è sempre piaciuta, non so perché avesse questa ossessione (ironicamente mi verrebbe da chiamarla ‘malinconia’) ma poi è sempre finito tutto in un rimandare all’anno successivo. Arriva il 2019 e arriva anche uno tsunami assurdo, incredibile, vengo travolto da una folle situazione da incubo perché all’improvviso ci sono degli aggressivi comportamenti di gente e istituzioni che mi vogliono cacciare dalla mia casa/studio e la vogliono distruggere, ma vogliono questa cosa con una violenza inaudita, lottano tutti i giorni e sono in tanti per trascinarmi fuori da un luogo dove io lavoravo e vivevo che era, oltre che stato eretto con le mie mani, una diversità notevole dalle case che io conoscevo perché quella casa era la mia e in ogni angolo c’era qualcosa di divertente, o di delicato, o di intelligente, o di struggente, o semplicemente di ironico, ma nulla lì era a caso.

Si è scritto e si è visto molto della mia spiacevole avventura che si è conclusa con una missione armata da parte di una specie di esercito di androidi impazziti e sanguinari che sono riusciti a ottenere il loro perverso scopo, cioè di distruggere la casa/studio e sbattermi in mezzo alla strada. Io durante quella agonia ho più volte chiesto la solidarietà o anche solo un supporto morale ai miei colleghi ‘artisti’ cantautori, con particolare riferimento a quelli abbienti e molto influenti che hanno fatto finta di niente e ancora non so spiegarmi con che coraggio, comunque nella totalità di questa omertosa assenza di empatia che ho ricevuto dal mondo della canzone, tre sono stati quelli che hanno speso parole di stima nei miei confronti e uno di questi è Bugo, che ha scritto e parlato, che ha suonato le mie canzoni per ricordare, a chi se lo era dimenticato, chi ero io.

Gli sarò sempre riconoscente per questo e io porto a Sanremo il sentimento di gratitudine che va al di là di qualsiasi altra cosa e allora oggi che secondo me Bugo non è ancora riconosciuto come uno dei più grandi cantautori italiani quando invece lo è a pieno titolo, e io sono più famoso di lui per tutta una serie di ragioni sia musicali che televisive o di altro destino, voglio che lui possa sfruttare la mia popolarità che è quello che io posso dargli per dirgli grazie amico, sei un amico oltre che il mio cantautore preferito.

BugoFestival di Sanremo