Sergio Sylestre, Big Boy: l’anima fragile -ma intensa- che supera i due metri di altezza (fisica) e vince
Amici 2016, Big Boy di Sergio Sylvestre, il vincitore di Amici 2016.
Sergio Sylvestre ha vinto Amici 2016. In una finale serrata con cinque esibizioni a testa, il componente superstite della squadra blu di J-AX e Nek è riuscito a fare breccia nel pubblico e il televoto lo ha consacrato vincitore, con Elodie seconda in classifica. Nei giorni scorsi, è uscito il suo primo disco dal titolo Big Boy. Un grande ragazzo in tutti i sensi: alto due metri, voce profonda in contrasto con una timidezza e sensibilità di interprete che è apparsa evidente a tutti. Una sorta di gigante buono che non ha lesinato sorrisi e involontarie gaffè anche nella serata finale, visibilmente e comprensibilmente emozionato.
Proprio Big Boy, il suo primo singolo inedito, scritto da Ermal Meta, è la rappresentazione perfetta di quello che è emerso agli occhi degli spettatori. Con la sua voce intensa ed emozionata, si racconta un brano che suona quasi autobiografico (“I’m a big boy, but my heart is breaking, I thought that love would keep it safe from failing (…) I’ve never been so far from home, I’m not a big boy anymore”). Sono Mattias Frändå, Johan Åsgärde, Oliver Lundström, Robin Bengtson e Robin Stjernberg gli autori del secondo pezzo presente nell’album, Ashes. Una sorta di araba fenice che rinasce dalle sue stesse ceneri, un fuoco che torna ad ardere prepotente (“I stand for the mistakes I’ve made, And all that pain had made me strong” (…) Turn these ashes into fire, Even though it’s hurting, Imma keep on burning!”).
Save Me è un delicato e accorato appello ad essere sorretto, sostenuto, in un futuro incerto che si vuole conoscere, vivere e un passato consumato (e che ha consumato). The future is unseen, The past already burned completely, Save me, Save me from myself don’t turn around, I’m falling canta con l’intenzione vocale e interpretativa adatta di chi cerca quella salvezza necessaria per un lungo viaggio ancora da iniziare. Torna Ermal Meta come autore per la quarta traccia, No goodbye. Un pezzo coerente con il sound ascoltato finora nelle prime tracce e che si interfaccia con l’amore, quella sensazione di sentirsi affamati d’amore (“I feel you getting closer, but I miss you anyway
like a fire that is getting cold, what’s the point of loving without love, we can try to put away the fight, I don’t wanna hear you say goodbye”). L’addio spaventa, vivere senza amore non sembra poter avere senso.
Say Something è la prima cover che incontriamo. E’ la meravigliosa ballad interpretata originariamente da A Great Big World feat. Christina Aguilera. Sergio rimane fedele all’originale, con un’interpretazione raccolta, intima e delicata. Senza, giustamente, strafare, fino al ritornello che abbraccia nella preghiera inascoltata. Situazione simile per Take Me to Church con una vocalità più profonda rispetto all’interprete originale. Coerente, comunque, alla hit tormentone che conosciamo. Forse, meno “disperata” di fronte a Hozier. Si sale con il ritmo in Cheating di John Newman: la vocalità di Sergio spazia e si diverte evidentemente nell’interpretare questo pezzo che gli permette diverse sfumature di sound. Ultima traccia è la cover di Hello, singolo boom di Adele che ha anticipato il nuovo disco, 25. Pezzo indubbiamente difficile che, però, non sfigura in questa fedelissima versione.
Il primo disco di Sergio è perfettamente raffigurato dalle intenzioni che appaiono nella cover del suo primo singolo. La sua figura stilizzata e, a colori, un cuore rosso che spicca nel petto. Perché il cuore inteso come emozione, capacità di trasmettere e interpretare- è alla base della sua vittoria e del suo percorso vincente nel talent show di Canale 5. Sergio è la raffigurazione di un messaggio vincente accompagnato da una voce importante. E’ quello che è riuscito a far emergere, con la sua voce, in grado di spiccare, svettare e raccontare più di quanto poteva mai fare una scheda sui trascorsi della sua vita. E’ riuscito a raccontarsi con la sua voce e a mostrare, nel migliore dei modi, quella fragilità e timidezza che si nasconde in quella sua importante fisicità. Un contrasto vincente. Ora sarà necessario lavorare al meglio, dopo questo primo Ep, per seguire il percorso che meglio può, attraverso i suoi prossimi inediti, trasmettere ancora a lungo. L’importante, ora, è non sbagliare.