Home Interviste Sergio Cammariere a Blogo: “Un disco è una ‘fotografia’ dell’artista, è solo con il pubblico che avviene la magia”

Sergio Cammariere a Blogo: “Un disco è una ‘fotografia’ dell’artista, è solo con il pubblico che avviene la magia”

L’artista si sta preparando per una tournée teatrale che debutterà il 22 novembre al Teatro Petruzzelli di Bari dopo la data zero al Teatro Gentile di Fabriano (14 novembre)

pubblicato 20 Ottobre 2014 aggiornato 29 Agosto 2020 13:26

Debutterà il 22 novembre al Teatro Petruzzelli di Bari la nuova tournée teatrale di Sergio Cammariere: sarà la prima occasione, dopo la data zero il 14 novembre al Teatro Gentile di Fabriano, per ascoltare i brani del suo nuovo album “Mano nella mano”, uscito per Sony Music lo scorso 23 settembre.

Il disco, che contiene undici tracce, vanta la collaborazione di Roberto Kunstler, che si è occupato di gran parte dei testi, e di Giulio Casale, che ha lavorato su due brani. Tra le canzoni non manca un omaggio a Bruno Lauzi.

Abbiamo fatto una chiacchierata con l’artista, per farci raccontare qualcosa di più.

Tra qualche settimana inizierà il tour teatrale: immagino che il teatro sia la dimensione ideale per la tua musica.

E’ proprio durante un mio concerto che si scopre la verità: il disco è un pretesto, è una bella ‘fotografia’, nitidissima, di quello che l’artista voleva comunicare, ma è solo con il pubblico che avviene la magia. E’ qualcosa di inspiegabile. Io ho uno zoccolo zuro di persone che vedono cinquanta, anche sessanta concerti, non solo in Italia, ma da tutto il mondo (anche dal Giappone o l’America), che mi seguono da dodici, tredici anni. Questo perchè ogni volta vedono un musicista che suona e canta le sue canzoni in un modo nuovo. Insieme ai musicisti, è come se la musica nescesse in quel momento.

In generale, che tipo di approccio hai quando devi iniziare a scrivere un nuovo disco?

E’ un lavoro che non inizia dall’uscita del disco precedente. Ad esempio di canzoni nuove nate negli ultimi due anni e mezzo ci sono “Ed ora” e “Mano nella mano”. Le altre sono frutto di un lavoro lunghissimo, anche di dieci, vent’anni fa. Piuttosto negli ultimi due anni e mezzo mi sono concentrato sull’arrangiamento e sulla produzione di questo disco.

Il tuo nuovo album, “Mano nella mano”, prende il nome da uno dei brani. Ce ne vuoi parlare?

Il brano portante, “Mano nella mano”, che poi è anche il titolo del disco, è nato dopo questo mio viaggio in Spagna. Avevo rivisto le immagini che avevo girato con la videocamera, che sono grande fonte di ispirazione. Dall’esterno ti arrivano sempre nuovi imput per le melodie, per le canzoni. Si parla del potere salvifico della musica e dell’amore. Ho pensato dall’inizio di questa nuova avventura ad una canzone che parlasse di un mondo pacifico, di un mondo senza guerre, di un mondo di speranza.

Un messaggio fondamentale se guardiamo a quello che sta succedendo in questo periodo, anche a livello mondiale.

La situazione è preoccupante, soprattutto dal punto di vista economico. Però parliamo di musica, non parliamo di politica o di economia: il nostro compito è quello di lasciare un’impronta del nostro spirito. Chi se non l’artista, dobbiamo regalare delle senzazioni, delle emozioni con la musica, che deve essere un contatto caldo e rassicurante.

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