Secondary ticketing: storie di concerti, biglietti (e fan) esauriti
Moltissimi fan lamentano di non trovare mai i biglietti per alcuni eventi, per scoprire poi grossi quantitativi di tagliandi in vendita su siti di ‘secondary ticketing’. Libero mercato? Bagarinaggio? La discussione è ancora aperta
Succedono cose. Strane. Da qualche anno a questa parte. Ormai non ci si stupisce quasi più che, soprattutto per i concerti attesissimi, i biglietti in prevendita si volatilizzino. Ci si infervora direttamente, rasentando istinti omicidi.
Le code vere ai botteghini non esistono più da un pezzo, nè men che meno i bivacchi notturni che risalgono probabilmente all’ultimo passaggio italiano di Michael Jackson. Quelle virtuali sono invece quasi paragonabili a gironi infernali, con preghiere collettive all’indirizzo di San Wi-Fi ora pro nobis – e non crollare nel bel mezzo dell’acquisto GRAZIE -.
Ma gli ambiti tagliandi spariscono costantemente nel tempo di un ‘beh?’.
Biglietti comprati da orde di novelli fan di QUALUNQUE artista?
Il dubbio è lecito, il sospetto si fa insistente tarlo, e non sorge oggi, come riporta Rockol, relativamente alle date di Ligabue all’Arena di Verona.
Chi come la sottoscritta frequenta da tempo immemore palazzetti, locali e più generalmente parterre (si chiama così in gergo tecnico l’area fronte-palco) si chiede infatti: come è possibile che i biglietti – se non tutti i più ‘prestigiosi’ – scompaiano a pochi minuti dall’apertura della prevendita? E al di là di questo, come mai ne compaiono così tanti in vendita, a prezzi più o meno elevati, sui cosiddetti siti di ‘secondary ticketing‘?
La questione è molto dibattuta, ma andiamo con ordine.
Cosa sono i siti di secondary ticketing
Una volta si utilizzavano bacheche online e siti di aste (che hanno messo nel frattempo i loro paletti per provare ad arginare il fenomeno). Oggi invece esistono dei portali – i più famosi sono Viagogo, Seatwave e Ticketbis – che offrono la possibilità di mettere in vendita biglietti di eventi (non solo concerti, ma anche partite di calcio, eventi di ogni genere insomma): la piattaforma mette in comunicazione il venditore e l’acquirente, ed è il venditore a stabilire il prezzo.
Da questo emergono due questioni, una per così dire ‘pratica’ e una etica.
La prima: è davvero plausibile che, considerata la mole di biglietti presenti sui suddetti siti – che un promoter, F&P Group, ha addirittura inserito in una ‘lista nera’ -, si tratti di fan che vendono i loro biglietti perchè non possono più recarsi all’evento? Che differenza c’è tra i venditori (meglio conosciuti come ‘bagarini’) che si aggirano all’esterno delle venue e le persone che vendono online il biglietto di un concerto a prezzi esorbitanti? Entrambi infatti vendono i biglietti a prezzo maggiorato, se l’evento è molto richiesto.
La seconda: è davvero un ‘fan’ una persona che mette in vendita un biglietto a prezzo maggiorato? Inoltre, è giusto trattare la musica come una cassetta di frutta al mercato? E’ giusto applicare sull’experience della musica dal vivo le stesse logiche commerciali dei beni di consumo?
A questo si deve aggiungere che al momento non esiste una regolamentazione in merito, e che dal canto loro i gestori di questi siti si difendono così – fonte Repubblica, che si è occupata della questione con una vera e propria inchiesta ad hoc -:
Steve Roest, Head di Business Development Europe di Viagogo: “Viagogo è solo una piattaforma di rivendita. Il nostro servizio, infatti, è pensato per aprire il mercato ai vari utenti, non appena i tagliandi vengono resi disponibili, di modo che i nostri clienti si possano affidare a una piattaforma sicura su cui vendere o acquistare […] Sfatiamo un mito: non è vero che tutti i prezzi sono alti, perché circa la metà dei biglietti disponibili sul nostro mercato virtuale viene venduta a un prezzo pari o addirittura inferiore a quello originale. Ad esempio, per il concerto dei Muse a Roma non si superano i 40 euro. Bisogna considerare che il prezzo dei biglietti, come in qualsiasi altro mercato, è determinato dall’equilibrio tra domanda e offerta: se un evento è molto richiesto e l’offerta è particolarmente limitata, i prezzi dei tagliandi cresceranno inevitabilmente”
Ma Bruno Biagi, comandante provinciale della Guardia di Finanza di Verona parla proprio di ‘bagarinaggio’:
“Si tratta delle nuove frontiere del bagarinaggio. Se prima l’azione di rivendere i biglietti a prezzi last minute avveniva agli ingressi dei circuiti dove potevamo controllare e sanzionare, da quando si è passati dalla piazza reale alla piazza virtuale la verifica è sempre più difficile”
Il dibattito: Uk vs Italia, all’ombra del vuoto normativo
In Gran Bretagna la questione è arrivata anni fa in Parlamento, con tanto di richiesta di intervento da parte della Polizia Metropolitana, e addirittura l’apertura di un’istruttoria dell’Antitrust.
Continuano poi ad arrivare notizie di artisti che si ‘alleano’ nella crociata . Anche perchè se i soldi dei biglietti non arrivano nelle casse del promoter, come è possibile sostenere l’economia del live (che è un po’ lo stesso tipo di discorso che si fa sui dischi)?
Ultimi, dopo Travis, Blur, Pink Floyd e molti altri, i Mumford & Sons, che hanno scelto come partner Twickets, ribattezzato secondary ticketing etico, per permettere l’incontro online dei loro veri fan, che così non devono approdare sulle discusse piattaforme: su Twickets infatti è possibile solo scambiarsi biglietti dei concerti al prezzo stampato sul tagliando.
In Italia?
Come già vi dicevamo anche nel nostro Paese esiste un vuoto normativo a riguardo. I promoter hanno provato a limitare il fenomeno con diverse iniziative (tra cui la già citata black list, o la vendita nominale), ma a più riprese lanciano il loro grido d’allerta.
Noi fan invece stiamo a guardare: del resto, se ci è voluto un archistar ex assessore alla Cultura per portare all’attenzione del Ministro dei Beni Culturali Massimo Bray la necessità di ‘salvare la musica dal vivo’, cosa possiamo fare noi poveri mortali per farci sentire?