Saudade, i Selton a Soundsblog: “Ormai ci sentiamo stranieri anche in Brasile”
“E’ come se avessimo sempre questo sguardo estraneo, ovunque andiamo”
Dal Brasile…a Milano: loro sono i Selton. La band ha da poco pubblicato un disco, “Saudade”, composto da canzoni in inglese, portoghese e italiano. Il disco è stato registrato grazie al contributo dei fan attraverso il crowdfunding e la produzione è stata affidata a Tommaso Colliva.
In questa giornata prefestiva, facciamoci venire anche noi un po’ di saudade…
Come vi trovate a Milano, e come vedete i milanesi?
Noi in realtà ci troviamo bene. Siamo sempre i primi a difendere Milano quando la gente viene a lamentarsi. Ovviamente è una città che ha dei ritmi un po’ frenetici, quindi sopratutto all’inizio se non sei abituato ti crea un po’ di difficoltà. Con il tempo però abbiamo scoperto che è una città piena di cose interessanti da fare. Non possiamo neanche lamentarci delle persone perchè da quando siamo arrivati ci hanno sempre trattato benissimo, abbiamo un sacco di amici milanesi.
La città di Milano ha in qualche modo influenzato il vostro disco?
Credo di sì, anche se non saprei dire quali siano state le influenze esatte. Credo sia naturale che il posto in cui abiti abbia sempre un’influenza su quello che fai, vero? Il nostro disco però ha avuto talmente tante influenze diverse che non saprei dire bene cosa arriva da dove.
Quanto ‘Brasile’ c’è a Milano?
Siccome noi siamo del sud del Brasile, e il sud ha avuto in parte anche la colonizzazione italiana, ci siamo abituati ad alcune cose che, anche se non sono brasiliane, ci ricordano il luogo da dove veniamo. La polenta, la pasta e la lasagna sono ottimi esempi di ciò.
Il vostro disco si intitola Saudade, come mai?
“Saudade” è diventato il titolo del disco perchè è una parola che riesce a sintetizzare una nostra condizione molto particolare. Essendo da così tanto tempo via è come se avessimo sempre questo sguardo estraneo, ovunque andiamo. Ormai ci sentiamo stranieri anche in Brasile. Questo senso di spaesamento costante si lega alla saudade. Spesso questa parola viene malintesa, come se fosse per forza un sentimento negativo, di nostalgia riguardo alla terra natale. Invece è un sentimento molto più profondo e complesso; la saudade può essere anche bella. Questa complessità della parola ci affascina e rappresenta molto in questo momento, per quello è diventata il nome del disco.
Avete realizzato il vostro disco con il crowdfunding, è un sistema che consigliereste ad altre band?
È un’alternativa estremamente valida in questi giorni. Con la realtà del mercato discografico oggi, spesso i gruppi si trovano senza fondi per realizzare i propri progetti. A noi sembra un sistema assolutamente sano e costruttivo per realizzare delle cose insieme a chi ti sostiene. Nel nostro caso, la cosa più bella (togliendo il fatto di avere raggiunto l’obiettivo e realizzato il disco) è stata proprio un maggior avvicinamento con i nostri fan.
Nel disco avete collaborato anche con Dente, come sono i vostri rapporti con la scena italiana?
Da quando abitiamo in Italia abbiamo fatto veramente tante amicizie. Molte di queste fanno parte della scena musicale. Per fortuna da queste amicizie spesso nascono anche collaborazioni musicali. Speriamo con il tempo di poterne realizzare sempre di più.