SANTACHIARA, “La strada più breve per tornare a casa” è il suo nuovo album: “Per me la musica è un viaggio” (intervista)
“La strada più breve per tornare a casa” è il nuovo disco di SANTACHIARA. Leggi l’intervista al cantautore su Soundsblog.it
SANTACHIARA ha pubblicato il 12 maggio scorso il suo nuovo disco “La strada più breve per tornare a casa“. Luigi Picone, classe 1998 in arte SANTACHIARA nome d’arte scelto per rendere omaggio al quartiere di Napoli, città dove oggi vive, è un artista che ha vissuto per lungo tempo in viaggio, in un contesto decisamente fuori dal comune, trovando casa nel mondo e nelle persone che lo abitano più che in delle mura domestiche. Cresciuto in giro per il mondo in un ambiente pieno di stimoli culturali al seguito dei suoi genitori, entrambi artisti di strada, si stabilizza a Napoli dove coltiva la sua vena creativa.
Il suo ultimo disco nasce dal desiderio di condividere con l’ascoltatore un viaggio musicale tra i generi che da sempre hanno influenzato la sua musica, facendo tappa tra emozioni ed esperienze autobiografiche nella ricerca di definire quella personale sensazione di calore e appartenenza del trovare “casa”.
Abbiamo intervistato il cantante per parlare del suo nuovo progetto musicale.
SANTACHIARA, intervista al cantautore
Il tuo nuovo album si intitola “La strada più breve per tornare a casa”, un titolo curioso e originale. Come è nato il progetto e la scelta del titolo?
Il titolo nasce da una serata di quelle interminabili, passata con i miei amici: tornando a casa a notte fonda ci ritrovammo di fronte a un bivio, e io dissi “che strada prendiamo?”. Un mio amico rispose “dopo una serata così bisogna fare la strada più breve per tornare a casa” e lì ho capito che avevo trovato il titolo del disco. Il progetto è nato in maniera molto spontanea e, a mano a mano che lavoravo alle canzoni, ho sentito che si definiva sempre di più il sound e il concetto del disco fino al risultato che potete ascoltare oggi.
Sei figlio di due artisti di strada, hai viaggiato moltissimo, conosciuto molte realtà e persone, prima di trovare base a Napoli. Quanto è stato importante per te, come persona e come artista?
È stato molto importante perché mi ha insegnato ad avere una mente aperta e vogliosa di scoprire e creare. Inoltre mia mamma ha sempre cantato e mio padre ha sempre scritto. Non è un caso che io sia diventato cantautore.
Ora sei a Napoli, una città molto viva, ricca, vivace e vista sempre come un luogo di arte e vitalità. Come vivi il tuo quotidiano e come racconti il tuo rapporto con la realtà che ti circonda?
Napoli è casa, è la mia musa ispiratrice. Oltre alla tradizione e alla cultura che la caratterizza, chi ci va può sentire un vero e proprio fermento artistico che va oltre la musica e ha a che fare con l’arte in generale. È la città più bella del mondo e il fatto che il mio nome d’arte derivi da una delle sue vie più importanti è sempre motivo di grande orgoglio.
La casa è il luogo ma sono anche le persone che si ritrovano, che fanno parte delle nostre radici. Cosa e dove è casa, per te? Chi rappresenta le fondamenta della tua identità, oggi?
Ovviamente la mia “casa” è la musica. Ho vissuto in posti diverse, con persone diverse, e l’unica costante è sempre stata la musica: il “luogo” dove posso essere del tutto me stesso e dove mi sento al sicuro.
La cover del disco ti vede all’esterno, su in divano, accanto a un computer, un tavolo, alcune sedie e osservi il cielo, un punto lontano. Intorno a te un terrazzo e dei palazzi. Riesci a crearti il tuo mondo in qualunque posto, con questi oggetti? E’ questo o qual è il senso di questa originale copertina dell’album?
Esattamente. Il disco parla del viaggio più che della casa in sé. E’ più importante il percorso della meta. Ho voluto realizzare questo salotto in strada per riuscire a far comprendere, anche dal punto di vista visivo, il vero senso del disco. In fondo la casa è la strada, è proprio il viaggio che fai che ti rende chi sei. Per me la musica è un viaggio e con questo disco ho cercato di comunicarlo in tutti i modi.