SIAE ha assoldato ex investigatori privati del Mossad per screditare Soundreef?
Secondo l’Espresso, SIAE avrebbe assoldato degli investigatori privati per trovare informazioni compromettenti sul concorrente Soundreef.
Una notizia che, se confermata, avrebbe dell’incredibile. In base a quanto rivelato da L’Espresso in un’inchiesta pubblicata sul nuovo numero in edicola dal 24 giugno e firmata da Emiliano Fittipaldi, SIAE avrebbe assoldato la Ifi Advisory, società di investigatori privati, per andare alla ricerca di informazioni compromettenti riguardanti Soundreef, la società che ha messo a rischio il suo storico monopolio nella gestione del diritto d’autore.
L’agenzia Ifi, pagata 400 mila euro da SIAE, avrebbe successivamente messo in gestione l’attività di intelligence a Black Cube, un’agenzia privata israeliana creata da ex agenti del Mossad, i servizi segreti israeliani. In base a quanto leggiamo sull’Espresso, quest’ultima avrebbe incontrato negli ultimi mesi (senza farsi scoprire?) artisti come Fabio Rovazzi e il CEO di Soundreef, Davide D’Altri, raccogliendo tutta una serie di informazioni che metterebbero Soundreef in una posizione “scomoda”. L’obiettivo sarebbe stato, ovviamente, scovare quante più irregolarità possibili nella gestione dei contratti di Soundreef con i propri autori, fra cui spiccano anche i nomi di Fedez, J-Ax e di Gigi d’Alessio.
L’Espresso, a riguardo, riporta anche le dichiarazioni del presidente della SIAE, Filippo Sugar, che riguardo alla faccenda ha affermato: “Non abbiamo mai indagato su società e artisti. L’unico nostro obiettivo è tutelare gli associati”. L’ingaggio di Ify da parte di SIAE sarebbe dunque servito all’agenzia per indagare sul più ampio panorama internazionale nella gestione del diritto d’autore e, di conseguenza, per tutelare i propri associati.
Non è questa la prima volta, tuttavia, che SIAE si trova al centro di pesanti accuse riferite alla sua concorrenza con Soundreef. Su Ninamarketing era apparso tempo fa un interessante articolo nel quale si narrava della presenza di una serie di profili “sospetti” che, di punto in bianco, avevano iniziato a creare flame e polemiche online contro la società di D’Altri.